Mi auguro che
aumenteranno ulteriormente le maglie della rete della nuova coscienza, che già
si estende da un confine all'altro della terra.
Anzi, penso che
questa ondata, che rinfresca dappertutto e che purifica le nostre secolari
impalcature e i nostri freni nella via dello spirito, non si fermerà neppure di
fronte a un possibile yoga occidentale o yoga orientale, ma ci porterà verso lo
yoga dell'umanità, come simbolicamente ci ha fatto gioiosamente intravedere, e
sognare, il felice incontro di Assisi, per la pace nel mondo…
La nuova
coscienza
Il risveglio
verso una nuova coscienza, che l'umanità sta sperimentando a partire
dall'ultimo quarto di questo secolo è un fatto palese a tutti.
Fra le diverse
prese di posizione che questo fatto suscita fra gli uomini di oggi, ci sono
due estremi, come succede sempre quando nasce qualcosa di nuovo: uno è il
drastico rifiuto e la chiusura di fronte ai fatti e l'altro è la totale
apertura a ogni nuova esperienza.
Tra questi due
poli esiste però tutta una gamma di posizioni, di reazioni intermedie, nate
dall'infinita varietà dei livelli di coscienza, di culture e di circostanze,
che diversificano gli esseri umani.
Il risultato, a
mio avviso, è molto bello e molto positivo: è cioè il sottile e progressivo
consolidamento di una vasta rete umana di consapevolezza, fatta di tante
posizioni ed intuizioni, che indubbiamente ci avvicina sempre di più gli uni
agli altri, a livelli insospettabilmente profondi. Questa specie di rete
costituisce la nuova realtà, la cosiddetta nuova coscienza.
Manifestazioni
di questa nuova coscienza
Manifestazioni di
tale avvicinamento sono, ad esempio, le crescenti sintonie tra scienza e
spiritualità, come lo studio delle implicazioni delle fenomenologie mistiche
tradizionali nelle nuove visioni e ipotesi scientifiche sulla realtà. Uno di
questi avvicinamenti, fra i più curiosi, è l'ipotesi di un universo
autocosciente, formulata da Geoffrey Chew, che ha inevitabili punti di
contatto sia con il mistero cristiano del corpo mistico di Cristo, sia con il
misticismo della cristificazione progressiva universale di Teilhard de Chardin.
Nello stesso
senso, e più recentemente, il fisico americano Fritjof Capra ci presenta nel
suo best seller "Il Tao della fisica", i risultati delle sue
ricerche sull'avvicinamento della fisica moderna alla concezione della mistica
tradizionale, specialmente quella orientale, che vede le strutture del mondo
come maya, cioè pura forma mentale.
È interessante
tenere conto (come poi avremo occasione di valutare complessivamente) che
l'inizio di questo grande avvicinamento scientifico-spirituale fu
un'esperienza che coinvolgeva più livelli di percezione e non solo quello
della pura riflessione concettuale.
Non si è
trattato né‚ di una serie di studi di tipo scientifico e neanche di una
riflessione personale di Capra, ma è stata un'esperienza complessiva, nella
quale sono entrati a far parte diversi strati della sua percezione, non solo
la mente.
Infatti il fisico
ci parla così di quella che definisce magnifica esperienza:
"In un
pomeriggio di fine estate, seduto in riva all'oceano, osservavo il moto delle
onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all'improvviso ebbi la
consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte di una gigantesca danza
cosmica. Essendo un fisico, sapevo che la sabbia, le rocce, l'acqua, l'aria
che mi circondavano erano composte da molecole e da atomi in vibrazione e che
questi, a loro volta, erano costituiti da particelle che interagivano tra
loro, creando e distruggendo altre particelle. Sapevo anche che l'atmosfera
della terra era continuamente bombardata da una pioggia di raggi cosmici...
Tutto questo mi era noto. Ma fino a quel momento ne avevo avuto esperienza
solo attraverso grafici, diagrammi e teorie matematiche. Sedendo su quella
spiaggia, le mie esperienze precedenti presero vita. "Vidi" scendere
dallo spazio esterno cascate di energia, nelle quali si creavano e si
distruggevano particelle, con ritmi pulsanti. "Vidi" gli atomi degli
elementi e quelli del mio corpo partecipare a questa danza cosmica, di
energia. Percepii il suo ritmo e ne "sentii" la musica. E in quel
momento seppi che questa era la danza di Shiva, il Dio dei danzatori, adorato
dagli Indù."
Però non
solamente la fisica si apre alle dimensioni dello spirito, ma anche le nuove
psicologie, specialmente la psicologia Transpersonale (cif. studi della
prof.ssa Boggio Bilot, Assaggioli...), si sono ampiamente arricchite aprendosi
alle dimensioni dello spirito.
Queste aperture
si verificano anche nel campo sociale. È da notare, negli anni '60, la
nascita, negli Stati Uniti, delle cosiddette generazioni psichedeliche,
formate soprattutto da giovani particolarmente sensibili alle nuove vibrazioni
di coscienza, gli hippies, i figli dei fiori (a San Francisco, in California)
e la generazione beat, a New York.
Questi giovani,
creatori della controcultura e in un certo senso precursori di tanti movimenti
e avvenimenti futuri, manifestavano nello stile di vita una curiosa miscela,
nella quale il consumo delle droghe e il totale disinteresse per i valori
della società tradizionale si univano a una sincera sintonia e rispetto verso
la natura (che conteneva già i germi di quella che diverrà in seguito
l'attuale coscienza ecologica) e a una netta ribellione contro il materialismo
del sogno americano e contro le sofferenze causate dalla guerra nel Vietnam.
Ecco, ad esempio,
con quali parole annunciavano, in un comunicato stampa, uno dei loro raduni:
"Gli
attivisti politici di Berkeley e la generazione dell'Amore di Haight-Ashbury,
si uniranno ai membri della nuova nazione che arriveranno da ogni Stato; si
uniranno ad ogni tribù di giovani (l'anima emergente della nazione), per
annunciare e festeggiare l'era di liberazione, Amore, pace, compassione e unità
di tutto il genere umano. La notte di terrore del corpo americano dal cuore
d'aquila è finita. Attacca la tua paura al chiodo e unisciti al futuro. Se
non ci credi, strofina bene gli occhi e guarda!" (Drury, 84)
Incontro tra
Oriente e Occidente
Credo però, che
un grande impulso a questa nuova coscienza sia stato dato dall'avvicinamento,
dall'incontro tra Oriente e Occidente. Già il noto storico inglese Arnhold
Toynbee pronosticava come una delle chiavi di discernimento della futura
evoluzione dell'uomo, l'avvicinamento fra cristianesimo e buddismo.
Diversi e
complessi fattori di ordine storico, politico, religioso e culturale, hanno
contribuito a favorire questo avvicinamento. Quando, ad esempio, negli anni
'50 i comunisti cinesi tentarono di soffocare l'antica e religiosissima civiltà
ierocratica tibetana, nel nostro pianeta ebbe inizio, secondo alcune
interpretazioni, una specie di spostamento di polarità spirituali da Oriente
verso Occidente, che causò questa specie di miscela spirituale.
L'espulsione del
Dalai Lama e l'apertura della cultura buddista tibetana all'Occidente, fu
sicuramente una delle principali ondate che fece risvegliare in tanti
l'attenzione per la spiritualità orientale e fece spostare verso l'Occidente
i primi guru orientali, fondatori di tanti movimenti, che poi si sarebbero
propagati dappertutto, nei Paesi industrializzati.
Non c'è dubbio
che oggi è a portata di mano quello che per molti di noi era un tempo il
lontano Oriente. Oggi, in quasi tutti i settori più importanti della società
moderna, troviamo segni di questo incontro. Sui nostri periodici e sulle
riviste popolari appaiono di tanto in tanto notizie su corsi di yoga, di zen,
di meditazione trascendentale. Tutti noi abbiamo talvolta incontrato per
strada giovani vestiti con il dhoti di colore bianco, o arancione, che
ci offrono corone di Krishna e volantini di propaganda del loro movimento. In
negozi specializzati e sulle bancarelle, tutti possono procurarsi misteriosi
oggetti con incisi caratteri in sanscrito, si possono trovare bastoncini di
incenso di svariatissimi tipi e perfino tuniche e vestiti per la meditazione,
profumi orientali di ogni tipo; ci sono cassette e CD con musica per meditare,
per risvegliare i chakra o per visualizzare paesaggi della natura. Ci sono
videocassette con registrazioni di incontri e conferenze dei più famosi guru.
Ogni grande
capitale del mondo occidentale ha centri specializzati dove si insegna yoga;
librerie con testi su questo argomento; insegnanti di diversi metodi di
meditazione. Quanto alla televisione e al cinema, ci sono molti films o
serials televisivi dove è ampiamente diffusa la saggezza orientale nei suoi
diversi rami.
Accoglienza
delle tradizioni orientali da parte della Chiesa
Poiché‚ si è
spesso diffusa una vicendevole critica, a mio avviso esagerata, fra ciascuno
dei due poli estremi (quello di drastico rifiuto e quello di acritica
accettazione), vorrei in questo senso far notare l'indubbio spazio di rispetto
e di accoglienza verso la nuova ricerca spirituale, apertosi anche nell'ambito
della Chiesa, che già nella sua stessa nascita è presentata da Cristo come
"lievito mischiato all'insieme della massa, sale sciolto nei nutrimenti e
luce che penetra dappertutto".
Cristo vuole la
Chiesa mischiata. Questo è molto interessante, secondo me. Dunque, tutto
quello che costituisce separazione, anche se questa separazione è
rinchiudersi in una gabbia d'oro, meravigliosa, non è adatto alla vera Chiesa
come l'ha presentata e voluta Cristo. A questo proposito vorrei ricordare uno
dei documenti più belli e genuini e, purtroppo, meno noti. Si tratta della
dichiarazione finale dell'Assemblea della Federazione delle Conferenze
Episcopali d'Asia (FABC).
Nel novembre '78,
in un seminario a nord di Calcutta (India) si sono riuniti i rappresentanti di
tutte le Conferenze Episcopali dell'Asia. Questa assemblea aveva come compito
fondamentale quello di studiare la preghiera delle grandi tradizioni dell'Asia
e confrontarla con la preghiera cristiana. Si è trattato di una riunione
molto importante che vedeva i più genuini rappresentanti della preghiera
asiatica, orientale, in dialogo col cristianesimo.
Mi sono molto
sorpreso che, a suo tempo, non sia stata data a questa Dichiarazione la stessa
evidenza di altri documenti, anche più scottanti. Un paragrafo molto
significativo diceva:
"Lo
Spirito sta spingendo le Chiese dell'Asia a integrare nel tesoro della nostra
eredità cristiana quanto di meglio c'è nelle nostre forme tradizionali di
orazione e di culto.
L'Asia ha
molto da dare all'autentica spiritualità cristiana: un metodo di preghiera
sviluppato, che coinvolge tutta la persona in unità di corpo-psiche-spirito;
una preghiera di profonda interiorità e immanenza, tradizioni di ascetismo e
di rinuncia; tecniche di contemplazione che si ritrovano nelle antiche
religioni orientali, come lo zen e lo yoga; forme di preghiera semplificate,
come il nam-japa e il bhajans e altre espressioni popolari di fede e di pietà
da parte di quanti, nella loro vita quotidiana, rivolgono veramente a Dio i
loro cuori e la loro mente."
Nello stesso anno
Paolo VI, dieci giorni prima della sua morte, si rivolgeva così ad un gruppo
di monaci zen giapponesi e ad altre personalità del mondo orientale: "Ci
conforta la priorità che date alla purificazione del cuore che è una
soluzione chiave per qualsiasi problema."
Queste parole
sono bellissime! La purificazione, la limpidezza di cuore! Quando inizio i
miei corsi di meditazione profonda dico sempre che, coloro che si riuniscono
ai vari tavoli di trattative per la pace, che a volte già prima di cominciare
disputano sul fatto che il tavolo debba essere rotondo o allungato e che
magari non riescono a dormire sonni tranquilli, soffrono di insonnia e devono
prendere pillole per poter dormire, difficilmente potranno fare qualcosa di
serio per la pace!
E a questo
riguardo è bello ricordare le parole pronunciate da Paolo VI, che continuava
dicendo:
"Una
delle affermazioni di Nostro Signore Gesù Cristo, contenuta nel Vangelo,
dice:
"Se il
tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà nella luce."
(Mt. 6,22)
Siamo poi
convinti che non esista soluzione ai problemi della libertà, della giustizia
sociale, dello sviluppo integrale e soprattutto della pace, se il cuore e le
intenzioni degli individui non sono puri. Che Dio Altissimo vi assista in
questa ricerca di un cuore puro, nobile e generoso."
Il Papa terminava
poi il suo discorso con parole che, alla luce di quanto abbiamo indicato circa
la crescente rete di mutua intesa e di sintonia nella nuova coscienza, hanno
un valore profondamente significativo: "Chiediamo al Signore la
ricchezza di amarvi e di servirvi, sempre."
Incontri
impensabili fino a soli cinquanta anni fa, si sono verificati negli ultimi
tempi fra la Santa Sede e i più alti rappresentanti della spiritualità
dell'Oriente non cristiano. I papi hanno ricevuto diversi patriarchi del
buddismo, della Tailandia e del Laos. Già varie volte Giovanni Paolo II ha
ricevuto il Dalai Lama, prima autorità del buddismo tibetano. Poi ha anche
ricevuto vari roshi e rappresentanti del buddismo giapponese: rinzai, tendai e
soto, vari guru e swami dell'India e vari monaci tibetani.
Oltre a questi
incontri e documenti, non può non essere un segno palese di apertura e di
dialogo interreligioso l'atteggiamento dimostrato da papa Giovanni Paolo II
durante i suoi viaggi apostolici in Oriente. A questo proposito, merita uno
speciale rilievo il suo incontro con i capi del buddismo avvenuto a Djakarta
nell'ottobre '89 e i relativi discorsi. C'è poi un altro incontro, che non
era previsto nel viaggio papale, avvenuto a Bangkok e la cui notizia non è
stata resa pubblica. Io ne sono venuto a conoscenza, in via privata,
attraverso persone che hanno partecipato al viaggio e che di questo incontro
sono state testimoni.
A Bangkok, il
capo del buddismo locale era un vecchietto di circa ottant'anni e più. Se ne
stava tutto accoccolato su cuscini quando il papa gli si è avvicinato per
salutarlo. Penso che questo non fosse previsto dal protocollo, ma che il papa
volesse in questo modo facilitare l'incontro e il saluto. Erano però già
pronti traduttori e i doni da scambiare. Il papa ha guardato quell'uomo e il
vecchietto ha guardato il papa. Si sono fissati a lungo negli occhi, senza
parlare, e in questo modo, in completo silenzio, si sono scambiati il meglio
di sé. Il papa in piedi, l'altro seduto. È stato un incontro bellissimo!
Ma si può dire
che il capolavoro di questi incontri e spazi, sempre più aperti alla mutua
accoglienza, è stato l'incontro di Assisi, dove i capi di tutte le religioni
del mondo si sono uniti per pregare per la pace. Ci sono stati anche altri
tipi di incontri, non così importanti, tuttavia molto belli e a livello più
privato; reciproci scambi di ospitalità e di esperienze spirituali tra monaci
di monasteri cristiani occidentali e monaci orientali non cristiani; incontri
per condividere una comune esperienza di meditazione o anche semplicemente per
condividere, per un breve periodo di tempo, uno stile di vita.
Più durevoli ed
impegnative sono le iniziative personali da parte cristiana, avviate da alcuni
specialisti, quasi sempre religiosi, con l'intento di adattare i metodi di
meditazione orientale ai contenuti della spiritualità cristiana. Grandi
pionieri in questo nel campo dello yoga classico sono stati DeChanet, monaco
cristiano benedettino, e padre Kadowaki, gesuita. Hanno fatto un grande lavoro
in Oriente, specialmente in Giappone, per quanto riguarda il dialogo col
buddismo zen. Da ricordare Anthony De Mello, indiano, conosciutissimo per i
suoi libri di meditazione tradotti in quattordici lingue, John Main e un altro
benedettino, meno conosciuto, Pennington, ecc.
Necessità di
uno yoga occidentale
Questi
avvicinamenti non escludono, da parte nostra, la necessità di adattare le
"novità" orientali alla nostra cultura e alla nostra vita
quotidiana. Se i metodi di meditazione sono così importanti per trovare il
proprio "centro", come mai Cristo non ci ha trasmesso queste
tecniche?
In realtà Cristo
non è venuto a rivelarci un metodo, una tecnica di meditazione, ma a
risvegliarci e salvarci dal nostro torpore ed egoismo e a rivelarci chi siamo.
Siamo noi, come discepoli e come Chiesa che, guidati dalla sua parola,
possiamo e dobbiamo trovare la nostra via di meditazione e realizzazione. Ma
lo stesso Cristo ci ha dato le chiavi preziose per un vero e proprio cammino
meditativo, in sintonia con le grandi tradizioni di spiritualità , già
esistenti nel suo tempo.
Il fatto che la
nostra tradizione abbia maestri di meditazione silenziosa come Eckhart, Tauler,
Ruysbroeck, Gregorio di Nissa, l'autore della "Nube della
non-coscienza", e Giovanni della Croce (che i monaci dello zen stimano
moltissimo), e che abbia aperto vie di realizzazione come quelle dell'esicasmo,
praticato ancor oggi nel Monte Athos, è un palese indizio che il messaggio di
Cristo contiene queste chiavi di silenzio. Infatti, nonostante Cristo avesse
la necessita pedagogica di adattare i suoi insegnamenti a una grande varietà
di ascoltatori, i suoi insegnamenti contengono chiari inviti alla continua
pratica della consapevolezza, come appare nelle parabole della luce, e norme
molto pratiche e concrete, in perfetta sintonia con le discipline yama
e niyama che iniziano lo yogasutra di Patanjali, come sono, ad
esempio, gli orientamenti e i consigli dati nel Sermone della Montagna, (molto
apprezzato dagli orientali).
Infatti, sono
stati spesso gli stessi orientali a farci scoprire sottilmente questo aspetto
del messaggio di Cristo. Tutti sappiamo che Gandhi considerava molto e in modo
speciale il Sermone della Montagna, come pure Kadowaki, buddista, convertitosi
poi al cattolicesimo in Giappone, dove aveva studiato presso l'Università dei
gesuiti, Sofia, e fattosi poi gesuita lui stesso.
Egli aveva un
maestro zen e ha scritto alcuni libri per capire più profondamente il
cristianesimo, con il corpo e alla luce della via zen, come lui dice. E sempre
Kadowaki ha anche messo in rilievo il fatto che il Vangelo di Cristo contiene
tanti famosi koan zen.
Cristo stesso,
poi, quando finiva di parlare lasciava intendere che non tutti avevano capito
o saputo cogliere i preziosi insegnamenti per una vera e propria
realizzazione, dati i diversi stati di coscienza, più o meno sviluppata, con
il noto avvertimento: "Chi ha orecchi per intendere, intenda!"
Il punto
debole occidentale
Voglio finire
parlando di quello che è il punto debole occidentale. In un suo viaggio nel
Nuovo Messico, Karl Gustav Jung incontrò un capo degli indiani Pueblos, che
così parlò: "Vedi, i bianchi vogliono sempre qualcosa, sono sempre
scontenti, irrequieti. Noi non sappiamo cosa vogliono. Non riusciamo a
capirli. Pensiamo che sono pazzi."
Jung chiese a
questo capo perché‚ mai pensasse che i bianchi fossero tutti pazzi e
l'indiano gli rispose:
"Dicono
di pensare con la testa! Noi pensiamo con il cuore."
E Jung conclude:
"Mi
immersi in una lunga meditazione. Per la prima volta nella mia vita, così mi
sembrava, qualcuno mi aveva tratteggiato l'immagine del vero uomo bianco. Era
come se, fino a quel momento, non avessi visto altro che stampe colorate,
abbellite dal sentimento. Quell'indiano aveva centrato il nostro "punto
debole". Aveva svelato una verità, alla quale siamo ciechi."
Ecco perché,
malgrado Cristo abbia spalancato le spiagge di meditazione e di sviluppo
spirituale, che ci avrebbero fatto diventare vera luce del mondo, sale della
terra, come Egli voleva, noi ci siamo invece mantenuti fedeli alla nostra
sordità, contenti nei ridotti schemi del nostro pensiero, e forse sarebbe
ancora più adatto dire del nostro emisfero cerebrale sinistro.
Mi auguro che
aumenteranno ulteriormente le maglie della rete della nuova coscienza, che già
si estende da un confine all'altro della terra.
Anzi, penso che
questa ondata, che rinfresca dappertutto e che purifica le nostre secolari
impalcature e i nostri freni nella via dello spirito, non si fermerà neppure
di fronte a un possibile yoga occidentale o yoga orientale, ma ci porterà
verso lo yoga dell'umanità, come simbolicamente ci ha fatto gioiosamente
intravedere, e sognare, il felice incontro di Assisi, per la pace nel mondo,
quando tutti i capi delle religioni mondiali si sono incontrati per una
preghiera comune, ognuno col suo stile, ciascuno recitando preghiere
bellissime.
Grazie della
vostra accoglienza, e buona navigazione.
Nessun commento:
Posta un commento