Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

domenica 11 gennaio 2009

Nicolás Gómez Dávila




Le opinioni filosofiche del giovane possono interessare solo alla sua mammina.

Ogni perfezione è perfetta, ma c’è una gerarchia di perfezioni.

La Bibbia non è la voce di Dio, ma dell’uomo che lo incontra.

L’istruzione sembra importante finché non incappiamo in stupidi istruiti.

Il poeta ricerca metafore nuove – il teologo tenta di calibrare meglio le proprie.

Non bisogna disperare dell’ateo finché non adora l’uomo.

Civiltà è tutto ciò che l’università non può insegnare.

Dalla terribile approvazione degli imbecilli il destino protegge soltanto i difensori di cause perse.

La borghesia, nonostante tutto, è stata l’unica classe sociale capace di giudicare se stessa. Tutti i critici della borghesia si nutrono di critiche borghesi.

Allo stupido le più alte attività spirituali sembrano sempre parassitarie. Il grado di civiltà di una società si misura dal numero di parassiti che tollera.

La civiltà non è una successione infinita di invenzioni, ma il compito di assicurarne la durata.

La stessa dottrina deve servire nella luce meridiana come negli istanti lividi. È verità solo ciò che vale indistintamente per l’anima afflitta e per quella esultante.

Un’anima senza disciplina si dissolve in una bruttezza di larva.

L’apologetica deve mescolare scetticismo e poesia. Scetticismo per strangolare gli idoli, poesia per sedurre le anime.

La pace religiosa non è la pace del problema risolto, ma dell’amore accettato.

La religione non spiega nulla, complica tutto.

L’individualismo degenera in beatificazione del capriccio.

Lo Stato moderno esige complici.

Il giornalista sceglie i propri temi – i propri temi scelgono lo scrittore.

Il credente sa come si dubita, il non credente non sa come si crede.

Chiunque si senta portavoce dell’opinione pubblica è stato schiavizzato.

L’etica entusiasma il non credente, mentre il credente semplicemente si rassegna alla morale.

La volgarità non consiste tanto nel non rispettare ciò che non merita rispetto, quanto nel rispettare ciò che non lo merita.

L’estetico è la manifestazione sensibile e profana della grazia.

L’uomo moderno è un prigioniero che si crede libero perché evita di toccare i muri della cella.

Ciò che commuove è sempre metafisico.

Chi è schiavo di tutto proclama la propria autonomia.

L’unica definizione di virtù che non rende attraente il vizio è quella di sant’Agostino: Virtus non est nisi diligere quod diligendum est.

Ciò che l’uomo si propone è sempre noioso, ma ciò che ottiene a volte sorprende.

La “Torre d’avorio” ha una pessima fama tra gli abitanti di tuguri intellettuali.

Nessuno disprezza tanto la stupidità di ieri come lo stupido di oggi.

La liturgia cattolica è stata riformata affinché il calore della folla possa covare l’uovo del Grand-Être comtiano.

Per meschina e povera che sia, ogni vita possiede istanti d’eternità.

Contro la convocazione di Dio l’uomo fa ricorso al proprio fango.

L’imbecille non rifiuta i luoghi comuni perché sciocchi, ma perché comuni.

Intelligente è solo colui che non teme di essere d’accordo con degli stupidi.

Lo storico può scrivere una storia di ciò che odia, ma non di ciò che disprezza.

Certi storici sembrano ritenere che Atene sia interessante perché importava grano ed esportava olio.

Le cose superiori ci mettono sempre a disagio: la bellezza o la bontà, il genio o Dio.

La nozione di ideologia è un’invenzione ideologica della volontà di umiliare ogni grandezza.

Intelligenza senza pregiudizi è solo quella consapevole dei propri.

Nessuno che conosca se stesso si può assolvere.

Oggi dirsi “cristiano” è spesso un modo per indicare che non si combatte il cristianesimo dall’esterno, ma dall’interno.

Si invoca il determinismo per esorcizzare la grazia.

Il prodotto dell’individualismo dottrinario dell’Ottocento è l’uomo-massa del Novecento.

Quando l’officiante dichiara che la liturgia non intende agire sugli dèi ma sui fedeli, il culto perde ogni significato religioso e si trasforma in terapia collettiva.

Gli imbecilli un tempo attaccavano la Chiesa, oggi la riformano.

I “filosofi della storia” hanno la pretesa di comprendere la storia senza studiarla.

A Dio come postulato dell’etica preferisco un Dio postulato dall’estetica.

Per non pensare al mondo descritto dalla scienza l’uomo si ubriaca di tecnica.

Predicare il cristianesimo non consiste nel parlarne, ma nel parlare partendo da esso.

Sul Concilio Vaticano Secondo non sono discese lingue di fuoco, come sulla prima assemblea degli apostoli, ma un torrente di fuoco: Feuerbach.

Quando tutti vogliono essere qualcosa, l’unica scelta dignitosa è non essere nulla.

Per il cattolico progressista il cattolicesimo è il grande peccato del cattolico.

Nessuno si ribella contro l’autorità, ma contro chi la usurpa.

Soltanto lo stupido ha l’obbligo di avere ragione.

Soltanto il solitario si salva dal provincialismo.

La morte di Dio è un’opinione interessante, che però non riguarda Dio.

L’uomo di scienza si sente autorizzato a filosofare perché condivide alcuni termini con il filosofo.

Il vero cattolico dissimula la propria fede. Non perché se ne vergogni, ma perché non sia la fede a vergognarsi di lui.

La volgarità tipica di questo secolo è la pretesa di essere diversi dai nostri simili, essendo identici.

Il diavolo è troppo intelligente per essere razionalista, ma suggerisce oracoli razionalisti ai suoi devoti, perché lo venerino senza scrupoli.

Quale che ne sia la provenienza plebea, chi riesce a farsi adottare dal cattolicesimo medievale sembrerà di stirpe patrizia.

Il corpo è il racconto dell’anima.

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