Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

sabato 27 giugno 2009

LA STRUTTURA DELLA COSCIENZA

Abbiamo bisogno di uno studio serio della struttura della coscienza. Nella medicina occidentale, dal Medioevo a metà Ottocento abbiamo studiato il corpo, dall’Ottocento in poi, la psiche, oggi, dal punto di vista medico, stiamo inserendo la mente. La prossima tappa sarà lo spirito, che si manifesta con l’energia vitale, il Ki dei cinesi e il Prana degli indù. Loro lo usano come un liquido: l’agopuntura si fonda sulla distribuzione di questa energia vitale, che per la scienza occidentale non esiste. Eppure funziona. Possiamo definire spirito la consapevolezza di essere coscienti, quella parte di noi stessi che non si spegne: resta viva, per esempio, anche quando siamo in coma o narcotizzati. Ma la parola spirito ha per noi europei un’aura teologica, filosofica e questo è un limite. Ci ha bloccato. Per schematizzare, potremmo definire gli stati di coscienza come software mentali, programmi operativi. Programmi che usiamo passivamente ma suscettibili di un uso consapevole. Ecco perché sono importanti le tecniche: diventare padroni dei propri stati mentali è l’obiettivo. Per noi l’estasi come manifestazione della coscienza, ha un’utilità sociale. Se è una condizione in cui si incontra se stessi, è una possibilità evolutiva. Se è anche un fenomeno fisiologico e non patologico e la Natura lo prevede, è da esplorare, non da evitare. 

lunedì 15 giugno 2009


Ciò che è qui è ovunque, ciò che non è qui non è da nessuna parte.

martedì 9 giugno 2009

SRI NISARGADATTA MAHARAJ






La sofferenza è provocata dal dirottare l’attenzione lontano dallo stato “io amo”.
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Spiegare e propagare dei concetti è semplice, ma liberarsi dal pensiero è difficile e raro.
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Il confine tra essere e non-essere mette profondamente in crisi l’intelletto, che è situato proprio in quel particolare punto: questo confine è il maya – yoga.
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Tu, come testimone, vieni prima della felicità, ma il te ultimo, il te reale, viene prima del te-stimone.
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“Conoscenza”, “io sono”, significa coscienza, Dio, Ishvara, guru eccetera, ma Tu, l’assoluto, non sei.
La vera meditazione consiste nel risiedere in questo senso dell’essere. In realtà meditazione significa: il senso dell’essere che resta in sé.
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Tornando alla percezione del “senso- dell’io sono", dovete comprendere che si tratta del principio più sottile che ci sia, più sottile ancora dello spazio. Quando si estingue, perché sopraggiunge la morte del corpo e l’espressione del principio vitale, l’evento viene definito niryana o nirvana. Questo è uno stato in cui non rimane alcuna traccia del “senso-dell’io-sono”, nel modo più assoluto. Questo stato non sa di essere ed è oltre la felicità e la sofferenza, oltre le parole; viene definito parabrahman: uno stato non empirico.
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Spiritualità significa risiedere nel Sé.
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Fino a quando il tuo corpo, il tuo respiro è l’essere sono presenti, tu sai che “tu-sei”. Quando il respiro non c’è più, il corpo muore e l’essere si estingue: questo processo viene appunto definito “morte”. Uno che è morto non può conoscere più nulla, un morto non sa che “egli è”, o che “egli era”.
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Nota bene che nel primo ricordo “io sono” esistono l’intero cosmo e il tuo corpo. Tutti i corpi sono creati da, e sussistono per mezzo di essenze materiali (biologiche), ma il senso dell’essere è la quintessenza o sattva - guna del corpo. Chi è, è da dove arriva questo senso dell’essere? Questo deve essere indagato in profondità; infatti, quando si compie questa ricerca, mentre ci si radica necessariamente nel sapere “io sono” – il senso dell’essere – si verrà fatti partecipi di un’immensa rivelazione: letteralmente comprenderai che l’intero universo manifesto è proiettato dal tuo seme – senso dell’essere, incluso il tuo corpo.
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Uno jnana-yogi  non deve conoscere nulla, in quanto egli stesso è conoscenza; nella spiritualità, lo jnana – yoga è lo stato più alto. In questo stato non c’è individualità, perché si tratta di una dimensione onnipervasiva; molto raramente qualcuno pone domande da questo stato, e ancora più raro è trovare qualcuno che risponderà a quelle domande.
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Dal non sapere – appare il sapere: questo sapere dovrebbe realizzare se stesso.
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Con il completamento dello jnana – yoga, tutto ciò che è stato capito diventa irreale.
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Ritirarsi nello stato di non testimonianza significa entrare nella dimensione advaita, la più alta; perciò tutte le esperienze devono scomparire, inclusa la sensazione dell’essere, che è l’esperienza primordiale.
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Dal nulla, spontaneamente si avverte il senso dell’essere: questo è uno; successivamente, quando il senso dell’essere conosce l’ “io sono”, comincia la dualità.
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Quando il corpo muore i sensi cessano di funzionare, quindi, per quell’entità, né percezione, né conoscenza del mondo possono accadere.
Nell’universo manifesto è possibile che esista un universo percepibile solo quando nel corpo si attiva la capacità di percepire sensorialmente. Il punto principale è che, affinché un universo esista, deve esserci un osservatore che possegga organi sensoriali perfettamente funzionanti. La mente interpreta le percezioni sensoriali e giunge alla conclusione che l’universo esiste. Perciò, nel caso in cui l’apparato sensoriale e la mente dell’osservatore non funzionassero, l’universo dell’osservatore non esisterebbe.
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L’atman può avvertire il senso dell’essere solo attraverso un corpo che possegga un apparato sensoriale propriamente funzionante, altrimenti l’atman non può sentire se stesso.         
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Realizzare quello stato che precede il concepimento, quello stato eterno, qualunque esso sia, risiedere in esso, significa raggiungere il punto più alto. Solo al fine di farvelo comprendere correttamente ora darò un nome a quello stato: si tratta del parabrahman: l’assoluto.
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Dal momento che un saggio risiede nella perfezione, egli non ha alcun bisogno di guadagnare alcunché; tuttavia un cercatore spirituale otterrà milioni di benefici dal solo conservare il ricordo della vita del saggio, talmente è grande il suo potenziale.
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Nello stato dello jnani, non c’è bisogno di nulla, nemmeno di conoscersi.
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Per raggiungere lo stato di divinità, si deve avere un corpo umano e la coscienza.
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In seguito alla mancanza di un corpo, quell’ “io” precedente al concepimento non aveva alcun senso dell’essere, o “senso – dell’ io – sono”. Con il manifestarsi di un corpo, il “senso – dell’io sono” viene imposto sull’io che precede.
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“Io sono”-la parola della sensazione dell’ “io sono”che tu avverti interiormente – non è eterna, mentre tu sei eterno e antico.
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Prima dell’ apparire dell’essere o del conoscere, io, l’assoluto, sono già e lì, per l’eternità.
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Quando permani nello stato di ignoranza, sorgono interrogativi su ciò che è buono e ciò che è cattiva, circa il fare scelte tra l’accettazione e il rifiuto. nello stato del sapere, invece, le cose accadono spontaneamente e non si presenta alcun problema di scelta o di rifiuto.
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Tu esperisci il mondo, ma vieni prima del mondo. Il mondo è empirico, ma “tu”, l’assoluto, sei non – empirico.
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I cercatori spirituali, invece di indagare nella loro natura, che è la loro coscienza, scavano nei libri per acquisire conoscenza spirituale.
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Prima della nascita, c’è bisogno di qualcosa?

sabato 6 giugno 2009

PICCOLA STORIELLA SULL'UNIVERSO

E' la storia di un Viaggiatore che cerca la risposta finale e che corre in ogni angolo del mondo a interrogar scienziati, uomini di cultura, santoni e stregoni per sapere cos'è finalmente l'universo. Purtroppo nessuno riesce a fornirgli l'agognata risposta fino a che un giorno, in India, un vecchio gli dice che al di là dell'Himalaya, da qualche parte sui monti della Cina, c'è forse un Gran Maestro che conosce la soluzione. Così il Viaggiatore intraprende una lunghissima ricognizione e dopo anni di ricerche, fra insidie e privazioni di ogni genere, arriva finalmente alla dimora di questo Gran Maestro sul cucuzzolo di una dimenticata montagna. ̋Ho varcato i confini del mondo e ho messo a rischio perfino la mia vita pur di conoscere la risposta ̋ dice il Viaggiatore stremato. ̋Allora avrai la tua risposta straniero ̋ gli risponde il Gran Maestro, che dopo aver indossato una veste scintillante si dirige con passo sicuro fin sull'orlo del precipizio. Resta immobile per un po', poi leva le braccia al cielo e declama nel vento: ̋Si, vedo chiaramente... L'Universo è come un grande fiume! ̋.
Nooo... ̋ mormora il Viaggiatore sopraffatto dalla potenza della rivelazione.
No? ̋ si volge stupito il Gran Maestro.

giovedì 4 giugno 2009

Semi di consapevolezza





Si raccolgono bacche, semi, foglie, erbe, carni e si mangiano. Le tante vivande diventano parte di noi, dominandoci. Il filosofo indù da sempre ripete che siamo cibo. Nell' India che permane antica non è soltanto in gioco la bocca; l' intera epidermide si apre ai profumi, si fa avvolgere dai venti, assorbe olii e vini, mentre il quotidiano massaggio la tende, la rolla e l' accarezza. Il corpo intero, dai piedi alla sommità del cranio, si imbeve di alimenti, l' intera pelle e ogni mucosa sono in gioco a inghiottire la natura circostante, fino a fondersi con essa. Nisargadatta Maharaj, ripete che attraverso i succhi o l' essenza del cibo viene in essere la consapevolezza che dice: "Io sono". E aggiunge: "L' atman, il vero Sé , vede l' Io sono attraverso i succhi o l' essenza del cibo". L' essenza nascosta del cibo è l' io sono, l' esistenza in quanto tale. Questa si attua nel mondo attraverso l' attività e si inorgoglisce: attribuendosi la paternità delle sue azioni. Tutto questo gioco promana dal cibo, base dell' esistenza. "A causa del fatto che c' e' la conoscenza Io sono, svolgendo ogni attività. Al mattino quando ti svegli ottieni quella prima garanzia, la convinzione dell' Io sono. Poi, siccome non sei in grado di ottenere o tollerare quell' Io sono, ti agiti. Ti alzi di nuovo di qua e di là, dando inizio all' attività. Ti coinvolgi in tutta l' attività, perché vuoi sostenere quell' Io sono. Più tardi quell' Io sono dimentica se stesso nel sonno profondo. Solo allora sei in pace". Per affrancarsi da questa conseguenza del cibo, occorre non considerarsi l' agente delle proprie azioni. Le azioni si manifestano nostro tramite; una volta che si sia persuasi di non averne responsabilità, di non esserne i padri, il primo soffio di liberazione ci può investire. Bisognerà sgombrare ogni nome e ogni forma, ogni parola e ogni immagine e si sarà fuori della stretta. L' io sono o esistenza è il principio del mondo; c' è la possibilità di esserne i testimoni: è come essere testimoni del sonno profondo. Soltanto da questa condizione suprema si saprà capire come il mondo della veglia e i sogni non differiscono se non perché del sogno ho prova che è inesistente non appena mi desto, mentre nella realtà di veglia m' incaponisco a investire la mia capacità di fede. Finché ci si ritiene degli individui, si è condannati a morire; una volta spersonalizzati, identificati con Io sono, la morte perde ogni realtà. Ma io sono è esso stesso un' illusione. La prima e primaria illusione, che i Veda chiamano "uovo cosmico", perché in essa tutto è contenuto; soltanto nel sonno profondo la si dimentica. L' attenzione è un' illusione, aldilà di essa c' è la consapevolezza del sonno profondo: una volta raggiunto questo vertice, si è liberati. Si cessa di ripetere "sono questo" o "sono quello", di farsi coinvolgere dalla coscienza. Io sono è la puntura di spillo o la stretta delle chele di scorpione da cui tutto nasce, attenzione a quel primario dolore! Che si superi, e la libertà potrà inondare; è un punto simile al punto geometrico, non occupa spazio, ma determina ogni costruzione spaziale: si disciolga, si cancelli. Come? Tornando fanciulli; "Prima della comprensione Io sono, c' è Balakrishna, l' ignoranza infantile. Più tardi essa comprende se stessa, quella è conoscenza. Questa conoscenza cancella l' ignoranza, Balakrishna. In questo stato di Krishna, il signore Krishna espose la conoscenza e dopo ciò si fuse nel suo stato originale, l' Assoluto". Alla fine si potrà veracemente ripetere con Nisargadatta Maharaj: "Sto parlando da un punto di vista in cui non conosco me stesso, in cui non so di essere. Non appartengo al regno della veglia e del sonno". Da questa condizione egli ridirà senza tregua che ci si identifica con i propri pensieri, ma questi sono generati dal corpo e il corpo è generato dal cibo.

Yoga e Fisica Quantistica




"Chi non s'aspetta l'inaspettato, non troverà mai la Verità" (Eraclito)


È da qualche tempo che sto comparando alcuni studi sulla 'psicologia dello yoga' con le ultime scoperte in campo di fisica quantistica e teorica. Basilare per la comprensione di alcuni fenomeni quantistici e yogici è il processo della meditazione.

Dice il fisico dello SpaceLife Institute di Pesaro, Davide Fiscaletti: "Quando dirigiamo la nostra attenzione verso un dato oggetto o luogo in un determinato momento, attiviamo la nostra consapevolezza. Sembra che in questo vasto campo non ci siano limiti precisi che indichino dove 'finiamo' noi e dove 'comincia' il resto dell'universo."

Attraverso la ''sincronicità'' cosmica descritta molto bene da Carl Gustav Jung e Wolfang Pauli (premio Nobel per la fisica), gli esseri viventi sono collegati tra loro e l'universo in maniera ''non locale''. 

Numerosi esperimenti in laboratorio hanno provato che tutto l'universo è collegato e la comunicazione non locale fa sì che l'informazione avvenga istantaneamente anziché alla (finita) velocità della luce come sosteneva Albert Einstein. Ciò non vuol dire assolutamente che le teorie di quest’ultimo fossero sbagliate, tutt'altro, ma erano solamente incomplete. Egli sondava l’infinitamente grande, il macrocosmo. La fisica quantistica, invece, investiga sull'infinitamente piccolo (microcosmo). Grazie al fisico teorico/quantistico David Bohm (1917-1992) che ha integrato alle teorie di Einstein anche le più rivoluzionarie teorie quantistiche di Heisenberg, Dirac, Bohr ecc., è nata  la sua teoria dell'universo olografico, la quale esprime il concetto di universo come lo Yoga sostiene da millenni: la realtà della materia segue di pari passo quella della coscienza. Secondo Bohm "...vivere significa diventare una persona con un suo ego e un suo microuniverso, significa fare in modo che all'interno di quel piccolo microuniverso che è la nostra vita quotidiana possa nascere una consapevolezza che, tramite il nostro essere qui ed ora, aiuti la materia ''divina'' (non manifesta) che alberga nell'oceano di frequenze vibrazionali infinite, a
diventare cosciente di se stessa".
Interessante notare come questo concetto sia alla base della filosofia Vaishnava (una delle ramificazioni del tantra originale di Sadashiva, circa 7000 anni fa): Sri Krsna, la Fonte Originale ed Omnipervadente del Tutto, non sa di essere Dio ma lo scoprirà tramite l'Amore dei Suoi devoti.
 
Ancora il fisico pesarese Davide Fiscaletti [scienza e conoscenza n° 24]: "Recenti ricerche mostrano (e perciò confermano) che l'idea di una realtà esterna, esistente in modo completamente indipendente da chi la osserva, deve essere superata da una visione che unisce non solo osservatore e osservato, ma l'intera umanità in una realtà che può essere modificata quando qualcuno dirige
su di essa la sua attenzione. In questo contesto, l'essere umano ha chiaramente un ruolo cruciale, in quanto non si pone più come un osservatore passivo della realtà ma partecipa attivamente alla sua evoluzione soprattutto grazie alle informazioni che produce mediante ciò che pensa". 

''Ciò che pensi, diventi'' dicono i  mistici,  i saggi della antica cultura indiana nelle raccolte di versi Upanisad vediche e la “nuova” fisica: l'osservatore (il co-partecipatore alla Realtà) incide, volente o nolente, su tutto quello verso cui dirige la sua attenzione.

P. R. Sarkar, Arthur Eddington, James H. Jeans, Vittorio Marchi, Roger Penrose, Stuart Hameroff, Fred Alan Wolf, Davide Fiscaletti, Ervin Laszlo, Alain Aspect, Bruce Lipton, Giuliana
Conforto, Joe Dispenza, Massimo Teodorani sono solamente alcuni tra i ricercatori più brillanti dei nostri giorni perché integrano alla loro mente razionale, matematica e scientifica una buona dose di intuito e mentalità aperta. 

Nel 1982 un'equipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, ha condotto quello che potrebbe rivelarsi il più importante esperimento del XX° secolo. Molti scienziati, tra i quali, Ervin Lazslo, Vittorio Marchi, Massimo Teodorani, Fabio Marchesi, nei loro libri affermano che Aspect ed il suo team hanno infatti scoperto che alcune particelle (di materia) subatomiche, come gli elettroni, in determinate condizioni sono capaci di comunicare istantaneamente l'una con l'altra, indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri. Questo fenomeno è denominato 'entanglement' ('intreccio') per il quale ogni parte del Tutto è connessa (istantaneamente) con il Tutto. Grazie alla sincronicita' dell'entanglement, ogni singola particella sa esattamente ed istantaneamente cosa stanno facendo tutte le altre, poiché non vi è una reale divisione/distanza ma solo la illusoria percezione di essa.

Prabhat Ranjan Sarkar, noto pure come Shrii Anandamurti  (1921-1990) lo afferma chiaramente nel capitolo 2, verso 10, pag 117 dell'Ananda Sutram: ''OTAH PROTAH YOGABHYAM SAMYUKTAH PURUSOTTAMAH''. Ossia ''Purus'ottama, il nucleo del Principio Cognitivo Supremo, è connesso istantaneamente con ogni entità vivente in maniera individuale (otah yoga) e in maniera collettiva (protah yoga)''. 

L'esempio delle goccioline d'acqua, di una famosa "storiella" indiana ci viene in aiuto: le goccioline del mare (le nostre coscienze unitarie) si percepiscono dapprima come goccioline d'acqua, separate, autonome ed egocentriche...poi consapevolizzandosi nel corso dell'esistenza si rendono conto che sono parte del mare (della coscienza cosmica infinita), anzi che sono loro stesse il mare sconfinato (della coscienza cosmica infinita).

Sia Marchi che Teodorani, constatano con una punta di amarezza: "Purtroppo, per le solite strategie di potere, ci sono ancora dei  fisici "accademici" che negano la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della luce perché A. Einstein formulò la sua teoria della relatività in base al  principio che niente può superare la velocità della luce..ma l'esperimento di Alain Aspect è una prova che il legame tra le particelle subatomiche è effettivamente di tipo non-locale, ossia istantaneo". È utile ricordare nuovamente che la teoria di Einstein non è sbagliata ma, come detto appunto in precedenza, solamente incompleta: le particelle subatomiche sono connesse non-localmente e non ad una velocità finita come quella della luce.

Shrii Anandamurti descrive questo concetto nella raccolta di aforismi Ananda Sutram: "l'Universo (realtà mutevole e pertanto relativa, Maya) è una forma-mentis della Mente Cosmica (Saguna Brahma). Esso è un ologramma generato dalla Coscienza Cosmica Infinita (il principio cognitivo supremo, Nirguna Brahma) grazie all'influenza del principio operativo supremo (Prakritii)".
"È immenso perché confrontato a misura d'uomo; è olografico perché le parti ed il tutto sono una sola immagine". (Didi Ananda Mitra)

David Bohm, il noto fisico teorico dell'Università di Londra, sosteneva che le scoperte di Aspect implicavano che la realtà oggettiva come la percepiamo noi con i sensi non esiste, o meglio è illusoria.  "Nonostante la sua apparente solidità, l'Universo è in realtà un ologramma gigantesco (gigantesco a misura nostra) e splendidamente dettagliato. Sono gli elettroni che, con i loro balzi quantici, conferiscono massa e volume al nucleo dell'atomo dandoci la "percezione" della solidità dei corpi di materia. Il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto, indipendentemente dalla distanza che le separa, risiede nel fatto che la loro separazione è in verità un'illusione. Ad un livello di realtà più profondo,  tali particelle non sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso organismo fondamentale". (Massimo Teodorani "David Bohm e la fisica dell'infinito")

Anche il tempo e lo spazio tridimensionale dovrebbero essere interpretati come semplici proiezioni di un sistema più complesso: ''Il tempo e lo spazio non sono condizioni in cui viviamo bensì modi in cui pensiamo'' è scritto nelle antiche Upanisad vediche e soleva ripetere pure A. Einstein.

Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma in cui il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente....Tutto ciò è poeticamente e scientificamente espresso in molte opere  di narrativa indiana, scienza e filosofia yogica. Ne citerò solo alcune:   'Idea and ideology', 'Subhasita Samgraha', 'Ananda Sutram' - P. R. Sarkar-Shrii Shrii Anandamurti; 'Bhagavad Gita' - Vyasa Deva; 'Yoga-Sutra' - Patanjali.

Dice il fisico teorico/quantistico Fred Alan Wolf ne Lo Yoga della Mente ed il viaggio nel tempo: "In un Universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali, poiché concetti come la località vengono infranti in un Universo dove nulla è veramente separato dal resto". Il Dott. Carl Pribram crede che i ricordi non siano immagazzinati nei singoli neuroni od in piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso
tutto il cervello...proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l'area del frammento di pellicola che contiene l'immagine olografica. Quindi il cervello stesso funzionerebbe come un ologramma e la teoria di Pribram spiegherebbe anche in che modo quest'organo
riesca a contenere una tale quantità di ricordi in uno spazio così limitato.

Per dare qualche numero...è stato calcolato che il cervello della nostra specie ha la capacità di immagazzinare, durante la durata media della vita, circa 10 miliardi di miliardi di informazioni e si è scoperto che anche gli ologrammi possiedono una sorprendente capacità di memorizzazione. ....
Ricorda il prof. Corrado Malanga: "Semplicemente cambiando l'angolazione con cui due raggi laser colpiscono una pellicola fotografica, si possono accumulare miliardi di informazioni in un solo centimetro cubo di spazio, ma anche correlare idee e decodificare frequenze di ogni tipo. Allo stesso modo potrebbe darsi che alcune  tecniche di guarigione alternative, come la visualizzazione, risultino così efficaci perché nel dominio olografico del pensiero le immagini sono in fondo 'reali' quanto la 'realtà ".
Il neuroscienziato italo-americano Joe Dispenza ha misurato questo fenomeno con apparecchiature particolari tipo EEG+TAC a scansione elettronica:

1): Il soggetto [A] guarda una mela. Al soggetto [A] si illumina una parte del cervello.

2): Il soggetto [A] immagina una mela. Al soggetto [A] si illumina  la stessa parte del cervello come 1).

Nel film “what the 'bleep' do we know..?.”'
(ma che 'caspita' ne sappiamo..?..) gli chiedono a questo proposito: ''Qual'è perciò la realtà per il nostro cervello..??.. quella che vede o quella che immagina?'' E lui risponde: ''Tutte e due. In verità per il cervello non fa differenza se immaginiamo o guardiamo con gli occhi, semplicemente perchè in realtà non sono gli occhi che vedono ma è una parte del cervello. La stessa che immagina."

Anche la nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia informazione dall'enorme 'magazzino' del nostro cervello risulta spiegabile più facilmente se si suppone che esso funzioni secondo principi olografici. 

Ricorda a questo proposito il geologo e ricercatore  G. Braden: "Le cosiddette guarigioni 'miracolose' potrebbero percio' essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza capace di provocare dei cambiamenti nell'ologramma corporeo".

Uno dei più importanti astrofisici del XX° secolo, Sir Arthur Eddington (1882-1944) e il matematico, astronomo e fisico  Sir James H. Jeans (1877-1946), sostenevano che  la materia dell'universo è materia mentale e nel 1930 affermavano: ''La materia è una struttura fatta di onde in movimento senza fine, essa non è semplicemente energia 'imbottigliata' [Einstein (E=mc2)], ma è coscienza 'imbottigliata'. Il mondo materiale costituisce l'intero mondo dell'apparenza, non l'intero mondo della realtà. L'immagine finale della sua struttura più intima è interamente formata da onde e i suoi ingredienti sono costruzioni del tutto mentali.'' Anche qui la fisica conferma i concetti millenari dello Yoga. P.R. Sarkar, grande filosofo, attivista sociale, fondatore del movimento socio-spirituale Ananda Marga Pracharaka Samghaha, inventore della Teoria economica dell'Utilizzo Progressivo (PRO.U.T) e mistico dell'India dei nostri tempi, chiama l'universo 'volizione macropsichica', ossia 'pensiero della Mente Cosmica'.

Concludendo, ci si rende conto che, grazie ai numerosi scritti dell'antica tradizione yogica e alle prove determinanti fornite dagli esperimenti nel campo della fisica quantistica, neuroscienze e biologia cellulare sull'entanglement (vedi i numerosi lavori di A. Aspect, W. Pauli e C.G. Jung, R. Penrose, S. Hameroff, B. Lipton, M. Teodorani, E. Lazslo, V. Marchi, Joe Dispenza, R. Shedrake),
gli insegnamenti degli scienziati moderni cominciano ad assomigliare sempre di più a quelli dei mistici e degli spiritualisti apparsi nel corso dei secoli, soprattutto quelli dell'antica tradizione dello Yoga.


Riferimenti bibliografici e multimediali:

-P.R. Sarkar - Shrii Shrii Anandamurti (Ananda
Sutram; Idea and Ideology; Subhasita Samgraha)

- Massimo Teodorani (David Bohm, la
fisica dell'infinito; dvd La mente di Dio)

- Vittorio Marchi (La Scienza dell'Uno; dvd Noi e l'infinito)

- Aurobindo (The Yoga of Bhagavad Gita)

- Giuliana Conforto (Universo
organico e l'utopia reale)  

- Ervin Lazslo (Risacralizzare il cosmo)

- Davide Fiscaletti (Meccanica quantistica e visione del mondo)

- Stuart Hameroff (http://www.quantumconsciousness.org/)

- Roger Penrose (http://www.quantumconsciousness.org/publications.html)

- scienza e conoscenza n° 24

Coscienza e Origine dell'Universo




Il racconto cosmogonico delineato nella letteratura vedica descrive in tre momenti l'esplosione di un seme: la germinazione, l'espansione e infine la disgregazione; come dire: la creazione, il mantenimento e il dissolvimento; dunque un percorso in cui un seme non percepibile si espande differenziandosi in spazio cosmico, fino al suo punto di dissolvimento. Come vedremo, questo resoconto è sorprendentemente vicino alle moderne teorie fisiche relative all'origine e all'evoluzione dell'universo, vedi ad esempio quella del Big Bang e dell'espansione del cosmo. La cosmogonia moderna tenta di incorporare la categoria del trascendente quando postula un dominio al di fuori dell'universo scientificamente conoscibile, e dal quale quest'ultimo ha avuto origine al tempo del Big Bang. Questo dominio, che si estende al di là del tempo, dello spazio e della materia, è chiamato vuoto quantistico: campo di pura energia in cui ininterrottamente miriadi di particelle virtuali, che si manifestano dalle fluttuazioni quantistiche del sottofondo spazio-temporale, si formano e si dissolvono; alcune di queste intraprendono un processo di espansione che ne assicura l'esistenza. Secondo numerosi cosmologi, il nostro universo è una di queste particelle. Come la persona umana è una combinazione di fisico, di psichico e di spirituale così, secondo la filosofia Yoga e Samkhya, tutto il mondo manifestato non è altro che un pensiero cristallizzato in energia e materia, creato allo scopo di consentire all'essere spirituale di realizzarsi. Allo stesso modo, al termine del processo di manifestazione energia e materia si trasformano nuovamente in pensiero. La conversione dell'energia in materia e della materia in energia, secondo le formule rivelate all'Occidente da Einstein più di cent'anni fa, così come le recenti scoperte della fisica quantistica, descrivono con linguaggio scientifico occidentale le medesime grandi realizzazioni dei saggi Vedici. L'universo risulta quindi coscienza in espansione; creato dalla volontà della Coscienza Suprema; realizzato dal pensiero della Mente Cosmica. A tal proposito è interessante ricordare quel che già Newton diceva: "le leggi che governano l'universo sono pensieri di Dio".

mercoledì 3 giugno 2009

UN SITO SU ELEMIRE ZOLLA. PER GLI ADELPHIANI : SANTO SUBITO.

Un gruppo eterogeneo di amici e studiosi di Zolla, ha realizzato un sito a lui dedicato. Una pecca c'è: mi son reso subito conto della totale mancanza di critica seria. Del resto mi aspettavo una sorta di beatificazione laica di un personaggio, di spessore senza dubbio, ma che proietta molte ombre sulla sua opera.
Diciamo subito che Zolla dagli anni '90 si è pian pianino rinco...(mi fa piacere pensarlo, escludendo altre derive) cioè quando ha incominciato a scrivere per i tipi dell'Adelphi, ovvero per la casa editrice più snob, radical chic, con i suoi caratteri bodoni e i colori pastellati delle sue copertine, che il mondo occidentale - e guardate amici, che non esagero - abbia mai avuto. Già, perché il direttore capo mega plus ultra Calasso, che dell'Adelphi è anche lo gnostico auriga, finissimo intellettuale figo, osannato dalla stampa che conta e dalla gente che conta, è punto di riferimento di scrittori, filosofi, scienziati, teologi che passano per eretici nei loro rispettivi campi. Il buon Zolla, studioso di caratura mondiale di miti, simboli, religioni ed esoterismi vari, ha incominciato la sua parabola discendente proprio accasandosi presso l'Adelphi; si è innamorato - lui, prima cultore di metafisica e di mistica - della realtà virtuale con le sue trappole e i suoi videogiochi, ha propagandato un tantrismo sbrindellato e mistificato alla Danielou, insomma, si è sintonizzato con quella conventicola di stregoni adelphiani per dirigersi verso frequenze infrarosse della psiche, pericolose per lui e per i suoi lettori. Non arrivo alle sparate complottistiche di un Blondet, il quale vede nella casa editrice Adelphi una setta satanica di ispirazione gnostica, capace di condizionare la società costruendo un egregore - uno stato d'animo collettivo - prodotta dai suoi sulfurei libri. Nella mia voluminosa biblioteca posseggo decine di libri Adelphi. Li ho letti e studiati e non mi sono fatto tuttavia ipnotizzare da chicchessia, basta per questo un minimo di spirito critico. Comunque, per tornare a Zolla, mi è assai dispiaciuto di questo suo rinco...ma tantè. Vi consiglio il suo Che cos'è la tradizione, Adelphi ed., tra i migliori studi sulla filosofia perenne, scritto con stile pirotecnico ed ispirato.













www.elemirezolla.net

martedì 2 giugno 2009

MATERIA: LA LUCE DENSA.


La materia, intesa come corporeità, è l'elemento più denso e lento di un'ampia gamma di vibrazioni che puoi immaginare, per una certa attitudine comportamentale, strutturino il multiverso.
Le altre frequenze che pure improntano profondamente la dimensione fisica, vibrano a velocità differenti che le rendono invisibili ai vostri occhi e agli attuali strumenti di indagine scientifica. Eppure sono vive e agiscono silenziosamente, strutturando il modo in cui viviamo e interpretiamo i dati all'interno della matrice vibrazionale che a noi appare prevalentemente fisica.