Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

sabato 25 aprile 2009

APPELLO A TUTTI GLI APPASSIONATI DEL MISTERO: RICHIAMIAMO L'ENERGIA PRANICA DEGLI ANNI SETTANTA




A quelli che negli anni '70 leggevano quasi di nascosto Il Giornale dei Misteri e colsero al volo la proposta del mensile di formare gruppi di ricerca sul paranormale, l'ufologia, lo spiritismo e fenomeni connessi e poi, sommessamente si sciolsero a causa del clima borghese, pierangeliano di una Italia da bere.

A quelli che son venuti dopo, alle nuove generazioni, figli delusi del new age ma vogliosi di nuove sfide.

Reduce degli anni '70, ero troppo giovane per rivoluzioni politiche ma fresco esistenzialmente per l'apertura di quei rubinetti mentali che mi permisero di vedere orizzonti più vasti, dimensioni parallele, energie sconosciute e visitatori dal cosmo.

Questo è anche un appello a tutti coloro che disdegnano quei gruppi di ricerca istituzionalizzati, il CUN e il CISU per non far nomi, che sospettano le conventicole magico esoteriche di derivazione massonica o giù di lì, che non rimpiangono la melassa della nuova era a tanto all'ora.

Insomma, uniamoci, liberi di esprimere idee e sogni, liberi di ricercare e percorrere strade inconsuete, liberi di cercare il divino ovunque si manifesti, liberi di percepire la potenza, il prana, che risiede in noi e che secoli di oscurità ce ne hanno impedito il richiamo. Liberi soprattutto di prepararci agli anni che verranno, densi di ombre ma anche forieri di segni celesti.

La nostra è una sfida incredibile e inattuale e tuttavia l'unica praticabile per vedere il futuro negli occhi.

venerdì 24 aprile 2009

John Coltrane "A LOVE SUPREME"




I cassetti segreti di uno dei più grandi geni della musica del Novecento (non del jazz, per carità: della musica senza confini) continuano a riservare sorprese. Luccicanti, commoventi, fantasmagoriche. E così, ora, dopo i visionari viaggi interstellari pubblicati alcuni anni fa, che ci avevano fatto conoscere un aspetto totalmente nuovo della sfaccettatissima personalità di John Coltrane, c'è modo di ritrovare su disco una prelibatissima appendice a uno dei capolavori riconosciuti dell'indimenticabile sassofonista di Hamlet, North Carolina: "A Love Supreme", struggente canto d'amore per l'Inviolato, registrato a New York nel dicembre del 1964 e riversato su disco l'anno successivo. L'appendice, in questo caso, è la riscoperta delle registrazioni relative all'unico concerto interamente dedicato a "Love Supreme" (al Festival del Jazz di Antibes, il 26 luglio 1965) e di alcune "alternate takes" in cui compaiono anche il grande contrabbassista Art Taylor e, soprattutto, uno dei giganti del free jazz di quegli anni: il sassofonista Archie Shepp. Con il quale, a somiglianza di quanto avrebbe poi fatto con Pharoah Sanders, Trane dà vita a un intreccio di assoli torrenziali, immaginifici, estatici come pochi altri a memoria d'uomo. Mentre, alle sue spalle, i suoi abituali e straordinari compagni d'avventura (il pianista McCoy Tyner, il bassista Jimmy Garrison e il batterista Elvin Jones) distillano note che paiono incise nel cristallo di Boemia.

mercoledì 22 aprile 2009

UN MAESTRO DIMENTICATO

...La dimora talvolta protratta per non pochi giorni in alcuni monasteri, il camminare fianco a fianco con i pellegrini ed i monaci itineranti, hanno reso questi due viaggi ricchi di esperienze; un contatto diretto ed ispiratore con gente che vive in altra dimensione. Un premio Nobel pochi giorni fa ha scritto che l’uomo per il settantacinque per cento è ragione; il venticinque per cento è accaparrato dalle tendenze spirituali o mistiche. Io credo che non dobbiamo essere troppo orgogliosi perché dicasi che apparteniamo alla specie dell’homo sapiens; sapiens non è la stessa cosa che saggio: alludo alla scienza e alla ragione, la quale è un computer, e come tutti i computer impersonale, gelida, insensibile; l’uomo è soprattutto l’immenso tumulto dell’irrazionale da cui salgono improvvise le fantasie e le immaginazioni, dove egli ritrova se stesso e abbraccia l’infinito, non solo lo abbraccia ma se ne impossessa in esaltazioni e sublimazioni che ci sollevano a meditazioni, gaudi o tormenti i quali ci avviano ad afferrare quel Vuoto-Tutto in cui è pace; e del resto anche nella scienza le anticipazioni, le scoperte, raramente nascono dal calcolo e dal discorso ragionato; la scienza stessa progredisce ed avanza per i lampeggiamenti di intuizioni inattese, talché, quando queste intuizioni sconvolgono la certezza cristallizzata della scienza, tutto il mondo accademico, la tradizione, grida all’eresia. No, io non tengo affatto alla mia parte razionale che può tutto dimostrare; con il sillogismo più corretto si dimostra sia l’esistenza sia la non esistenza di Dio. Ma resta certo il mistero e non come un limite ma come un possesso, il sole della nostra divina solitudine. E così nel corso della spedizione del 1935 volli sperimentare io stesso le liturgie sottili che sommuovono tutto l’io, liberano aspettazioni stupefatte e pavide e ricevetti dall’abate di Saskya l’iniziazione. Così nacque il titolo ambiguo di questo libro: l’interesse dello studioso non si lascia spersonificare dalla scienza, ma ho cercato di viaggiare oltre che sulla terra anche nei trepidi e prodighi tesori del nostro profondo... 
 
 Tratto da: Tibet ignoto,  Giuseppe Tucci, Ed.: Newton  Compton 1996

martedì 21 aprile 2009

YOGA SPERIMENTALE

Lo Yoga va sperimentato. È pratica interna. È un processo unitivo. Ti insegna che chi non rinuncia a se stesso non sarà mai se stesso. Se neghi te stesso, ti trasformi. Ti toglie l'angoscia della morte, la sofferenza che viene dal volersi conservare al di fuori del tempo. Noi siamo temporali, ma non solo temporali. L'eternità si vive adesso. È questa la mistica, la spiritualità vera che è felicità, beatitudo, ananda, gioia, e chi trova questa gioia è vicino al mistero divino...Questo dono ti arriva dall'alto, ti inonda, ananda appunto. È una esperienza temporanea, almeno per me così è stata, tuttavia ti cambia, è forse il preludio alla luce divina, alla contemplazione di Dio. Ho sperimentato lo Yoga, separato dalla dottrina induista, come tecnica interiore, non mi permetto per questo però di consigliarlo. Ci si imbatte in un cammino, vi si attinge e poi si prosegue. Si è liberi di non riconoscerlo. Si sceglie ciò che ci è conforme.
Tutta l'opera di trasmutazione come la vivo io, consiste nel trasformare il fuoco del desiderio nell'ardore verso il sacro, il fuoco erotico nel fuoco creativo intellettivo, il fuoco dell'io e dell'auto affermazione nel fuoco di una più universale coscienza.

sabato 18 aprile 2009

CODICI DI ACCESSO

Non c’è qualcosa che non ci riguardi.

La Bhagavad Gita dice che è più facile fermare il vento con le mani che controllare la mente.

Le grandi energie stentano a manifestarsi nell’esagerata frammentazione ideopsicologica e si esprimono ad oceano in ogni forma di aggregazione fino alla coscienza della non separazione.

La mente trasmette su tutte le bande, dall’unità cosmica alla babele frammentata.

Il tempo non esiste nel senso classicamente inteso. È circolare, quindi compresente. I modi per misurarlo sono solo convenzioni. Esiste solo la nostra percezione. La consapevolezza è dinamica. Se togli la percezione… il caos impera camuffato da normalità, omologabile a piacimento dagli oscuri signori.

La realtà è una superstizione borghese.

Sentire il flusso, immergersi nella corrente: la vita, l’energia divina, la gioia. Nelle sue profondità il mare è sempre calmo e trasparente; solo la superficie è agitata.
Così, se noi non sappiamo cogliere l’azione continua del Divino in noi, è perchè i nostri affanni, i nostri progetti e i nostri rimpianti, le scorie scintillanti dei nostri ricordi e dei nostri sogni, le nostre idee insomma, ci fascinano e ci obnubilano. All’origine di tutti i mali, il movimento centrifugo dell’intelletto: accecati da loro stessi, gli uomini cercano lontano ciò che è nel proprio intimo, cercano mezzogiorno alle due del pomeriggio.
Ebbene, come sentenzia il detto coranico, Dio ti è più vicino della tua vena giugulare. Ancora una volta, si tratta di operare una conversione.


Una storia gnostica, quella che ci manca, è fatta in gran parte di «intersignes» (come li chiamava Massignon), avvertimenti insoliti, coincidenze (così li chiamano gli storici, per evitarli), forme erratiche, reliquie sepolte, segnature fisiognomiche, costellazioni latenti nel cielo del pensiero.
Più invecchi e più i tuoi tempi rallentano. Sai, quando è giovane, l’universo si espande fino a coprire milioni di chilometri in un lampo secondo, quando è maturo, diventa fisso, immobile, uniforme e pulsa al ritmo di profonde vene emozionali, e poi quando invecchia implode su se stesso. Per me è la stessa cosa.

La magia è stata diffamata innanzitutto da coloro che l’hanno equiparata a una creazione. E della creazione pensavano che operasse ex nihilo. Doppia ingenuità. È senz’altro pensabile che lo splendore della vita circondi chiunque, e sempre nella sua intera pienezza, accessibile ma velato, nel profondo, invisibile, molto lontano. Però esso sta lì, non ostile, non riluttante, non sordo. Se lo si chiama con la parola giusta, con il nome giusto, allora viene. Questa è l’essenza della magia, che non crea ma chiama. Il culto degli idoli è in primo luogo il tentativo di evocare lo splendore della vita con i nomi, di volta in volta, giusti. Basterebbe questo riconoscimento per vanificare la lotta atavica contro gli dèi. Lotta che ignora come il singolare sia un modo di essere del plurale. E il plurale un modo di cogliere lo scintillio dello splendore velato. Nei primi giorni di Zurau, Kafka annotò queste parole: « O bella ora, magistrale stato, giardino in-selvatichito. Tu svolti dalla casa e sul sentiero del giardino ti viene incontro la dea della felicità». Dea che nominò soltanto quella volta.

sabato 11 aprile 2009

Sindone: "Perchè ci sono più prove a favore che contro"


Corriere Metapolitico
a cura di Aldo La Fata e Dalmazio Frau

11/04/09


E' dal 1988, dalla famosa datazione al radiocarbonio, che l'interesse per la Sindone ha ricevuto un duro colpo. Quella datazione sembrava dimostrare in modo "scientifico" che la Sindone era un falso medievale. Tutta la stampa mondiale aveva pubblicato la notizia con grande risalto, come se la sentenza di condanna fosse stata pronunciata una volta per tutte. Così, da allora, un'intera generazione di giovani, purtroppo, è cresciuta senza sapere niente, o quasi niente, sulla Sindone, che è stata relegata nel dimenticatoio, come uno dei tanti falsi creati dal "buon cuore" popolare.
Ma da allora sono passati vent'anni e gli studi sono proseguiti, le tecniche si sono raffinate, le documentazioni a favore dell'autenticità storica si sono moltiplicate. La televisione nazionale inglese (BBC) ha trasmesso il 22 marzo di quest'anno un documentario in cui il direttore del Laboratorio del Radiocarbonio di Oxford ammette che quella operazione deve essere messa in discussione. Oggi dunque si aprono nuove prospettive.
Si sono moltiplicate anche le pubblicazioni scientifiche sull'argomento. L'origine dell'immagine è veramente misteriosa. Non è certamente un dipinto, perché non ci sono tracce di pigmenti, né organici, né inorganici. Inoltre l'immagine è stata prodotta dal contatto con un corpo tridimensionale, perché i punti dell'immagine hanno una diversa intensità luminosa in rapporto alla pressione esercitata dal lenzuolo sul corpo. Ci sono tracce di sangue umano, del gruppo AB, molto raro, allora, in Europa, ma molto diffuso in Palestina. Queste tracce di sangue umano confermano tutte le ferite raccontate nei Vangeli.
Anche la botanica ha dato il suo contributo, individuando sulla Sindone più di cinquanta pollini, la maggioranza dei quali proviene da piante palestinesi. E' stata addirittura individuata la traccia di una o forse due monete romane dell'epoca di Ponzio Pilato, in prossimità delle palpebre, a conferma dell'uso antico di chiudere gli occhi del defunto con monete.
Ma la scoperta più interessante è che il processo di coagulo e di scioglimento della fibrina del sangue sindonico risulta interrotto dopo un periodo di 36 - 40 ore di contatto del corpo con il lenzuolo. Proprio il periodo di permanenza del corpo di Gesù nel sepolcro, secondo i racconti evangelici. Poi, secondo gli studi appena pubblicati del prof. Giulio Fanti, docente universitario di Padova, un lampo di luce ha irradiato sul tessuto un'immagine che la scienza ancora oggi non riesce non solo a riprodurre, ma neppure a spiegare. Infatti solo le fibrille superficiali del lino risultano colorate, un fenomeno che non ha paragoni in natura. Anche l'assenza di tracce di decomposizione e il contorno senza sbavature delle macchie di sangue è un fenomeno inspiegabile per la scienza allo stato attuale. Insomma la Sindone si sta rivelando sempre più chiaramente come un segno silenzioso che ci invita a riflettere sul mistero del dolore e dell'amore del Figlio di Dio.

(Autore: Marco Fasol, docente di Filosofia e sindonologo coautore con Corona Perer del libro "Uomo della Sindone un'immagine tra scienza e mistero", Ed. La Grafica, 2009 )
Pubblicato da Aldous a 13.31

venerdì 10 aprile 2009

LA CASTA SCIENTIFICA

Giampaolo Giuliani ha ragione: lo difende Michelangelo Ambrosio dell'Istituto di Fisica Nucleare
Giorno 6 aprile, l'AGI (Agenzia Giornalistica Italia) pubblicava una dichiarazione di Michelangelo Ambrosio circa il 'metodo Giuliani' per il rilevamento preventivo dei terremoti. Ieri quella dichiarazione è stata censurata. Non la troviamo più, se non in english version, al suo posto c'è una pagina con altre notizie. Fortunatamente la rete non è la tv e la notizia l'abbiamo ritrovata su altri siti.
Ma procediamo con ordine.

Giampaolo Giuliani non è un imbecille, come sostiene ignobilmente qualche testa d'uovo, ma un tecnico di ricerca presso uno dei laboratori nazionali del Gran Sasso che ha messo a punto una metodologia nuova (in Italia) per il rilevamento dei sismi, basato sulla registrazione del 'precursore sismico' presente nel gas radon che si sprigiona dalle faglie. Tale metodologia viene regolarmente seguita anche in Giappone.
Michelangelo Ambrosio è Dirigente Ricerca Infn (Istituto Fisica Nucleare) che ha lavorato quattro anni con Giuliani. Ambrosio ha dichiarato in una lettera all'associazione 'Giuseppe Dossetti':

'Conosco bene Giuliani perché ho lavorato quattro anni con lui. Negli ultimi tempi ci siamo scambiati dati sulla possibile correlazione terremoti-emissioni di gas Radon. Nei laboratori del Gran Sasso c'è un interferometro laser che registra gli spostamenti della roccia perché il laboratorio è attraversato da una faglia sismica: questa è una cosa nota. Trascurare con superficialità le applicazioni di nuove tecnologie solo perché proposte da ricercatori non appartenenti allo establishment preposto a tale funzione è una negligenza criminale di cui oggi paghiamo le conseguenze. Le tragiche sequenze di queste ore del terremoto in Abruzzo rendono più che mai attuali le indicazioni degli scienziati che compiono studi di vulcanologia come il Dott. Giuliani tecnico e ricercatore del laboratorio di fisica del Gran Sasso'.

A supporto della tecnologia di Giuliani vi è anche la dichiarazione del responsabile dell'Osservatorio per la Tutela e lo Sviluppo dei Diritti dell'Associazione, 'Giuseppe Dossetti', Corrado Stillo, il quale afferma:

'Chiediamo che quanto prima si apra un serio dibattito sul perché studi di previsione dei ricercatori italiani sulla possibile previsione di terremoti non sono presi in considerazione. Non è l'ora delle polemiche ma è opportuno che in un Paese sismico come il nostro gli studi sulle previsioni basate sull'emissione di gas radon siano valutate come avviene in altri Paesi, tra cui il Giappone, dove da tempo i dati sul radon vengono presi ed analizzati dagli esperti'.

Fonte: Italiani imbecilli

Note
Il caso Giuliani è emblematico di un mondo, quello della scienza ufficiale, fatto di mandarini intoccabili, tronfi, superbi intellettualmente, rigidi e difensori strenui delle proprie rendite di posizione. La scienza degna di tale nome non è a tenuta stagna, non dovrebbe esserlo almeno. L'intelligenza, l'intuizione, la creatività, il lampo di genio non sono patrimonio esclusivo di scienziati, laureati e accademici - grazie a Dio. La storia stessa della scienza è costellata di dilettanti geniali che hanno apportato contributi all'umanità eccezionali, senza appartenere a caste o conventicole di illuminati. Di fronte ad una tragedia come quella abruzzese, ci vorrebbe quella virtù oggi rara, l'umiltà; l'umiltà di non escludere aprioristicamente ogni indizio, traccia, fattore utile al raggiungimento di un bene comune, anche se dovesse venire da un perito elettronico - perché no? -. Al signor Boschi consiglio di conoscere prima di esprimere giudizi e di non mettersi sulla difensiva per una presunta lesa maestà da parte di qualche carneade sempre presunto, specialmente quando sono in gioco vite umane. Le cariche istituzionali vanno e vengono, ma le nostre coscienze rimangono per sempre.

martedì 7 aprile 2009

LA PAURA E IL MISTERO

ilGiornale.it n. 83 del 2009-04-07
LA PAURA E IL MISTERO
di Geminello Alvi
Dalla pace del sonno torni giù, e nel buio senti il tremore che pervade tutto, e lo vedi: non è la forza della mano di qualcuno che ti scuote o del cane che si gratta. Persino dalla finestra, aperta perché ieri c’era un caldo strano, senti l’onda immane; ne rimbombano le colline intorno, come un organo. E quindi pure le pareti, mentre il bicchiere scivola, cade e scoppia. Non ha finito di sfogarsi. Pensi ai tuoi vecchi e ai bambini: devono vestirsi. Ma non riesci a dirlo: tutto si sta tendendo come una molla. Puoi ben poco: soltanto sperare che l’onda cupa che è adesso la terra non si sia caricata troppo. E aspetti, mentre il respiro si sospende e l’anima resta in un qualcosa ch’è prima di una preghiera. Perché questo sentirsi il niente sotto si apre dentro, terribile e sacro.Ma l’oscillazione si rallenta. E però non c’è stato il boato. Dunque era altrove.
Ma se qui è stato così forte, viene da farsi il segno della croce, perché di certo altrove qualcuno c’è morto, e non pochi. Eccola lì la notte del terremoto su una collina delle Marche. E poi la televisione accesa per sapere, ma che non dice niente, mentre per cautela ci si veste, perché può venirne un’altra. Per radio invece dicono che il disastro è in Abruzzo. E arriva un sollievo vile: mezzo vestito te ne ritorni a dormire, ovvero al consueto sentire.
E però restano la mattina quei poveretti, con le coperte sulle spalle per strada, e le foto degli impolverati cadaveri, e gli eroi. Ma soprattutto resiste il senso di immane sospensione del consueto. Ed è questa percezione che adesso scredita gli uomini e le chiacchiere alle quali si adoprano, per recriminare, spiegare, e criticare, ridurre il terremoto a difetto tecnico di previsione.
Quando invece esso indurrebbe ben altro corso di pensieri. Perché è l’aprirsi del nostro petto ad un senso del tremendo, ch’è primigenio. Ad un sentire più che naturale, come quell’aria che prima dei terremoti è compressa da un sole strano. Che era la maniera con la quale Empedocle e i greci antichi e Aristotele spiegavano i terremoti. E che San Tommaso ancora usava dicendo che col terremoto Dio si manifesta col vento impellente nella terra; vapore penetrante.
Strani pensieri. Però spiegano meglio dei sismografi moderni il terrore divino e la calamita di quell’onda che ci apre dentro, e tira tutti fuori di sé. Certo la scienza moderna avrà le sue ragioni: ma temo molti, avessero maniera di leggerli, troverebbero meglio quanto hanno sentito nei presocratici o in Keplero. Perché è come se sotto mancasse qualcosa, per l’aprirsi di qualcos’altro sopra di noi. O a dirla in altra maniera, più accettabile per quel pregiudizio ch’è la scienza moderna.
Nel terremoto s’apre in noi qualcosa che a ripensarlo col cuore è del tutto irriducibile alle statistiche e alla sismologia. È uno scuotimento, un varco, ch’è certo tremendo, come i poveretti morti e le case distrutte, però resta sovrumano, induce all’esperimento del divino. A quel divino ch’è panicodentro la natura, e scuote l’aria e la terra: come lo spirito di un tempo che fa dell’umano consueto una voragine e persino dei morti una preghiera.
È il mistero che interrompe il corso degli eventi che pareva ovvio, lo svela precario e irreale. E mostra la condizione umana come essa è, nuda. E perciò di tutte le foto dolenti di oggi una è la più rivelatrice, quella di una coppia: lei giovane in piedi sotto la stessa coperta che l’avvolge assieme a un altro giovane; accanto a loro le macerie. Incolpevoli Adamo ed Eva. E però salvi, nati dalla voragine terribile in un sentire commovente, che è troppo vasto per dirsi, e che a spiegarlo può sciuparsi. Ma l’unico che riconforta e riconferma poi quanto l’amore divino sia un sommo mistero.

Nota
Mi son preso l'arbitrio di riprendere e riportare un articolo apparso oggi su Il Giornale, di una firma importante, Geminello Alvi, l'economista ma soprattutto una grande anima che stimo. Controcorrente, spirituale senza essere clericale, anticomunista senza esser per questo aderire al capitalismo selvaggio. Insomma, mi è piaciuto il suo scritto e ve lo propongo.

mercoledì 1 aprile 2009

L'ERA DELL'ACQUARIO-LEONE


Corriere Metapolitico
a cura di Aldo La Fata e Dalmazio Frau

31/03/09
L'ERA DELL'ACQUARIO-LEONE

Joseph Ratzinger, eletto Papa nel 2005 con il nome di Benedetto XVI, conosce molto bene la teologia della storia del francescano dottore della Chiesa san Bonaventura(1221-1274), avendo dedicato a questo soggetto la sua tesi di abilitazione in teologia, cinquantadue anni or sono. In questa tesi apparsa in Francia nel 1988 (1) viene presentato il seguente schema:

“prima della legge + sotto la legge – vocazione dei gentili + vocazione dei Giudei”.

Il senso principale delle “teorie” di san Bonaventura viene spiegato così: si tratta di un annuncio di ciò che deve venire. Poiché se la chiamata dei Giudei alla Chiesa di Cristo si fa attendere ancora, al di là delle testimonianze della Scrittura che la promettono, la Venuta si può dedurre anche dalla non eludibile corrispondenza dei Testamenti. Contemporaneamente, ciò spiega l'incompiutezza del tempo attuale. Quando il tempo sarà compiuto, saranno anche adempiute le parola di Isaia: “I popoli non leveranno più la spada gli uni contro gli altri”. (Is 2, 4). E Joseph Ratzinger precisa: “Una nuova speranza messianica si afferma qui, una speranza interna al mondo, interna alla storia (...) Bonaventura crede a una una nuova salvezza nella storia, all'interno dei limiti di questa età del mondo. Questo importantissimo cambiamento nella comprensione della storia deve essere considerato come il problema centrale della teologia della storia dell'Hexaëmeron ”, vale a dire del commento sui sei Giorni della creazione di San Bonaventura.

Mettiamo lo schema in prospettiva per meglio apprezzarne la pertinenza:

Antico Testamento: prima della legge/ sotto la legge
Nuovo Testamento: vocazione dei gentili/ vocazione dei Giudei

Un curioso testo del Talmud di Babilonia, trattato Sinedrio 97a, annunciava da molto tempo che “il mondo deve durare seimila anni; duemila nel caos, duemila sotto la Torà e duemila sotto il Messia”. Questa Tradizione si ritroverà negli scritti del primo grande teologo occidentale, sant'Ireneo di Lione: “Se la Creazione è stata compiuta in sei Giorni, appare chiaro che la consumazione delle cose avrà luogo nell'anno seimila”. (2) Poiché la Tradizione stabilisce la durata di un ciclo zodiacale in circa duemila anni, i due Giorni della grande Settimana della creazione, l'era dell'Acquario dovrebbe svolgersi dopo il Grande Giubileo che la Chiesa ha celebrato nell'anno 2000. Patrick de Laubier ha ben spiegato che se la Chiesa, Corpo di Cristo, deve rivivere la vita del suo Signore, “è opportuno per lei rivivere questo momento privilegiato (il giorno delle palme, prima della Passione) all'interno della storia, questo osanna storico che noi chiamiamo la “civiltà dell'amore”, questa vera “domenica delle Palme” che sarà resa possibile dall'unità dei cristiani e dalla riconciliazione della Chiesa e della Sinagoga, quando il Vangelo sarà stato annunciato a tutti i popoli. Così vedremo esaudita la preghiera di Gesù (“venga il tuo Regno!”), quella che i cristiani ripetono da secoli senza poter conoscere la portata di questa straordinaria supplica”. (3) Le tre ere zodiacali di duemila anni ciascuna -Toro, Ariete e Pesci- sboccheranno in quella dell'Acquario. Se si attribuiscono le lettere del Nome YHWH a queste quattro età del mondo, avremo lo svelamento progressivo del mistero trinitario e del piano divino:

Y (PADRE): ERA DEL TORO
Raggruppa tutte le epoche precedenti, dai nostri progenitori Adamo ed Eva fino al patriarca ebraico Abramo di Ur in Caldea. L'umanità s'allontana per orgoglio, dal suo Creatore, il Padre dei cieli, e si smarrisce nei culti pagani delle forze della natura, della fecondità e della vita simboleggiata dal bovino sacro. Il segno zodiacale che fronteggia quello del Toro è quello dello Scorpione, animale nero velenoso rappresentante il potere del male. Ma Dio non abbandonerà l'umanità alle disastrose conseguenze del peccato originale, poiché concluderà con Noè e i suoi figli un'Alleanza della quale l'arcobaleno resta il segno cosmico più splendente.

H (SPIRITO DEL PADRE): ERA DELL'ARIETE
Scegliendo Abramo Dio entra ormai nella storia degli uomini grazie all'intermediario di un clan di pastori orientali nomadi, gli Armeni, dai quali sorgeranno i profeti ebrei porta parola dello Spirito del Padre - “lo Spirito del Cristo” (1P1, 11) – che prepareranno la venuta del Messia Agnello salvatore. Il segno zodiacale di fronte, la Bilancia, sottolinea quanto l'Antica Alleanza sarà dominata dal rigore della Legge, della stretta giustizia, che per fortuna limita la vendetta, occhio per occhio, dente per dente, misura per misura.

W (FIGLIO): ERA DEI PESCI
Quando i tempi furono compiuti, 2000 anni or sono, il Padre inviò a vivere tra di noi il Figlio, nato da Maria, la Vergine di Nazaret (4). Precisamente il segno zodiacale che fronteggia i Pesci è quello della... Vergine! Ammiriamo in silenzio questa strabiliante coincidenza. Il “passo falso” dei Giudei che “rifiutarono di sottomettersi alla Giustizia di Dio” come dice san Paolo (Rm 1, 4), permetterà alle nazioni di ricevere la Buona Novella del Pescatore di uomini.

H (SPIRITO DEL FIGLIO): ERA DELL'ACQUARIO
Papa Giovanni XXIII annunciando il Concilio Vaticano II pregava per una “Nuova Pentecoste”. Da allora, la Chiesa vive una tappa decisiva del suo pellegrinaggio terrestre, segnata poco tempo fa dal Grande Giubileo dell'anno 2000. Lo Spirito del Figlio sarà riversato su ogni carne (Gioele 3, 1), affinché sgorghi la “civiltà dell'amore” sui cinque continenti, nelle sette parti del mondo. Il segno zodiacale che è di fronte, il Leone solare, annuncia che è venuto il tempo, per il popolo Giudeo, di riconoscere il Messia, il vero “Leone della tribù di Giuda” (Ap 5, 5): Gesù il Cristo. Non dispiaccia ai kabalisti di Gerusalemme o di New York, ma l'era dell'Acquario-Leone non sarà post-cristica. Al contrario, vedrà il compimento, la pienezza del cristianesimo il quale, arricchito dalla linfa delle radici dell'ulivo franco per meglio nutrire tutti i rami, porterà così i più bei frutti. Questo dopo le angoscianti prove profetizzate dalla Madre di Dio a La Salette nel 1846. Il Sacro cuore “regnerà malgrado i suoi nemici” e “alla fine il Cuore Immacolato di Maria trionferà”, come è stato rivelato a Paray-Le-Monial nel 1675 e a Fatima nel 1917.
Come notò Albert Frank-Duquesne “la Chiesa cattolica si rifiuta di speculare vanamente su un “millennio” durante il corso del quale il Cristo regnerebbe letteralmente e visibilmente sulla terra per mezzo dei santi già resuscitati dai morti; bensì crede, e il suo istinto di Sposa non si sbaglia, che prima dell'ultima corsa verso l'abisso che deve spingerci in gran fretta verso il trono del Giudizio, ella conoscerà vittorie che oltrepasseranno di molto tutti i trionfi che ha riportato fino ad oggi. Grandi nazioni dell'Estremo Oriente, ma anche le più umili tribù dell'Africa, delle due Americhe e dell'Oceania, devono contribuire ancora alla plenitudine della sua cattolicità. La sua unità spezzata, mutilata, gravemente oltraggiata, deve essere ristabilita affinché possa indirizzare al mondo un messaggio che non sia proprio la prima a contraddire, a rinnegare, attraverso la sua stessa esistenza allo stato di disjecta membra”. (5)
La Rivelazione ebraico-cristiana si dispiega lungo quattro ere zodiacali condensanti il cosmo intero: essa sola è la religione storica universale. E il Nome di gloria Y H Sh W H che essa svolge nel corso dei secoli spiega che la nuova, definitiva ed eterna Alleanza è suggellata nel sangue del Cristo. Come annuncia profeticamente il Salmo 47, Dio sarà contemporaneamente il re d'Israele e del mondo. L'unico popolo eletto, Israele e tutte le nazioni formeranno insieme il Corpo della Chiesa del quale il Messia Re è la Testa. L'alleanza noachita era la prefigurazione della pace celeste che regnerà allora. Sullo stendardo di santa Giovanna d'Arco si vedeva il Cristo Gesù in gloria seduto sull'arcobaleno. “Colui che siede è come una visione di diaspro verde o di corniola; un arcobaleno intorno al trono è come una visione di smeraldo”. (Ap 4, 3)
I dodici segni dello zodiaco ornano la maggior parte delle cattedrali medievali. L'Acquario vi rappresenta il mese di gennaio mentre annuncia simbolicamente il futuro regno della cavalleria celeste sotto forma del santo Graal finalmente contemplato, il vaso sacro che si reputa contenga i sette doni dello Spirito Santo!

Note
[1] La théologie de l’histoire de saint Bonaventure, trad. Robert Givord, Paris, PUF, 1988, p. 16;
San Bonaventura. La teologia della storia (Edizioni Porziuncola, gennaio 2008) .
[2] Contre les hérésies, V, 28, 3, Paris, le Cerf, 1969, p. 359.
[3] Le temps de la fin des temps; essai sur l’eschatologie chrétienne, Paris, Éd. F.-X. de Guibert, 1994, Préface du P. René Laurentin, p. 139.
[4] Nostra Signora è rappresentata dalla lettera ebraica shin, Sh, simboleggiante la carne, natura umana assunta dal Verbo; inserendo il shin, Sh, nel cuore del Tetragramma YHWH si ottiene il Nome di gloria Y H Sh W H, i cui numeri sono 10+5+21+6+5= 47.
[5] Ce qui t’attend après ta mort, ‘La vie dans l’Au-delà à la lumière de la Révélation chrétienne’, Paris, Éd. Franciscaines, 1947, p. 126.
Autore: Jean-Marie Mathieu
Fonte: http://talvera.hautetfort.com/archive/2009/01/31/l-ere-du-verseau-lion.html

(Tradotto in italiano da Letizia Fabbro)
Pubblicato da Aldous