La
spiritualità è una condizione necessaria, connaturata all'uomo, da
sempre. Le civiltà nascono, crescono e muoiono. Le ideologie sono
già il sintomo della decadenza dell'umanità, ma vivaddio anch'esse
sono destinate a morire. Rimangono le idee, le grandi idee che
fondano, insieme ai principi, un'era, un mondo; purtroppo giunge il
tempo in cui si eclissano, non trovano più vettori per muovere le
coscienze, passano ahimé di moda o vengono perseguitate insieme ai
suoi portatori. Cosa ci rimane, allora, quale credenza ci dà la
forza di andare avanti? Il bisogno, il caso, la necessità, il
desiderio? Solo la spiritualità è la stella polare del nostro
viaggio periglioso, è la ricerca di senso per l'incontro col
numinoso, col sacro, con Dio; la ri-scoperta di un livello superiore
dell'esistere è il pane interiore che ci permette di resistere in
mezzo alle tempeste della vita e di crescere. Il culto tutto moderno
che abbiamo reso al corpo, rinnega la resurrezione, la trasmutazione
possibile. Il corpo è la dimensione più densa dello spirito, va
pertanto percepito sempre sotto tale condizione. Mentre un cattivo
uso, una concezione riduzionista del soma, una sua sopravvalutazione
o anche un suo impoverimento genererà nevrosi, disorientamento,
perdita di valore. Ecco, la spiritualità è il senso da dare alla
Vita, è la strada del ritorno alla casa del padre. Senza dicotomie,
senza separazioni, ma integrali, armonici.
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