Ho
percorso un cammino verso Gesù, anche quando lo ignoravo, oltre le
piste battute della tradizione codificata e ho scoperto per sottrazione
il cristianesimo. Esso non è una terrificante obbedienza, né una
placida eco della ragione, nemmeno un prolungamento simmetrico del
nostro gesto morale, è un respiro non separato per alcuna pausa
della nostra avventura terrena. Cristo è folgorata libertà e
non vedo una seppur lucida ragione formale, ma prodigio vivo.
L'esperienza cristocentrica è assorta lontananza cosmica, regale, e
abbraccio fraterno intimo, atto redentivo e conoscenza secondo la
carne. La storicità cristiana è violentemente irripetibile e non
può sfaldarsi in postulati generali; la parola diventa gnosi, la
realtà nozione. Lui non è canonizzabile, essendo vivente e non un
feticcio come certa religione mediatizzata vorrebbe relegarLo. La Sua
influenza spirituale compenetra la Chiesa e i suoi rami, tuttavia non
può diventare suo ostaggio. Gesù mi trasmette la tensione a
trasfigurarmi, un impegno continuativo al risveglio dello spirito.
Egli agisce tramite me e tutti gli esseri a inondare con la Sua Luce
taborica gli universi: ma dobbiamo agire da conduttori consapevoli.
Questo ci chiede. Il resto viene da sé.
Ho scoperto così il Suo amore che è infinito. La vita è gioia e grazia. Ho imparato pure che bisogna svegliarsi e scendere dalle brande del comune vivere. Rifuggire da ogni tiepidismo esistenziale e farsi scaldare dalla fiamma che non brucia e sempre accesa di Cristo.