Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

mercoledì 31 dicembre 2008


IL NUOVO ANNO COSA CI PORTERÀ?

Non date ascolto agli astrologhi di palazzo, prezzolati carneadi servi del principe di turno, pronti a raccontar balle buoniste. L'astrologia è cosa troppo seria per lasciarla in balia di cialtronesche manovre mediatiche. Viviamo tempi disperati, spessi, ove coltri di materia oscura si frappongono tra noi e la luce. Viviamo tempi della fine, della fine di un mondo, tempi poveri di amore e scarsi di umano sentire. Il Regno di Saturno si delinea minaccioso all'orizzonte, carico di immani flussi di energie entropiche, energie di morte. Il mondo ormai è governato da lupi feroci, pronti ad azzannar chiunque tenti di alzar la testa. Lupi famelici padroni di tutte le risorse planetarie, padroni del tempo, padroni degli uomini. Cosa ci resta? Ci resta il coraggio di indignarci ancora contro la decadenza della civiltà, il coraggio di combattere la grande guerra santa dello spirito, quella che conta, quella interiore per non soccombere all'Oscuro Signore, od essere soggiogati dal canto delle sirene di silicio. Ci resta la volontà di non arrenderci all'indifferenza, di non abdicare al pensiero unico, di non appiattirci alla forma mentale borghese, contro ogni forma di omologazione. Cani sciolti e pecore matte? Sì, ben vengano, sono il giusto antidoto al veleno delle coscienze sopite. Battiato ci ricorda che il giorno della fine non ci servirà l'inglese, io aggiungo che computer, professorini della teologia, politicanti democraticamente eletti, carta di credito e telefonino saranno decisamente obsoleti. Attrezzatevi.

martedì 30 dicembre 2008


A TUTTI GLI AMICI DI ENTRONAUTA

È mia intenzione di aprire un forum, una palestra di idee, di verifiche, di scambi di vedute, anche di scontri, possibilmente con stile. Un forum ove raccogliere forze, canalizzare energie, prepararsi ai tempi che verranno. Il blog è un'antenna libera di informazioni, visioni, esperienze ma ci vuole reciprocità: vi chiedo di cooperare. Libertà è partecipare.

sabato 27 dicembre 2008


PREGHIERA SANTO GRAAL
Dio Immortale, Dio Eterno, Re invincibile del Cielo, Signore Onnipotente e Misericordioso, io Ti prego:
Fammi degno del Santo Ordine della Cavalleria, come San Giorgio, il Tuo buon Cavaliere.
Fammi degno della schiera dei Cavalieri nella Santa ricerca del Graal.
Fa, o Signore, che io possa legittimamente impugnare la Santa Spada Graalica, quelle dei tre fiumi di sangue, e sedere alla tavola dei dodici posti, la Pietra rotonda aurea e solare in cui tutto l’Universo trova riparo.
Fa che sia ammesso a cibarmi della Santa Sapienza del Re Pescatore e bere dall’infuocata bevanda del Graal.
Fammi degno e capace di superare la prova della Veglia Eterna.
Fa, o Signore, che io possa sedere senza danno al Posto Pericoloso ed essere riconosciuto da Titurel come il più vivo di tutti.
Fa che possa estrarre la spada dalla roccia e riporla nel suo fodero a “Memoria del Sangue”
Fa che possa rinsaldare la spada spezzata e usarla per la Buona Causa del Tuo Nome.
Fa, Ti prego, che sappia porre al Tuo Servo designato e al giusto momento, la questione che rivendica e risana, che restaura e che consola e per questo l’Imperator Vulnerato esca dal suo sonno secolare e s'incontri con il Prete Gianni.
Fa che l’Albero Solico Centrale per l’atto mio possa rifiorire e che riappaia il Graal per dare cibo abbondante al Ricco pescatore e a tutti i Cavalieri. 
Fa che Uggeri il Danese ci sia restituito da Avalon la bella e che corra a salvare l'Europa nell'ora del bisogno. 
Fammi degno o Signore del Tuo servizio, fammi degno di San Giorgio, di San Giacomo Maggiore, di Nostra Signora la Santa Vergine e della Excalibur a me donata, fa che la possa impugnare questa magica spada in difesa del Diritto e della Giusta Causa e assistermi della mia gloriosa e santa morte.
NON NOBIS, DOMINE, NON NOBIS, SED NOMINI TUO DA GLORIAM.

giovedì 25 dicembre 2008


«San Paisios pregava per il suo discepolo che aveva abbandonato il Cristo. Il Signore, volendo consolare il suo servo, gli apparve e gli disse: "Paisios, tu preghi per colui che mi ha rinnegato?". Il Santo non smise per questo di pregare per l'errante e di piangere. "O Paisios, tu mi hai uguagliato nella carità", disse il Signore».

«Pregai il Signore nell'ora del bisogno, ed ebbi sempre risposta. Non possiamo capire questo amore con la nostra mente, ma soltanto per la misericordia divina e la grazia dello Spirito Santo. Forse uno mi replicherà che tali cose avvengono solo coi santi; io invece dico che Dio ama anche i grandi peccatori, e dà loro la sua grazia solo che la loro anima abbandoni il peccato. Il Signore li accoglie con gioia e li porta dal Padre, e ci sarà gioia per loro in tutti i cieli».

Silvano del Monte Athos
da «Mistici russi» a cura di Divo Barsotti, Il leone verde, Torino, 2000, pp. 120, 122-3


BUON NATALE A TUTTI GLI AMICI DI ENTRONAUTA

martedì 23 dicembre 2008


GIOVANNI ALLEVI, WALTER VELTRONI, PIERO ANGELA: IL TRIO MONNEZZA DELL'ITALIA TRENDY

Sarò folle, controcorrente, bastian contrario, fesso, non mi importa ma lo dico, anzi lo grido. Il trio di cui il titolo, sono i rappresentanti, i simboli di un Italia buonista, artistica (?) e razionale che non mi piace, anzi, la detesto con tutta l'anima. Perché? A cominciare da quel bruscolino di pianista che tanto piace ai progressisti, a chi crede di sentirsi impegnato culturalmente perché possiede tutta la discografia di quel pischello. “A ridatece” il Guardiano del Faro con le sue semplici composizioni alle tastiere, utili per sonorizzare centri commerciali, supermercati e lo dico senza cattiveria. Già, poiché non possiamo far passare per geniali i compitini pianistici di quel puffetto di Allevi, brani utili per far scendere a terra i cosiddetti gioielli di famiglia a chi incautamente li ascolta. Compitini che qualsiasi allievo di conservatorio inventa senza particolari difficoltà, ma siccome non ha mezzi, rimane ignoto. Un po' di senso critico, amici. È possibile che un “fischiotto” secchioncello miracolato da un mondo di bocca buona, diventi la punta di diamante dell'arte italica? Suona in parlamento (dove la casta oltre a mangiarsi tutta la torta-Italia, per digerire ascolta la filodiffusione) e tutti a sbavare melassa, inchini, applausi a scena aperta per uno scarpone della musica? È come paragonare il calciatore milanista Gattuso (volenteroso pedatore di eupalla) a Di Stefano del grande Real, il Cellini del football di sempre. Suvvia. Non per questo incolpo il giovinottello Allevi, salti chi può e lui può. Approfitta della situazione favorevole, comprensibile. Incolpo, invece, quel mondo di snobbisti di sinistra, particolarmente, che si entusiasma per qualsiasi acchiappacani purché risponda ai canoni vigenti: capelli finto scomposti, camicetta fuori dai calzoni, Baricco come profeta e Veltroni come condottiero.
Di Veltroni che dire. Lui è l'eterna promessa della sinistra italiana. Il peter pan del tufello. È kennediano quando, caduto il muro di Berlino e strippata l'URSS, non si rischia nulla ad amare certe icone della democrazia occidentale. È sostenitore della questione sociale, del liberismo dal volto umano, collezionista delle figurine Calciatori Panini (perché lo sport, quello vero, fa sudare), amante della natura e delle razze in estinzione come il panda (ricordate, quell'orsetto rimbambito e chiattone, eternamente in pericolo d'estinzione ), attento osservatore di casi umani, piace alle persone che piacciono. Ha un torto solo: si è accorto dopo i fuochi che il comunismo era ed è un'ideologia devastante per l'umanità. Sì, perché ancora in fasce già partecipava ai festival dell'Unità, tesserato Pci già quando sua mamma era in travaglio, già direttore del giornale di partito fondato da Gramsci, insomma compagno a denominazione di origine controllatissima, puro trasformista, guitto, bla bla del palcoscenico da avanspettacolo della politica italiana. La cosa assurda è vedere decine di persone adulte, suoi compagni di partito, osannarlo, pendere dalle sue labbra e chiosare, elaborare, studiare, far sinossi del pensiero veltroniano. Veltroni che pensa? È un ossimoro.
Piero Angela è la personcina a modo nata dai sacri lombi e allattata dalle grandi zinne di mamma rai in quota democristiana. Fin qui poco male. Mezzobusto televisivo prima, ha fatto poi il gran salto nella divulgazione scientifica, sempre ligio e fedele a quel feticcio culturale di madre scienza, che secondo il pierino nazionale, rimane l'unica salvezza per l'umanità dopo i tempi oscuri della religione e della superstizione. Ha una idiosincrasia verso il paranormale, la magia e tutto ciò che viola il suo piccolo mondo, fatto di telecamere appostate per sbirciare coppie di ippopotami in improbabili amplessi (come fanno non si sa), un mondo dove pretende di dimostrare che l'uomo è frutto dell'evoluzione e che la civiltà è nata in Africa, presso una tribù che si costruiva il tetto di capanna con escrementi umani. In pratica siamo una civiltà di m.. Insomma, quanto di più becero, di più ideologico, di più servile dimostra essere la scienza moderna, più il pierino nazionale ne tesse le lodi, in un crescendo rossiniano di leccamenti, pomiciamenti e carezze verso l'idolo del sapere contemporaneo. I suoi figli, quell'agglomerato informe di poveracci denominati cicap, proseguono imperterriti nella loro opera di distruzione di quanto ci sia di elfico nel mondo: la magia in tutte le sue manifestazioni. Non vi riusciranno, perché è impresso nel profondo dell'essere la sua natura oltremondana e niente e nessuno potrà mai cancellare ciò che è inestinguibile.
Il trio di cui sopra è l'immagine di una Italia sfranta, a pecoroni, fanfarona, ottusa, sfigata, con le sue puerili certezze da NatGeo, dove perfino Odifreddi sembra essere intelligente. Una Italia figlia della più mortale delle malattie: l'ideologia.

lunedì 22 dicembre 2008


Il giorno del solstizio cade in genere il 21 Dicembre, ma i suoi effetti iniziano a essere visibili intorno al terzo o quarto giorno successivo, come attestano le mitologie, i calendari e le narrazioni di civiltà diversissime tra loro, accomunate dalla registrazione dell’effetto simbolico di un Sole che pare precipitare nell’oscurità, poi fermarsi, infine riprendere forza e rinascere.
Si approssima il nostro Santo Natale.

Pubblicato da Aldous

Corriere Metapolitico
a cura di Aldo La Fata e Dalmazio Frau

domenica 14 dicembre 2008


UNA INVENZIONE CHIAMATA “IL POPOLO EBRAICO”

La Dichiarazione di Indipendenza di Israele afferma che il popolo ebraico proviene dalla Terra di Israele e che fu esiliato dalla sua patria. Ad ogni scolaro israeliano si insegna che ciò accadde durante il dominio romano, nell’anno 70 d.C. La nazione rimase fedele alla sua terra, alla quale iniziò a tornare dopo 2 millenni di esilio. Tutto sbagliato, dice lo storico Shlomo Sand, in uno dei libri più affascinanti e stimolanti pubblicati qui (in Israele) da molto tempo a questa parte. Non c’è mai stato un popolo ebraico, solo una religione ebraica, e l’esilio non è mai avvenuto – per cui non si è trattato di un ritorno. Sand rigetta la maggior parte dei racconti biblici riguardanti la formazione di una identità nazionale, incluso il racconto dell’esodo dall’Egitto e, in modo molto convincente, i racconti degli orrori della conquista da parte di Giosué. È tutta invenzione e mito che è servita come scusa per la fondazione dello Stato di Israele, egli assicura.
Secondo Sand, i romani, che di solito non esiliavano intere nazioni, permisero alla maggior parte degli ebrei di restare nel paese. Il numero degli esiliati ammontava al massimo a qualche decina di migliaia. Quando il paese fu conquistato dagli arabi, molti ebrei si convertirono all’Islam e si assimilarono con i conquistatori. Ne consegue che i progenitori degli arabi palestinesi erano ebrei. Sand non ha inventato questa tesi; 30 anni prima della Dichiarazione di Indipendenza, essa fu sostenuta da David Ben-Gurion, Yitzhak Ben-Zvi ed altri.
Se la maggioranza degli ebrei non fu esiliata, come è successo allora che tanti di loro si insediarono in quasi ogni paese della terra? Sand afferma che essi emigrarono di propria volontà o, se erano tra gli esiliati di Babilonia, rimasero colà per loro scelta. Contrariamente a quanto si pensa, la religione ebraica ha cercato di indurre persone di altre fedi a convertirsi al giudaismo, il che spiega come è successo che ci siano milioni di ebrei nel mondo. Nel Libro di Ester, per esempio, è scritto: “Molti appartenenti ai popoli del paese si fecero Giudei, perché il timore dei Giudei era piombato su di loro” [1].
Sand cita molti precedenti studi, alcuni dei quali scritti in Israele ma tenuti fuori dal dibattito pubblico dominante. Egli descrive anche, e a lungo, il regno ebraico di Himyar nella penisola arabica meridionale e gli ebrei berberi del Nord Africa. La comunità degli ebrei di Spagna derivava da arabi convertiti al giudaismo che giunsero con le forze che tolsero la Spagna ai cristiani, e da individui di origine europea che si erano convertiti anch’essi al giudaismo.
I primi ebrei di Ashkenaz (Germania) non provenivano dalla Terra di Israele e non giunsero in Europa orientale dalla Germania, ma erano ebrei che si erano convertiti nel regno dei Kazari nel Caucaso. Sand spiega l’origine della cultura Yiddish: non si tratta di un’importazione ebraica dalla Germania, ma del risultato dell’incontro tra i discendenti dei Kazari e i tedeschi che si muovevano verso oriente, alcuni dei quali in veste di mercanti.
Scopriamo così che elementi di vari popoli e razze, dai capelli biondi o scuri, di pelle scura o gialla, divennero ebrei in gran numero. Secondo Sand, i sionisti per la necessità che hanno di inventarsi una etnicità comune e una continuità storica, hanno prodotto una lunga serie di invenzioni e finzioni, ricorrendo anche a tesi razziste. Alcune di queste furono elaborate espressamente dalle menti di coloro che promossero il movimento sionista, mentre altre furono presentate come i risultati di studi genetici svolti in Israele.
Il Prof. Sand insegna all’Università di Tel Aviv. Il suo libro, ‘When and How Was the Jewish People Invented’, (Quando e come fu inventato il popolo ebraico), pubblicato in ebraico dalla casa editrice Resling, vuole promuovere l’idea di un Israele come “stato di tutti i suoi cittadini” – ebrei, arabi ed altri – in contrasto con l’attuale dichiarata identità di stato “ ebraico e democratico”. Il racconto di avvenimenti personali, una prolungata discussione teoretica e abbondanti battute sarcastiche non rendono scorrevole il libro, ma i capitoli storici sono ben scritti e riportano numerosi fatti e idee perspicaci che molti israeliani resteranno sorpresi di leggere per la prima volta.

[1] Ester, 8,17

sabato 13 dicembre 2008




Qui è Jack Burton, del pork-chop express, che parla a chiunque sia in ascolto. Come dicevo sempre alla mia ultima moglie, io mi rifiuto di guidare più veloce di quanto possa vedere, e a parte questo è solo una questione di riflessi. I consigli del vecchio Pork-Chop Express sono preziosi, specialmente nelle serate buie e tempestose, quando qualche maniaco alto due metri e mezzo con l'occhio sanguigno, vi artiglia il collo e vi pianta l'unica testa che avete contro la parete di un bar chiedendovi se avete pagato il conto...Voi fissate a vostra volta il primitivo negli occhi e ricordatevi quello che il vecchio Jack dice sempre in casi come questi. "Domanda Jack hai pagato il conto?". "Si gli ho spedito l'assegno per posta". Ragazzi con questo non voglio dire che sono un uomo di mondo e che la vita per me non ha più segreti, anzi, sono convinto che il nostro pianeta ci riservi ancora molte sorprese e che bisogna essere dei deficienti per credere che in questo universo siamo soli.

Jack Burton: "I consigli del vecchio Pork Chop Express sono preziosi, specialmente nelle serate buie e tempestose, quando i fulmini lampeggiano, i tuoni rimbombano e la pioggia viene giù in goccie pesanti come piombo. Basta che vi ricordiate quello che fa il vecchio Jack Burton quando dal cielo arrivano freccie sotto forma di pioggia e i tuoni fanno tremare i pilastri del cielo. Siii il vecchio Jack Burton guarda il ciclone scatenato proprio nell' occhio e dice: " Mena il tuo colpo migliore amico, non mi fai paura!""

venerdì 12 dicembre 2008

12/12/08
Piramidi no...Sfingi sì

Ci dispiace sconfessare l'esistenza di antiche piramidi pre-diluviane in Liguria, la formazione orografica di queste anguste terre lavorate spesso a terrazzamenti per ricavarne spazio per ulivi e vitigni può trarre in inganno l'"esoterico" ricercatore di misteri atlantidei o extraterrestri.
Invece sono certe altre cose in terra ligure, cose ben più occulte: una massiccia presenza operativa di forze controniziatiche. Notevole presenza di fenomeni di possessione, ossessione e infestazione di luoghi e persone a cominciare da Genova che pullula di stregoni e streghe ben più di Torino.
Lo stesso dicasi per i fantasmi, spettri e altri ectoplasmi.
Intere cittadine "solari" massimamente nel Tigullio e nella Riviera di Ponente sono infiltrate di massoneria, occultismo e associazioni sataniste.
Per tacere poi di tutte quelle congreghe new age che di recente, non paghe della loro cialtronesca propaganda sincretista, adesso propalano il tristo "sbattesimo" in nome di un'assurda quanto inesistente "laicità". Più "controiniziatico" di così!
Insomma le "piramidi" si vedono bene e non sono tali, purtroppo si vede molto meno facilmente ciò che veramente vi è di "misterioso" ed è più che tale.
Pubblicato da Dalmatius a 4.05

http://corrieremetapolitico.blogspot.com/

Nota
Ringrazio l'amico Aldo La Fata del Corriere Metapolitico per avermi permesso di pubblicare sul mio blogghetto articoli, interventi, recensioni tratte dal suo blog. Consiglio a tutti gli amici di Entronauta di visitarlo, vi troverete dottrina sapienziale e riflessioni critiche secondo la visione tradizionale, alla quale modestamente faccio riferimento da una vita.

mercoledì 10 dicembre 2008


PSICANALISI DELLA PSICANALISI

Di tutte le superstizioni moderne la più perniciosa è forse quella inventata da Sigmund Freud. Una superstizione – secondo il più classico dei canoni – che promette la salvezza conducendo spesso alla rovina. È davvero curioso come i seguaci della psicanalisi (attualmente pochi e remissivi) abbiano coltivato per decenni il miraggio di esplorare gli strati più profondi dell’essere umano, quando di fatto ne ignoravano l’esistenza. Non è certo nei bassifondi dello psichismo, bensì in senso opposto, vale a dire nella dimensione spirituale, che si trova l’autentica profondità. Ma la psicanalisi ha preso per buona la riduzione moderna dello spirituale allo psichico, conformemente al precetto materialistico. Un procedimento analogo e inverso a quello compiuto dai teorici dello spiritismo, i quali hanno elevato grottescamente i rimasugli della psiche al rango delle cose spirituali, fra tavolini che ballano e medium in trance. Sia questa indebita nobilitazione, sia l’altrettanto indebito abbassamento (di cui è responsabile la psicanalisi) sono stati resi possibili dall’ignoranza che incatena e stordisce chiunque aderisca, consapevolmente o meno, ai princìpi del materialismo.
Gli influssi sottili di natura malefica hanno così avuto campo libero nell’operare il contagio su entrambi i fronti, medianico e psicanalitico, ed in quest’ultimo non solo a danno dei pazienti, ma anche dei loro terapeuti. Col rischio, più volte trasformatosi in realtà, che una psiche già debole in partenza si perdesse miseramente nel labirinto delle forze caotiche con tanta imprudenza scatenate. Oppure, nell’ipotesi più favorevole, che ne conservasse per il resto della vita la tenebrosa impronta.

Quanto alla somiglianza che si riscontrerebbe fra scandaglio dell’inconscio e fase preliminare del processo iniziatico, essa risulta priva di un serio fondamento. Nei due casi, infatti, i rispettivi scopi sono radicalmente diversi, come pure le condizioni dei protagonisti. Se proprio si desidera trovarvi un’affinità, questa presunta «discesa agli Inferi» non seguita da alcuna riemersione è tutt’al più paragonabile alla caduta nel pantano di cui parlano, col loro linguaggio simbolico e allusivo, alcuni Misteri dell’antichità pagana. Mentre nella «discesa agli Inferi» l’adepto esauriva senza residui certe potenzialità inferiori del proprio essere per poi elevarsi agli stati superiori, con la caduta nel pantano tali potenzialità, realizzatesi nella loro concretezza minacciosa e distruttiva, penetravano in lui, dapprima dominandolo e poi sommergendolo del tutto.

martedì 9 dicembre 2008

LETTERA AGLI UOMINI DI BUONA VOLONTÀ



Mi rendo ben conto in che società vivo, come il futuro prossimo ci stia precipitando in un caos, in cui l’agire delle persone non è controllabile, in cui non si capisce dove si andrà a parare, che senso abbia quanto di tanto malvagio accade. Siamo diretti verso qualcosa che forse faremmo meglio a evitare.
La mia non vuole essere ne una disanima sociologica – sono un entronauta senza accademia ne studi regolari - , ne un appello catastrofista. Vedo, sento, i segni dei tempi, l’oscurità che ci inonda. Non sono un ottimista ne un buonista: sono un apocalittico attivo di fronte all’irrisolvibile problema del Male. Compio il mio dovere fino in fondo, senza compiacimento. Ho un totale disinteresse e dedizione per il mio lavoro: metto a disposizione della comunità le mie facoltà sovrasensibili pur essendomi ritirato a vita privata. Superfluo, credo, accennare alla gratuità del mio operare. Ci mancherebbe: il Dono di Dio deve essere donato.
Le manifestazioni del Dono si dispiegano nel fluire e nel dirigere tempo, spazio e percezione. Così si dischiude un portale, e si vede e si sente. Forse un tempo sarei stato giudicato un violatore di realtà, pertanto colpevole. Non mi permetto di far processi alla storia, essa va vista da vicino. Tuttavia, eretico o meno, sono un innamorato di Cristo e non so se questo mi salverà, ma tanto mi basta.
Il mondo è pieno di psicopatici, di maniaci, di traviati, di sadici, di serial killer le cui tendenze negative sono potenziate dal mondo privo di valori in cui viviamo: dove la droga serve a rendere schiavi di una setta o di un sistema estraniante, dove non c’è alcun rispetto né pietà per i bambini, dove non esistono più regole e si uccide per un nonnulla, o solo per provare un brivido di eccitazione o una sensazione di potenza, dove il binomio sesso&morte è ormai il più comune.
Mi oppongo, o almeno cerco di controllare il Caos incombente e dilagante nei cuori degli uomini di questi tempi disperati. Come opero? Rimuovendo sistematicamente difetti e sofferenze dovute a esperienze errate. I miei rubinetti mentali sono aperti, la mia mente naturale è accesa. Spente sono le menti di tanti, di troppi. La mente naturale è come un albero che si dirami e spanda frasche; come il pavone assorbe ogni erba velenosa, la mente liberando ogni creatura s’immedesima con ognuna.
La mente non è un vessillo da riempire ma un fuoco da accendere.

sabato 6 dicembre 2008


LASSÙ INDISTURBATI SAETTANO CARRI DI FUOCO
 

Da trent'anni ho maturato la convinzione sperimentale che gli U.F.O. provengono da una dimensione parallela, popolata da creature che, nel folklore erano concepite e percepite un tempo come fantasmi, incubi, coboldi, fate... e, in buona parte, gli alieni sarebbero intelligenze ostili alla specie umana.
Un tempo minoritaria nell'ambito della ricerca ufologica, la teoria interdimensionale o, se volete, parafisica, si è diffusa sempre più, non tanto perché l'ipotesi extraterrestre sia stata abbandonata ex abrupto, ma perché è lentamente trascolorata in altri ambiti di indagini che hanno addentellati con la metapsicologia, la filosofia e le scienze di frontiera. Mi chiedo, però, se tale approdo ermeneutico non sia scevro di intenti ideologici. Sì, perché sullo sfondo, in qualità di interfaccia tra questo e l'altro mondo, troviamo in agguato la lobby militare anglo-americana, il cui influsso in tutto ciò non è facilmente quantificabile. Mettiamoci pure l'intervento di ex agenti CIA, NSA, e di unità speciali direttamente implicate nelle faccende aliene, prontissimi a spifferare (quanta verità non è dato sapere) informazioni altrimenti coperte dal segreto di stato, e la confusione in ambito di ricerca ufologica è completa.
Sarà il caso, quindi, di discernere per ottenere un po' di chiarezza. Ho ragione di credere che esistono entità predatrici e malvagie: queste entità NON sono extraterrestri, ma creature interdimensionali. Gli alieni sono, invece, visitatori di altri pianeti approdati sulla Terra, tramite astronavi propulse con sistemi tecnologici molto avanzati, ma ancora confinate in uno stato più o meno tangibile. Gli esseri parafisici, invece, potrebbero muoversi in un livello di realtà dove lo spazio-tempo non esiste più o è radicalmente diverso dalle coordinate cronotopiche in cui viviamo noi uomini.
Forse questa distinzione non è valida in quanto tutti gli esseri che ci visitano, per cause e circostanze che non è il caso qui di esaminare, vengono da "stringhe" parallele e sono dunque creature interdimensionali. Questo significa che tutti gli incontri ravvicinati del terzo e quarto tipo con ufonauti "in carne ed ossa" con contatti, comunicazioni telepatiche o verbali, viaggi in navicelle spaziali etc. o non sono mai avvenuti o sono allucinazioni dei percipienti. Mi pare improbabile: mi sembra anche azzardato liquidare tutte le testimonianze fisiche inerenti all'Ufologia (dalle tracce al suolo ai pur rari reperti extraterrestri) come frutto di abbagli e frodi. Tuttavia non si può escludere nulla a priori. In ogni caso, pur considerando che ricondurre TUTTE le manifestazioni ufologiche a fenomeni parafisici è una forzatura interpretativa, molti investigatori dovrebbero dimostrare il coraggio e la coerenza di smettere i panni da ufologi per indossare l'abito di ricercatori psi e mitografi.

Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite. Ma credimi tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto. E in un modo che non puoi immaginare adesso. Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi! Non eri per niente grasso come ti sembrava. Non preoccuparti del futuro. Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica. I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio. Fai una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta! Non essere crudele col cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele col tuo. Lavati i denti. Non perdere tempo con l'invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro. La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso. Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente, dimmi come si fa... Conserva tutte le vecchie lettere d'amore, butta i vecchi estratti conto. Rilassati! Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita. Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno. Prendi molto calcio. Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno. Forse ti sposerai o forse no. Forse avrai figli o forse no. Forse divorzierai a quarant'anni. Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio. Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse, come quelle di chiunque altro. Goditi il tuo corpo, usalo in tutti i modi che puoi, senza paura e senza temere quel che pensa la gente. È il più grande strumento che potrai mai avere. Balla! Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno. Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai. Non leggere le riviste di bellezza: ti faranno solo sentire orrendo. Cerca di conoscere i tuoi genitori, non puoi sapere quando se ne andranno per sempre. Tratta bene i tuoi fratelli, sono il miglior legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro. Renditi conto che gli amici vanno e vengono, ma alcuni, i più preziosi, rimarranno. Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita, perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane. Vivi in città per un po', ma lasciala prima che ti indurisca. Vivi anche in provincia per un po', ma lasciala prima che ti rammollisca. Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant'anni, sembreranno di un ottantacinquenne. Sii cauto nell'accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga. Ma accetta il consiglio... per questa volta.

giovedì 4 dicembre 2008


UN MONDO PERFETTO

Non vi sono nazioni, non vi sono popoli; non vi sono russi, non vi sono arabi; non vi è il Terzo Mondo, non c’è nessun Ovest. Esiste soltanto un Unico e Solo Sistema dei Sistemi: uno, vasto e immane. Interdipendente, intrecciato, multivariato, multinazionale, dominio dei dollari: petroldollari, elettrodollari, multidollari, sterline, yen, euro, fino alla moneta virtuale, astratta, un bit! È il Sistema Internazionale Valutario che determina la totalità della vita su questo pianeta. Questo è l'ordine delle cose, oggi. Questa è l'atomica, sub–atomica e galattica struttura delle cose oggigiorno. E noi, ancorati ai valori spirituali, abbiamo la pretesa di interferire con le primordiali forze del Sistema! Ma per favore. Non esiste l'America, non esiste la democrazia. Esistono solo IBM, ITT, AT&T, DUPONT, DOW, Union Carbide, Exxon, American Management Association, GTE (General Telephone Electronics), NASA, L'Accademia Nazionale delle Scienze, Il Concilio Nazionale delle Chiese, Sylvania, TRW (uno dei maggiori produttori di apparecchiature per l'industria ed il governo americano incluso per i servizi di informazione, aerospaziali, militari.)
Volkswagen .… Sono queste le nazioni del mondo oggi. Di cosa credete che parlino i Russi nei loro consigli di Stato, di Carlo Marx? Tirano fuori i diagrammi di programmazione lineare, le teorie di decisione statistica, le possibili soluzioni, i probabili prezzi e costi delle loro transazioni e dei loro investimenti… Proprio come noi occidentali. Non viviamo più in un mondo di nazioni e di ideologie. Il mondo è un insieme di corporazioni inesorabilmente regolato dalle immutabili spietate leggi del business. Il mondo è un business. Lo è stato fin da quando l’uomo è diventato ciò che possiede. E i nostri figli vivranno per vedere questo mondo perfetto (?): una vasta, ecumenica, società finanziaria per la quale tutti gli uomini lavoreranno per creare un profitto comune, nella quale tutti avranno una partecipazione azionaria. E ogni necessità sarà soddisfatta... ogni angoscia tranquillizzata... ogni noia superata. Io non voglio questo mondo perfetto.

mercoledì 3 dicembre 2008


CONTRO GLI USUROCRATI

Non abbiamo i soldi per migliorare il servizio sanitario nazionale, ma abbiamo i soldi per mantenere un sistema bancario troppo spesso colluso con la mafia, di cui Borsellino e Falcone scoprirono che senza il loro sostegno la mafia non avrebbe potuto sopravvivere. E non è solo questo. Sorvolando che in Italia il costo del servizio bancario costa di più che nel resto del mondo, esiste anche uno squilibrio insopportabile, tra depositi e prestiti. Quando depositiamo i soldi in banca, gli interessi non superano quasi mai il 3%, se diversamente li chiediamo in prestito, paghiamo un interesse di circa il 20%. Con i mutui è anche peggio! Quando il costo del denaro aumenta, immediatamente aumenta anche la rata del mutuo; se diminuisce, è grasso che cola se la rata del mutuo resta invariata. Per il petrolio vale lo stesso discorso. Il costo di un barile, attualmente è quotato circa 48 dollari, praticamente un terzo dei 148 dollari del 2007. Ma chissà per quale alchimia satanica, la benzina continua a costare lo stesso prezzo di quanto un barile di petrolio costava 148 dollari. È diminuita solo di pochi centesimi. Tanto per darci un contentino. Lo stesso discorso vale per le bollette dei servizi ….. gas, luce, telefono. E “noi”, continuiamo a fare i pecoroni …. Intanto il governo promette aiuti alle banche perché sono in crisi. Ma davvero le banche sono in crisi? Ma siamo seri, oggi chi sta in crisi è la cosiddetta classe media, mentre i poveri sono più poveri. Non sono certo un comunista, anzi, tuttavia mi indigna vedere in tv il nostro premier, ridanciano e battutista, incitare al consumo noi italiani che schiattiamo per arrivare a fine mese. Caro Berlusconi, l'Italia non è un'azienda ne una squadra di calcio, è un popolo, un destino, un'idea grande che nel corso degli ultimi secoli si è disgregata per far spazio a politicastri senza morale e senza onore, per mantenere degli intellettuali organici ai partiti, per diffondere culturame anticristiano e materialista quando non nichilista. E i poteri occulti che spadroneggiano incontrastati. Se mai potrà capir questo, caro Presidente, sarà sempre troppo tardi.
P.S.
Avrei una semplice proposta per tutti gli amici del mio blogghetto, non per distruggere l'usurocrazia mondiale, ci vuol ben altro, semplicemente per far venire una colica di fegato ai banchieri bricconi, se molti si affiancheranno a questa mia crociata: ritiriamo quei quattro spiccioli di risparmi che teniamo in banca. Li nascondiamo in un posto più sicuro e vediamo che succede. Un gesto simbolico, senza dubbio, ma hai visto mai.

martedì 2 dicembre 2008

È il coraggio di vivere
quello che spesso ti regge in piedi
che ti fa continuare il cammino
che ti sussurra che ci puoi ancora credere...
ma anche l'uomo che sembra aver raggiunto il "Nirvana"
che annuncia formule di felicità
che mostra di sapere dell'immortalità
che dice di conoscere la "divinità"
ha le sue notti insonni
e pensieri che a tratti lo attendono silenziosi...
celati nei vicoli bui della vita
che lo attanagliano
tra le spire taglienti del dubbio.

lunedì 1 dicembre 2008


OBAMA E LA SERIE MALEDETTA

L'ascesa di Obama fino alla stanza ovale della Casa Bianca, è stata accompagnata da scrosci di applausi, servizi mediatici agiografici da parte di una sinistra italica ridotta ad una macchietta di se stessa, a cominciare da quel collezionista di figurine Panini che si crede un leader politico. Già, perché in Italia abbiamo una classe di intellettuali, politicanti, opinionisti, guitti da palcoscenico e cantanti, ovviamente progressisti e democratici, in preda a persistente sudditanza psicologica ogniqualvolta un vero leader compare all'orizzonte. Si innamorano di Tony Blair per poi disconoscerlo quando le famose ragion di stato lo obbligano a scelte impopolari e non politicamente corrette. Per Obama è stato lo stesso. In lui intravedono l'uomo della provvidenza che da noi manca. Purtroppo Obama dovrà inchinarsi anch'egli alla real politik: alle multinazionali, ai signori della guerra, all'alta finanza internazionale, alle Banche usurocratiche, a quei poteri forti che anche in Italia la fanno da padroni. A furia di inchinarsi gli verrà il colpo della strega oppure... già, perché Obama potrebbe far parte di quella schiera minoritaria di uomini liberi che giunti al potere non ci stanno a fare i portavoce di altri ed hanno idee-forza coraggiose, controcorrente, impermeabili alle pressioni di potentati occulti. Uomini che vogliono cambiare il volto della storia e così facendo il destino, o meglio, la mano nera li distruggerà senza attenuanti. Calcolate la serie maledetta di presidenti americani periti durante il loro mandato per mani occulte. Sì, sarà questa la fine di Obama qualora si opporrà al Sistema. Uno sparo durante una convention e la testa del buon Obama salterà. Quasi subito, ricordate il quasi, la sicurezza presidenziale fermerà un neonazista del Texas un po' intontito con in mano un fucile di precisione ancora fumante. Potete facilmente immaginare il dopo. Pianti strazianti, cordoglio mondiale, funerali a reti unificate – mediaset interromperà il collegamento con Il Grande Fratello per cinque minuti in segno di lutto – e tutto si metabolizzerà gradualmente. Sotto a chi tocca. Un altro giro sulla giostra macabra del mondo moderno.
Obama se vuoi campare in pace adeguati, se vuoi tentare l'impossibile che Dio ti aiuti.

LA SCIENZA NELLA VANA CACCIA DI DIO


Udite gente, udite. La Scienza sarebbe ad un passo dal grande evento: salire in cielo e strappare i segreti dalle mani di Dio. Come? Scoprendo il Bosone di Higgs, ma sarebbe meglio chiamarlo il Borsone di Higgs perché diventerà il contenitore di tutti i sogni infranti degli scienziati. Sempre secondo i ben informati, saremmo vicini a catturare quella particella di Dio che crea la materia. Saremmo giunti al limite supremo, quello che ci permetterà di svelare il grande segreto dell'Universo. Mah.
Piuttosto, quanto si è speso per realizzare in un colossale tunnel sotto Ginevra (27 km di circonferenza) l'ormai famoso Large Hedron Collider, il mostruoso uroboros capace di cogliere sul fatto Dio a fabbricare l'universo? Ottanta miliardi di euro! E noi paghiamo...
Pericoli? Non vi preoccupate, non date credito agli allarmismi. Non ci saranno buchi neri nel bel mezzo dell'Europa. Il buco nero avverrà solo nel bilancio del CERN, perché il Bosone di Higgs non verrà trovato. Gli scienziati che affollano il Cern di Ginevra in questi giorni, dovranno presto rimettere in frigo le bottiglie di champagne e riconvertire la nuova Torre di Babele in una gardaland della fisica subatomica. Saranno stati buttati sforzi enormi ed enormi risorse. Ma forse non ho messo in conto il fatto che, considerati gli interessi in campo, i produttori di LHC chiamerebbero "particella di Dio" anche un cicalone malcapitato di passaggio nel tunnel. L'esperimento sarà comunque un flop. Forse il più tragico flop che storia umana ricordi. E sapete perché? Perché si sta cercando nella direzione sbagliata e con un'errata impostazione filosofica, un'errata visione del mondo. Cosa c'entra la filosofia con la scienza? C'entra eccome! Se ho, per esempio, una rigida impostazione materialistica (posizione filosofica comune a moltissimi scienziati) sarò convinto che tutto è materia e tutto dipende dalla materia. E cercherò affidandomi alla materia. Si vede ciò che si crede.
È precisamente quello che sembra esserci alla base della teoria del fisico Higgs: se gli atomi esistono e un pezzo di materia si tocca e in mano ci pesa, a farla pesare potrebbe essere una particella speciale che è dentro tutti gli atomi. Appunto quella "particella speciale" che al Cern si propongono di catturare. Dalla materia la materia. Non si scappa. Gli scienziati hanno la loro idea molto materialistica dell'atomo. Il problema è che non è l'idea giusta.
È un po' quello che avviene con l'evoluzionismo, il cui rigido dogma è che tutto l'esistente è come è in quanto risultato di una combinazione di materia, caso e selezione naturale. Però, guarda caso, non si trovano gli anelli di congiunzione tra le varie specie. Anche lì gli scienziati stanno cercando il loro "bosone", ma non lo trovano. E non lo troveranno mai.
La particella di Dio, per questi signori della Scienza, è da tempo fuori catalogo, e non c'è verso di trovarla nemmeno da Ikea, zona Bufalotta.

N.B.
A tal proposito è uscito per i tipi di Mursia, un bel romanzo di Angelo Paratico dal titolo Black Hole, opera attualissima sugli esperimenti del Cern di Ginevra. Dalla fisica delle particelle agli intrighi internazionali, spettri ed antiche conoscenze in un mix al fulmicotone. Un gruppo di scienziati eretici ed un gesuita scaltro e di fede si oppongono ad una lobby di tecnocrati, superbi ed irresponsabili, capaci di condurre il mondo verso una catastrofe.

venerdì 28 novembre 2008


SIAMO PROPRIETÀ ALTRUI?

Gli uomini comuni non sanno quali potenti forze invisibili agiscono nella storia. Sono forze a volte in lotta tra di loro, espressione di centri occulti che hanno un influsso straordinario sui destini del mondo. Tanto più l'uomo è ignaro dei mondi occulti che lo governano, tanto più è manovrabile. Gli Antichi sapevano della presenza degli Dei, che agivano sulla loro vita e ne condizionavano il destino. Oggi ci allontaniamo sempre più dalla verità. Crediamo di essere liberi, padroni della nostra vita, ma la catena invisibile che ci lega ogni giorno si rafforza. Non c'è peggior schiavo di chi non sa vedere il laccio che lo imprigiona.

domenica 16 novembre 2008


Picnic at Hanging Rock
Film, Australia, 1975
di Peter Weir, con Rachel Roberts, Anne Lambert, Helen Morse

C’è stato un periodo in cui Peter Weir era vicino al Tempo Dei Sogni, lo percepiva, ci regolava il suo orologio. Che era fermo a mezzogiorno. Picnic ad Hanging Rock contiene gli stessi germi tematici che si ritroveranno due anni dopo nell’Ultima Onda, primo fra tutti la messa in scena di simbologie attinte da una mitologia precristiana, nel caso del film del ’77 quella aborigena. Il Tempo Dei Sogni, appunto. Come in una Grande Migrazione, anche il percorso del regista va dal nord a sud, da paese d’appartenenza a paese di destinazione; e se è l’Australia il punto di arrivo di un viaggio che è precipuamente culturale, quello di partenza non può non essere la Grecia antica. A scoprire un altro Tempo Dei Sogni. Il flauto di Pan di Gheorghe Zanfir è ufficialmente presentato sin dai titoli di testa: ufficialmente e di diritto entra il nome del Grande Dio Pan nel film, e in questa serie di considerazioni.

Brucia, strega, brucia
L’esaltazione della natura nei suoi aspetti meno culturalmente mediabili, ancorché asserviti ad un’estetica impeccabile e raffinatissima, è uno degli specifici stilistici di Picnic, domina l’incipit della storia come quello sperone basaltico domina l’Outback australiano. La Roccia Appesa, cioè sovrastante, incombente. Numen inest diceva un poeta latino, aleggia un nume. La sensazione è inequivocabile, perché è frutto di una nanotecnologia di dettagli perfetta; l’effetto, inevitabile. Picnic è un film a struttura debole - carente di tutto il baricentro, che nei thriller, o mystery story che siano, è necessariamente situato nel finale, in cui il payoff, la risoluzione del mistero, costringono l’autore a render conto di quanto promesso nel setup iniziale - perché il suo spirito propulsivo è tutto nei simboli, di cui trabocca letteralmente, simboli che verrebbero snaturati ad esser tradotti in situazioni articolate, hanno bisogno solo di pure immagini per essere evocati. La natura è il primo simbolo, il predominante, nella sua connotazione più eterogenea, irriducibile, antiumanistica.
Le collegiali si avvicinano a quella natura come visitatrici da un altro pianeta, senza sapere, solo avvertendo, percependo. E c’è parecchio da percepire, soprattutto da questa parte dello schermo; come per un trucco “gestaltico”, l’orchestrazione registica di Weir rende in qualche modo la somma delle corde toccate maggiore delle stesse prese individualmente. Il sole chino sulle donne, che tocca senza premere, obliquo attraverso l’aria quasi brumosa, e la percezione subliminale di una foschia incolore che sfasa appena il vedere, sembrano in qualche modo suggerire anche sollecitazioni per altre zone dello spettro percettivo: odori, ad esempio ma anche percezioni finissime, meno sensoriali, presentimenti, intuizioni para-normali; magari quella che lo stesso Weir ha tentato di indicare globalmente come “una più sottile esperienza del reale”. Ottenuta anche mettendo un velo da sposa sull’obiettivo della macchina da presa.
Le collegiali sono donne. È all’opera qui una specie di archetipico modello secondo il quale sono le donne le creature con un più intenso contatto con la dimensione ctonia della vita e del reale, più vicine alle profondità della terra che non alle elevazioni celesti, più pronte ad ascoltare Pan che Minerva. Più ninfe che vestali. Brucia strega, brucia: è il grido che ne verrà di conseguenza, di cui il cinema si ciberà rigurgitando capolavori come Dies Irae di Dreyer, o film importanti come The Virgin Suicides di Sofia Coppola. Perché come nel film di Weir si vede chiaramente, le donne sono un mistero e hanno segreti; sanno ritrovare una via che in qualche modo l’uomo ha perso, e forse non può più seguire. Il nobilgiovane inglese tenterà la scalata della roccia per ritrovare Miranda, ma le ferite che riporterà saranno visibili e profonde, e la salita stessa bruscamente interrotta.

Caduta, discesa, abbandono
La polarizzazione di tema e controtema è del tutto palese, è una dolorosa antitesi da un lato tra educazione di stampo vittoriano al graduale disconoscimento delle proprie radicali pulsioni animalesche, vitali in quanto naturali e naturali in quanto vitali; e il mesmerismo della Roccia, indefinito, panico, titanico, dall’altro lato. È in questa lotta che dobbiamo probabilmente ricercare la soluzione del mistero; non è una vicenda in background, è “la” vicenda, il conflitto. Weir ha dichiarato di aver volutamente cercato la strada dell’ipnosi, della fascinazione irrazionale, per timore che un pubblico troppo poco ammaliato dal film si risentisse per una carenza nel testo così ovvia: la mancanza di un perché, di un dove, di un cosa. La mancanza di una soluzione. Eppure è proprio il fascino dell’irrazionale l’indizio per la soluzione, ma è una soluzione che potrebbe lasciare interdetti gli amanti “del genere”, molto meno metabolizzabile del comodo wormhole di turno, l’immancabile varco spazio-tempo.
“Cadono in un crepaccio” ammise il regista, costretto da un giornalista a dire quale fosse la sua chiave di lettura “da spettatore”. Discesa, pensiamo subito, non caduta. Nel continente più giovane politicamente, quindi più vecchio, più vergine di tutti, un budello antico milioni di anni che conduce chissà dove, “magari al centro della Terra”, dipinto entro una cornice naturalistica così carica da essere quasi un tributo alle atmosfere decadenti di Losey, non può non essere un Luogo, un varco per gli inferi, un viatico per quella parte di sé più di ogni altra messa in serio pericolo dall’ educazione di un collegio inglese per ragazze d’alta borghesia. La caduta è una discesa, è un ritorno, ma è anche, irreversibilmente, un abbandono. L’unico indizio che possiamo usare per tentare di seguire le tre donne è proprio questo metafisico assunto: la coincidenza tra micro e macro, tra orografia del paesaggio e geografia dell’anima, che non ha nulla di metaforico, non più di quanto Matrix sia una metafora della vita vera. “Se la mente muore, il corpo lo segue” dice nel film dei Wachowsky Morpheus (il dio greco del sonno, tra le cui braccia scivolano con fare rituale le studentesse…). La scomparsa delle tre giovani acquista quindi il sapore di un atto di ribellione estrema da parte di una natura (umana? extraumana? la distinzione perde di senso) stanca di essere ridotta a metafora, a contesto, oggettualizzata e stilizzata. Il punto non è dove siano mai finite quelle tre, ma perché ci siano finite. La caduta accidentale va bene come qualsiasi altra fine, non è la fine il mistero. Picnic è un thriller metafisico.

Il richiamo di Pan

E così l’orologio che si ferma a mezzogiorno in punto (ora che secondo la mitologia classica era impregnata di valenze e potenzialità magiche) significa lo scollegarsi da una struttura, quella del tempo e della misurazione delle attività umane per fini produttivi-pragmatici, che controlla e raffina ponderatamente ogni atto, ogni pulsione, normalizza e seleziona. Spogliarsi: le ragazze e perfino l’insegnante megera si disfano dei propri vestiti; ritorna il corpo non appena si uccide il tempo, si affaccia una visione sessuata della realtà, pagana, scabra, inquietante. Tutt’altro che il quadro di Botticelli menzionato ad arte nella storia: nulla di così pagano e panico avrebbe potuto comparire in un dipinto di quel pittore, e sentirlo nominato in questo contesto crea un contrasto efficace, significativamente antitetico.
Il messaggio di Weir infuso in questa impressionante epifania panica è tanto più eversivo quanto più è inguainato in una forma che tocca vertici di classicismo, nell’impostazione formale: il flauto di Pan, la musica di Mozart, l’inizio del secolo diciannovesimo, ma anche il rigore dell’impalcatura narrativa, priva di qualsiasi concessione che sia anche solo uno sfogo di tensione. La tensione invece non trova valvole da cui defluire, chiude senza esplosione, si asciuga per ellissi, sfuma nella voce fuori campo che porta la chiusa della storia, nell’ammissione che no, al finale non s’è pensato. Il finale c’è eccome: gente che scompare, quando si trova, per caso o per causa, ad avere a che fare con strati dell’esistenza così sotterranei che non sospettava neanche di avere, così in profondità che non sono incrinati da parole, ragioni, equazioni. Strati che gridano, proclamano la propria esistenza, e infine pretendono. Il Grande Dio Pan si è svegliato e ha chiamato a sé tre donne. Protagoniste di una scena di orrore puro assolutamente memorabile, perché costruita con la grande arte della sottrazione. La processione di tre figure riprese di spalle, che, ondeggiando nell’innaturalezza di un passo rallentato cinematograficamente, scompaiono tra le fenditure della roccia senza mai voltarsi né prestare ascolto alle grida disperate della quarta compagnia, più pavida, meno pronta. Quello che non vediamo innesca la fantasia del mostro laddove sappiamo bene non doverci aspettare il mostro, non l’horror ma il dramma. Tre donne trasfigurate, stregate, anzi streghe. La strega è invisibile come la divinità a cui è devota (e Pan, che presterà le sembianze alle magre fantasie dei primi cristiani per aiutarli a costruirsi un proprio diavolo, era anche chiamato l’Invisibile). La strega, non serve vederla in volto per averne paura.

LETTERA APERTA ALL'AMICO LUIGI

I maestri si incontrano sulla strada della Vita, o Altrove. Un giorno, il mio maestro mi insegnò a pensare, finalmente, da uomo libero. Poche parole. Fu tutto un tratto. Mi disse che sino ad allora avevo fatto bene, che meritavo un dono, una sorta di ricompensa. Che questo dono avrebbe però rappresentato un gran peso da sopportare, per tutta la vita. Oggi, riverso una parte di questo peso a quanti desiderano sopportarlo. Non si tratta di capire, lasciati condurre dall'intuizione, librati sulla reminiscenza, fallo a cuore aperto.

Non c'è più scienza senza spirito. La trasmutazione della materia è in atto e siamo noi a compierla. Noi, afferrando il Cielo. Per molti, invece, la vita è quello che succede mentre si è distratti da altre cose.

Dobbiamo fuggire da noi stessi, dalla nostra forma. Abbiamo paura. Cerchiamo aiuto, allora. Basta dilatare la mente e ciò che immagini sarà accanto a te.

Mutano le prospettive. L’introverso, il muto, il rigido e vitreo uomo che conoscevi sprizza, dopo essere morto, un’insospettata vitalità, una vitalità felice. La questione generale della felicità umana non è astratta: è un processo concreto che chiunque di noi conosce fin troppo bene e non esiste scrittore o filosofo che riesca a scalfire il problema. Si scrive su una grafite immune da geroglifici. Le nostre parole sono, da questo punto di vista, di un’inutilità sconfortante. Esse devono sortire altri esiti, devono avere un altro scopo. Le parole non consolano. 
A volte, tuttavia, sovvertono.
 
Piaceri, soldi o fama: non si scappa, questi tre veleni sono i filtri che gli umani si illudono di poter bere impunemente per ottenere la felicità. Non istanti di felicità, tratti di tempo transitori, più o meno brevi. La felicità è una pretesa, per l’umano: essa deve durare. L’umano reclama una stabilità incondizionata della felicità. Opera impossibile a cui si oppongono le leggi fisiche e ultrafisiche dell’universo intero. Da dove proviene l’idea di una felicità naturale, una felicità stabile ed eterna? Forse l’abbiamo conosciuta? Poiché è chiaro che ogni idea reclama una potenzialità in noi, conoscevamo già quell’intuizione, che riscopriamo avendola dimenticata. 

Dante utilizzava una donna schermo, puntava il fuoco della vista su una ragazza per osservarne, sfocata, una seconda, nei pressi della prima, che era l’obbiettivo reale del suo interesse, della sua pulsione d’amore.

Non esiste impresa autentica senza un minimo di accecamento volontario. 

martedì 11 novembre 2008


Foto d'insieme della redazione di effedieffe

BLONDET & Co SUPERCATTOLICI D'ASSALTO ALLA PARROCCHIETTA


Il pur valente giornalista Maurizio Blondet, in collaborazione con altri eroici crociati, da anni confezionano strali, cannonate, fucilate ed anatemi verso coloro che professano altra religione che non sia quella cattolica tradizionalista, ma soprattutto dirigono la loro artiglieria pennaiola contro gli esoteristi d'annata e gli occultisti di ritorno. Nemmeno fossero la succursale di quei disperati, frustrati del cicap. Che poi vi siano potentati mondialisti anti-cristiani, ma più semplicemente contro la civiltà umana lo sostengo da tempo. Solo che non mi sogno di dare un volto umano, o un'etnia all'Oscuro Signore come fa Blondet. Ebbene sì, Blondet con petto ricolmo di medagliette e santini di latta, sponsorizzato da Santa Romana Chiesa (o almeno così ho sentito dire), cavalca l'onda del disprezzo prima dell'indagine, proiettando tutti i suoi umori cattivi su quanti non seguono, catechismo alla mano, norme, dogmi, magisteri sempre di SRC. Un suo valentissimo collaboratore – Stefano Maria Chiari, persona per bene e sicuramente in buona fede – col suo casellario giudiziario ben aggiornato, squaderna puntualmente una sfilza enorme di dossier investigativi su ogni forma possibile e immaginabile di magismo, misteriosofia, esoteriche esperienze, d'oriente e d'occidente. Ora, che la sempre Santa Romana Chiesa, abbia impellente bisogno di perseguire con pertinacia gli eretici moderni, dopo aver fatto indigesti spezzatini di carne umana nei secoli passati, e non soddisfatta scioglie i cani – se domenicani non so – per azzannare ogni cristiano smarrito nei fumi di chissà quale consorteria magica... mi sembra oltremodo sospetto e anacronistico. E siccome per natura dubito di chi dubita sempre e cammino muro muro quando piove, ho ragione di credere che Blondet & Co. abbiano seri problemi di prostata, fifa dislocata e turbamenti plesso sacrali. Non vorrei far diagnosi su due piedi come la citata ditta è uso appioppare, tuttavia quando un gruppo di adulti è impegnato spasmodicamente a perseguitare, verbalmente legnare, spiritualmente violentare, una umanità che tapina non condivide il sacro verbo di queste personcine tanto a modino, allora si vuol scatenare l'inferno, alla maniera del gladiatore romano di cinematografica memoria. Già si vive in un'epoca amara, senza Dio, che per un quarto d'ora di popolarità si farebbe, e si fa in effetti, di tutto, ove si scoppia di benessere perché non si è più capaci di affrontare il malessere dell'anima, dicevo è già dura la vita senza che Blondet ci scassi i gioielli di famiglia con le sue rodomontate teologiche. Per carità, libero pure di farlo, il problema riguarda però quanto seguito trascina, quanto riesce a contrabbandare per verità assoluta la sua verità, quanto di suo c'è e quanti per via indotta operano. Chi segue il mio blogghetto non può certo considerarmi un agnostico, anzi, ne un mangiapreti specializzato – anche se a volte... - per cultura e formazione perseguo la gnosi, la conoscenza non disgiunta dalla passione, l'eros non staccato dall'ordine, la fede non orfana dell'intelligenza, per cui penso di potermi permettere di esprimere un sentimento di fastidio per coloro che credono di detenere la verità, gli unici a sentirsi nel giusto, i più belli e buoni del reame. Le opinioni sono le camicie di Nesso del pensiero. Suvvia signor Blondet, dubiti qualche volta, si guardi allo specchio e prima di chiuder gli occhi per lo spavento ricordi che siamo ciuffi di polvere tenuti insieme dall'eterno elettrone.

P.S.
Su Gesù Cristo nessuno può avere il copyright.

LA FIAMMA SACRA NON SI ESTINGUE

Nelle nostre vene scorre il sangue luminoso dei Cesari, la forza dell'Europa carolingia, la potenza di Federico II, lo spirito indomito dei Templari, la gnosi pura di tutte le eresie spurie e tuttavia, come un fiume carsico, è necessario discendere sotto terra... ma la fiamma sacra non si estingue.

Se la superficie puzza, il profumo si è rifugiato nelle fogne, svuotatesi ormai di tutta la melma salita verso il potere. È un profumo raro, leggero, che pochi riescono a sentire. Ma esiste. Nel silenzio, nell’ombra, nel disinteresse dei mezzi d’informazione del regime, un gruppo di uomini lavora. Crea, non dal nulla, le basi per la rinascita. Vivifica ora, che sugli altari stanno gli dei di un culto bestiale, quello del denaro, la sua antica e sempre nuova religione.
È speranza che da queste nuove catacombe salga una nuova voce, che parla di verità, che infrange i vecchi feticci culturali, che dice a chiare lettere che il collettivismo, il materialismo, in natura non esistono e non potranno mai esistere. Che la viltà, l’intrallazzo, il mercanteggiamento, l’egoismo non sono doti. Che solo il coraggio di essere se stessi, la forza di respingere i falsi miti di quest’ epoca, la santa violenza della fede contro il dubbio, sono concetti che vale la pena di vivere, fuori dalle astrazioni di un mondo di carta stampata.
La voce dalle catacombe dove era stata ricacciata, sale. E cresce: e presto sarà tanto forte da spezzarvi le orecchie, servi del regno del denaro o dei formicai del pensiero unico. La voce della verità farà giustizia di voi, definitivamente.
La qualità è uno scarto, per la civiltà industriale. È finita nelle fogne, con i liquami di un mondo che è stato, e forse, rinnovato e corretto, ancora sarà, se sapremo restare liberi. Le fogne scorrono sotto le città, ovunque. E possono allargarsi, crescere, diventare voragini. Finché un giorno, il crollo purificatore non avrà deciso di inghiottire tutto. E sulle macerie il disprezzato concime farà crescere fiori. E ci ritroveremo sull’orlo della coscienza a contemplare con stupore e attesa la decadenza di un mondo impotente a capire e incapace di reggersi. È per questo che noi fieri europei daremo alla luce generazioni che vorranno conoscere la conquista e il sacrificio e vorranno saggiare il gusto della vittoria. La strada non sarà facile e la nostra esperienza non trasmettibile né con i libri né con le parole non servirà a molto. Sarà l’impulso del sangue e della giovinezza che spingerà oltre, a capire e ad amare la nostra Terra di Mezzo, che non sarà più la città dei politicanti, della corruzione e della dolce vita. Sarà un’ idea che ci aiuterà a ritrovare noi stessi ora smarriti e/o isolati in qualche
lontana/vicina contea. Ma il tempo passa... e con esso gli uomini. Quando tra un giorno, l’ Europa sarà nel suo fulgore di noi sarà rimasto solo ciò che avremo fatto. Non ciò che avremo detto. Ma su tutto e su tutti, tra i santuari d’Europa e le nostre bandiere al vento, sui bastioni della Terra di Mezzo, tra gli immortali monumenti, uno sfumato canto immortale si leverà: se non ci conoscete guardateci nel viso, veniamo dalla fogna e andiamo in paradiso! E scusateci Satana, ma noi crediamo solo in Dio.

lunedì 10 novembre 2008

SE SOLO FOSSI NATO

Se gli alberi fossero alti e l'erba bassa
come in qualche strano racconto
se qui e lì il mare fosse azzurro
oltre l'abisso che ci divide
se una palla di fuoco pendesse fissa nel cielo
per riscaldarmi per tutto un solo giorno
se soffice erba verde crescesse su grandi colline
io so quello che farei.
Nell'oscurità io giaccio
sognando che lì mi attendano grandi occhi freddi e gentili
e strade tortuose e porte silenziose
e dietro uomini viventi
meglio vivere un'ora
per combattere ed anche per soffrire
che tutti i secoli per cui ho governato gli imperi della notte
se solo mi dessero il permesso
dentro quel mondo di ergermi in piedi
io sarei buono per tutto il giorno
che avessi da passare in quella terra favolosa
da me non sentirebbero una parola
di egoismo o di vergogna
se solo potessi trovare un varco
se solo fossi nato.

Gilbert Keith Chesterton
SONO UN VAGABONDO DELLO SPIRITO

Sono un ribelle, un viandante che viene dai secoli, mi fermo all'Osteria della Vita, mi riscaldo alla fiamma del focolare e ne faccio tremare le travi con la mia allegra risata. Il tempo e lo spazio sono accidentali: sono primordiale. Sono di tutte le età. Mi potete figurare in atto di tracannar lunghe sorsate di buon vino rosso, frizzantino, alla Locanda delle Meraviglie o di scambiar frizzi con Cagliostro alla Taverna del Cinghiale Bianco, o di unirmi in discussioni con quella testa matta di Giordano Bruno nella sagrestia di una chiesa sconsacrata, o di affrontare un nichilista e di dare e ricever botte. Don Chisciotte e Sancio furono miei fratelli, Cellini mio cugino e Caravaggio compagno di vita. Scendo dal crepuscolo della favola, attraverso i secoli, fermandomi ovunque trovo buona compagnia, ovunque accolto cordialmente, perché non porto con me i culti dell'età, né le pedanterie di questa o di quella scuola. Ho la freschezza e l'immediatezza della visione del fanciullo. Non ho mai lasciato l'età dell'oro; non sono mai uscito alla luce del giorno dove il tono è grigio e le cose hanno perduto le loro immagini. Vivo in un mondo romanzesco popolato da giganti e gaio per il leggero riso delle fate... ed è un mondo più vero e reale di quello cartesiano. La vita per me è come un libro di tavole colorate che vedo senza commento ed esegesi. La mia visione è immediata, e grido a voce alta. Di qui l'audacia che confonde i formalisti, i quali sono dominati dalla regola e dalla autorità. Di qui la pioggia di paradossi che rovescio sugli altri. Ma questi paradossi non sono un artificio per attrarre l'attenzione, ne vanità ne per far colpo: essi sono il mio commento alla tavola colorata. Ci sono degli uomini che fanno economia della loro vita come l'avaro che fa economia del suo oro, e passano l'oggi preoccupandosi del domani. Io, invece, spendo la vita come un prodigo. Vivo una vita inconsiderata e sgombra d'ogni impaccio. Il mio è semplice vagabondaggio, senza alcun pensiero della meta, perché la meta ce l'ho nel cuore. Amo la disputa per la disputa. Sono indifferente all'argomento. Potete toccar con me qualunque soggetto, vi ricamerò sopra tutti i misteri del tempo e dell'eternità. Sono quasi inconsapevole delle esigenze normali della vita. Non so mai a che ora parta il mio treno e ciò che farò domani è un profondo mistero, come il contenuto delle mie tasche. Abito fuori di queste cose, nel regno delle idee. Se dovessi andar di fretta verso un posto, ci andrei in carrozza, facendomi prestare i denari della corsa dal cocchiere. Sono libero dalla tirannia delle cose. Ancorché vivessi in una tinozza, sarei un miliardario perché avrei come eredità l'universo.

sabato 8 novembre 2008


UNO STUDIO ALCHEMICO

"Resta seduto vicino al tuo forno...e non ti smarrire... il tuo corpo sia seduto, fai sedere anche le tue passioni. E dirigendo così te stesso accortamente, chiamerai a te il Divino. E allora realmente verrà da te il Divino che è dovunque." Zosimo di Panòpoli (IV Sec. a.C)


L'Alchimia è uno dei percorsi fondamentali della tradizione esoterica occidentale. Questa vera e propria "Arte della trasmutazione" permette ai suoi cultori di attrarre e catturare il cosiddetto "Spirito Universale" grazie a un misterioso "Magnete", tratto dal mondo minerale e opportunamente purificato e perfezionato con una serie di operazioni che porteranno alla creazione della "Pietra Filosofale". L'Alchimia viene definita Arte Regia, Arte Divina, per il suo carattere "sacrale" espresso attraverso termini e simboli di difficile comprensione, quali sono i tre ingredienti principali della Grande Opera - Solfo, Mercurio e Sale - che richiedono una sorta di iniziazione all'arcana "lingua degli uccelli" e un avvicinamento graduale alla Gran Dama, identificata da taluni con Sophia. Questo percorso - se compiuto nel rispetto delle procedure e delle operazioni di laboratorio che imitano la Natura - consente di pervenire a una "trasformazione" della materia (i cosiddetti "metalli vili"), ma anche dell'operatore, che potrà forse acquisire il preziosissimo Donum Dei, il "Dono di Dio". Una ricerca quindi di perfezionamento del mondo che ci circonda e di noi stessi attraverso una straordinaria esperienza conoscitiva.

giovedì 6 novembre 2008


Percezioni


Quando, nell’atteggiamento “naturale” che è quello di tutti gli esseri esistenti, io “vedo” una cosa, la mia percezione è spontanea, è la casa che percepisco e non la mia percezione stessa. Invece, nell’atteggiamento “trascendentale” è la mia percezione stessa che viene percepita. Ma questa percezione della percezione altera radicalmente lo stato primitivo. Lo stato vissuto, dapprima ingenuo, perde la sua spontaneità precisamente per il fatto che la nuova riflessione assume come oggetto ciò che era prima stato e non oggetto, e per il fatto che, fra gli elementi della mia nuova percezione, figurano non soltanto quelli della casa in quanto tale, ma quelli della percezione stessa in quanto flusso vissuto. E ciò che importa essenzialmente in questa “alterazione”, è il fatto che la visione concomitante che ho – in questo stato bi-riflessivo, o piuttosto di riflessione riflessiva – della casa che fu il mio motivo originale, lungi dall’essere perduta, allontanata o annebbiata dall’interporsi della mia seconda percezione davanti alla sua percezione primaria, ne risulta paradossalmente intensificata, più netta, più presente, più di prima carica di realtà oggettiva. Ci troviamo qui davanti ad un fatto ingiustificabile con la pura analisi speculativa: quello della trasfigurazione della cosa come fatto di coscienza, della sua trasformazione, come diremo più avanti, in “super-cosa”, del suo passaggio dallo stato di scienza allo stato di coscienza. Questo fatto è generalmente misconosciuto, benché sia quello che più colpisce di ogni esperimento fenomenologico reale. Tutte le difficoltà contro cui urtano la fenomenologia comune e del resto tutte le teorie classiche della “conoscenza” risiedono nel fatto che esse considerano la coppia coscienza-conoscenza (o più esattamente la coppia coscienza-scienza) capace di esaurire la sola totalità del vissuto, mentre si dovrebbe in realtà considerare la triade conoscenza-coscienza-scienza che è la sola a permettere un’impostazione realmente ontologica della fenomenologia. E certamente, nulla può rendere evidente questa trasfigurazione, tranne l’esperienza diretta e personale dello studioso di fenomenologia. Ma nessuno può pretendere di aver capito la fenomenologia realmente trascendentale se non ha fatto questa esperienza con successo e non ne è stato egli stesso “illuminato”.
Fosse anche il dialettico più sottile, il logico più acuto, colui che non l’ha affatto vissuta e che così non ha visto altre cose sotto le cose, non può fare che parole sulla fenomenologia e non può assumere un’attività realmente fenomenologica. Facciamo un esempio più preciso. Per quanto lontano risalgono i miei ricordi, ho sempre saputo riconoscere i colori, il blu, il rosso, il giallo. Il mio occhio li vedeva, ne avevo l’esperienza latente. Certo, il “mio occhio” non si interrogava su di essi, e come, del resto, avrebbe potuto porsi delle domande? La sua funzione è di vedere, non di vedersi mentre vede, ma il mio cervello stesso era come in sonno, non era affatto l’occhio dell’occhio, ma un semplice prolungamento di questo organo. Così dicevo soltanto, e quasi senza pensarci: questo è un bel rosso, un verde un po’ spento, un bianco brillante. Un giorno, alcuni anni fa, passeggiando fra le vigne del Vaud che sovrastano il lago Lemano e formano uno dei più bei paesaggi del mondo, un luogo così bello e così vasto che l’”Io”, a forza di esservisi dilatato, vi si sente dissolto e, improvvisamente, si riprende e si esalta, accadde un fatto improvviso e per me straordinario. Avevo visto cento volte l’ocra del versante scosceso, il blu del lago, il violetto dei monti di Savoia, e, sullo sfondo i ghiacciai scintillanti di Grand-Combin. Seppi per la prima volta che non li avevo mai guardati. Eppure vivevo in quel luogo da tre mesi. E quel paesaggio, certo, dopo il primo istante, non riusciva a dissolvermi, ma ciò che ad esso rispondeva in me non era che esaltazione confusa. Certo, l’”Io” del filosofo è più forte di tutti i paesaggi. Il sentimento acuto della bellezza non è che un riprendere consapevolezza, da parte dell’”Io”, che ne acquista maggior forza, di quella distanza infinita che ci separa da essa. Ma quel giorno, improvvisamente, io seppi che creavo io stesso quel paesaggio, che esso non era nulla senza di me: “Sono io che ti vedo, e che mi vedo vederti, e che, vedendomi, ti faccio”. Questo vero grido interiore è quello del demiurgo nella “sua” creazione del mondo. Non è soltanto sospensione di un “vecchio” mondo, ma proiezione di un “nuovo” mondo. E all’istante, infatti, il mondo fu ricreato. Mai avevo visto simili colori. Essi erano cento volte più intensi, più sfumati, più “vivi”. Seppi che avevo acquistato il senso dei colori, che avevo riacquistato un occhio vergine dinnanzi ai colori, che mai fino a quel momento avevo visto un quadro o ero penetrato nell’universo della pittura. Ma seppi anche che, per quel richiamo a se stessa della mia coscienza, per quella percezione della mia percezione, io possedevo la chiave di quel mondo della trasfigurazione che non è un retro-mondo misterioso ma il vero mondo, quello da cui la “natura” ci tiene in esilio. Nulla in comune, certo, con l’attenzione. La trasfigurazione è piena, l’attenzione no. La trasfigurazione si conosce nella propria sufficienza certa, l’attenzione si tende verso una sufficienza eventuale. Non si può dire, beninteso, che l’attenzione sia vuota. Al contrario, essa è a-vuota. Ma l’assenza di vuoto non è la pienezza. Quando ritornai al villaggio, quel giorno, le persone che incontravo erano per lo più “attente” al loro lavoro: eppure mi parvero tutti dei sonnambuli.

Raymond Abellio, Quaderni del Circolo di Studi Metafisici
Nostradamus alla viterbese


Roma 10 Agosto 1779

L'anno 1720, in occasione che nel Territorio di Viterbo si dovesse fare una scavazione alle falde di un monte, ritrovossi un Deposito con un cadavere incorrotto vestito da Monaco creduto Olivetano, il quale teneva in mano una carta ben custodita, che nessuno delli istanti poterono levargliela; Giunto l'avviso ad un monastero ivi vicino, attonito l'Abate portossi subito al sito descrittogli, e comandò al Cadavere in virtù di S. Obbedienza di cedere la carta a lui, il che subito seguì, ed apprendola l'Abate trovò il seguente contenuto, il quale fu spedito al Pontefice Clemente XII per cui in Roma molti ne fecero copia:

Anno 1760 usque 1770 Amarique ardebit
1770 usque 1780 Terremotus magnus super Renum
1780 usque 1790 Fides transibit
1790 usque 1800 Ecclesia Dei scaturiente Sanguinem
1800 usque 1860 Pastor non erit
1860 usque 1900 Ira Dei super omnem Terram
1900 usque 1940 Omnes Gentes veniunt et Adorabunt eum
1940 usque 1950 Deficient omnia, et Sacrificium
1950 usque 1980 Erit abbominatio, et Desolatio



Attendo esperti latinisti per traduzione della profezia.

lunedì 3 novembre 2008


O for a voice like thunder, and a tongue
to drown the throat of war!-when the
senses are shaken,and the soul is driven
to madness,who can stand?
When the souls of the oppressed
Fight in the troubled air that rages,
Who can stand?
When the whirlwind of fury
comes the Throne of God,
when the frowns of his countenance
drive the nations together,
Who can stand?
When sin claps his broad wings
over the battle,and sails rejoicing
in the flood of death;
when souls are torn to everclasting fire,
and fiends of hell rejoice upon the slain,
o,who can stand?
O,who hath caused this?
O,who can answer at the Throne of God?
The Kings and Nobles of the land have done it!
Hear it not,Heaven,thy ministers have done it!

O, avessi voce come tuono, e favella tale
da soffocare i cannoni della guerra! - Quando i sensi
sono scossi, e l’anima ridotta alla follia,
chi può resistere?
Quando le anime degli oppressi
lottano tormentate nell’impazzire dell’aria,
chi può resistere?
Quando l’uragano della furia
giunge dal Trono di Dio,
quando il crucciarsi del Suo volto
fa unire i popoli,
chi può resistere?
Quando il peccato agita le sue ali
sul campo di battaglia, e s’invola in un giubilo
nello straripare della morte;
quando le anime vengono distrutte dal fuoco eterno,
e i demoni dell’inferno gioiscono di tutti i morti,
o chi mai può resistere?
O, chi ha causato tutto questo?
O, chi può risponderne davanti al Trono di Dio?
I Re e i Nobili della terra han fatto questo!
Credici o no, Cielo, i tuoi ministri han fatto questo!

WILLIAM BLAKE

DEDICATO AI NOBILI DELLA TERRA, AI RE, AI MINISTRI DELLA RELIGIONE,
AUTO-PROCLAMATISI SERVI DI DIO- E AI SERVI DEL DENARO, DEL POTERE,
DELLA PAURA E DELLA MORTE.

domenica 2 novembre 2008


LA NUOVA UFOLOGIA ITALIANA È MAURIZIO BAIATA ED IL SUO X-TEAM

Maurizio Baiata può, senza paura di smentita, essere considerato il fondatore di un nuovo modo di vedere, sentire, ricercare quel fenomeno ufo così elusivo, problematico, enigmatico per definizione, che da millenni si manifesta in ogni parte del mondo, di volta in volta interpretato con le categorie mitiche, teologiche e scientifiche. Di contro ad un convenzionalismo riduttivistico propugnato da Roberto Pinotti ed i suoi bravi, che hanno imperversato nella pubblicistica, in televisione e nelle stanze del potere, Baiata ha coraggiosamente preso il largo, lontano dai lidi sicuri del conformismo ideologico. La mia non è una agiografia di parte, non è nel mio costume, questo rilievo è il frutto di anni di frequentazione ideale, telefonica e in web e tanto basta per decifrare l'uomo e lo studioso. Al più presto lo incontrerò e certe dinamiche dominanti si realizzeranno, per raggiungere l'agognata verità su quei carri di fuoco che solcano da tempo immemore i nostri cieli. A lui dedico una poesia di Robert Frost che ben delinea la nostra equazione personale. “Due strade trovai nel bosco ed io, io scelsi quella meno battuta, ed è per questo che sono diverso”.


LA NUOVA RIVISTA ORGANO DEL X-TEAM
X-TEAM: NASCE IL GRUPPO DI RICERCA UFOLOGICA SVINCOLATO DAI CONDIZIONAMENTI DEL SISTEMA


Dopo diverso tempo dal lancio della nostra idea di costituire un gruppo di ricerca e divulgazione denominato TEAM AREA 51, è giunto il momento di rendere operativa questa iniziativa. Innanzitutto, il gruppo si presenta ora sotto la nuova denominazione di X-TEAM, scelta dettata da ragioni collegate alla interruzione delle pubblicazioni della rivista mensile “Area 51”, ma soprattutto perché efficace e immediatamente riconoscibile nei suoi intenti. Un nuovo nome che ci auguriamo venga accolto altrettanto favorevolmente.  A breve, verranno contattati quanti hanno già dato la propria disponibilità ad aderire al nostro gruppo (non associazione) presente sull’intero territorio nazionale e interessato a tematiche quali:

1. UFOLOGIA COME ESOPOLITICA ANTI-COVER UP
2. ESPERIENZE DI CONTATTO (AVVISTAMENTI E ABDUCTION)
3. TESTIMONIANZE, DOCUMENTAZIONI, ANALISI DI FOTO E FILMATI

Coloro che effettueranno ricerche ed elaboreranno analisi e possibili tesi, vedranno pubblicato e divulgato quanto raccolto, senza censure e con la massima collaborazione verso tutti gli appartenenti allo X-TEAM e verso le strutture (siti Internet, organi di stampa e di informazione) che vorranno ottenere, a richiesta, maggiori informazioni sui casi sottoposti ad indagine.

Ricordiamo che allo X-TEAM non si può aderire se si è iscritti ad altri gruppi e/o associazioni, in quanto potrebbero venir meno i criteri di correttezza e trasparenza, dapprima verso le associazioni alle quali si è iscritti e, di non secondaria importanza, verso gli appartenenti allo stesso X-TEAM, nel rispetto degli obiettivi prefissati e che verranno condivisi nel suo ambito.  Chiunque (dai 18 anni in su) desideri aderire, può segnalarcelo dichiarando “Voglio far parte dello X-TEAM" e specificando le proprie generalità (non sono ammessi pseudonimi) e i propri recapiti (indirizzo, telefoni, posta elettronica) e i settori di ricerca di interesse con una mail indirizzata a: info@dnamagazine.it  

Nel tempo, saranno creati e/o utilizzati strumenti via Internet (E-Mail, Skype e quant'altro), affinché tutti possano essere contattati singolarmente e direttamente, con appuntamenti quotidiani o settimanali, allo scopo portare avanti, seriamente, la ricerca.

X-TEAM verrà coordinato in redazione da Lavinia Pallotta che, per motivi di impegni professionali, si avvarrà della collaborazione di UFOSKYWATCHERS di Roma, nella persona di Angelo D’Errico e del gruppo che con lui collabora.

X-TEAM ORGANIZATION
 

sabato 1 novembre 2008


SOGNARE, FORSE.

Sto leggendo "Storia del Fantasticare" capolavoro di E. Zolla. Questa demonizzazione del fantasticare, assai opportuna in quest'epoca di farneticazioni, mi fa ulteriormente riflettere sulla questione. So bene che è la [cattiva] fantasia che ci separa dal Principio, ma in fondo quella non è che il riflesso di una fantasia più che "psicologica", il gioco divino (Lila) e la magia creatrice, (Maya).
Anche nel microcosmo uomo la fantasia ha un ruolo, è il polo yin, recettivo del pensiero. Non a caso la fantasia dei singoli risente dello psichismo collettivo. I fantasticatori di professione credono di creare mentre subiscono le indefinite variazioni di temi ripetuti e prevedibili. Noia dell'arte contemporanea "libera".  Essi sono come persi nel polo "materiale" e terreno del pensiero, un mare indefinito.
In condizioni normali la fantasia riflette il cielo.
Chiuso nella sua cella De Sade non può che enumerare la noia del crimine, con la pretesa stolta d'essere esauriente. Eppure fantasticare, lasciare cioè scorrere immagini e suoni, imprese e progetti è hiblis antica, forse adamitica.
I bambini fantasticano avventurandosi nei mondi di sogno, reame duale del sottile, labirinti senza pietra in cui il corretto orientamento è d'obbligo.
Fa riflettere la deriva che prenderà lo stesso Zolla, i cui scritti eruditi e curiosi assumeranno sempre più la forma della reverie, con associazioni discontinue, immagini oniriche, un certo caos sincretistico.
Non basta denunciare i demoni per averne ragione, bisogna convertirli, poiché il fantasticare è anche un luogo di rifugio per l'individuo isolato, un luogo misterioso, illimitato con porte infernali e celesti. Sradicati dalla tradizione, lì possiamo immaginare un ritorno che il mondo con i piedi "per terra" giudica ormai impossibile. Senilità.
Eppur tornare è d'obbligo. Questo è il senso della Vi(t)a. Ad un certo punto anche la fantasia andrà sublimata, ma questa è già alchimia.