Sono dei ladri. Dei ladri
di parole e quindi, essendo le parole cose, sono ladri e basta.
Nella
clinica universitaria di Padova hanno rubato la
parola
«padre». Al suo posto, nei braccialetti
consegnati ai genitori in
visita nel reparto di
ostetricia, hanno messo un surrogato: la
parola
«partner». «Abbiamo preso questa decisione per
non
offendere la sensibilità di nessuno» dice il
direttore della
clinica che invece ha offeso la
sensibilità di tutti gli uomini. Io
sono un uomo e
se faccio un figlio esigo di essere chiamato padre.
Non voglio essere definito, io che sono italiano, con una parola
inglese. E nemmeno con
la sua traduzione: non sono socio di nessuna
donna, «socio» è parola del mondo dell’economia e io distinguo
l’amore, che è dono, dall’economia, che è scambio di un bene o
servizio in
cambio di moneta. Io, tanto per cominciare,
non compro
i figli nelle banche del seme e non
noleggio corpi di donne povere
come fanno gli
omosessuali bramosi di riprodursi contronatura.
Io non sono né partner
né socio, e loro sono dei
ladri. Hanno rubato ai padri e hanno
rubato ai bambini. Che Dio non li
perdoni. E nemmeno i
bambini, quando saranno grandi.
Camillo Langone
4 gennaio 2013 [Fonte e
©: Il Foglio]