Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.
mercoledì 14 dicembre 2011
venerdì 9 settembre 2011
sabato 2 luglio 2011
SENTIERI LUMINOSI E SENTIERI INTERDETTI
Assisto con una certa
dose di fastidio, ad una formidabile campagnia promozionale di
pubblicazioni e convegni, video ed interviste, ad opera di praticoni
spiritual-sciamani new age che millantano scoperte 'incredibili' su
come acquisire poteri e libertà interiori, alla modica cifra di
euri... e tutto spacciato per sperimentato. Come se non bastasse, ad
un uso della magia riveduta e corretta, unita al mentalismo di fine
Ottocento made in USA che assicurava l'aumento delle facoltà umane
liberando l'inconscio; dicevo, oltre alle pratiche diciamo
'esoteriche', i nostri praticoni dell'anima aggiungono alla pietanza
a buon mercato una spruzzatina di fisica dei quanti, che assicurano
essere la base scientifica dell'invisibile. Insomma, mettete in un
unica soluzione, la legge dell'intenzione, stralci di yoga
demitizzato, un po' di Braden con la sua matrix, la quarta via di G.
con relativa scorciatoia, il tutto illuminato dalla proiezione del
film What the Bleep do we know, agitate e manducate q.b. e
servite a tavola. I risultati? Poca roba. Ve lo assicuro. A meno ché
non si voglia vedere quello che non c'è e allora si entra
nell'illusione più pericolosa per la mente. La mia stroncatura, of
course, non è alla cicap pierangeliana. Proprio perché ho
sperimentato da una vita molte strade e dopo averne trovata una che
funzioni realmente, vi posso dire in tutta tranquillità che la
propaganda oggi così di moda su vie alla portata di tutti, di facili
acquisizioni siddhi, è quanto di più deleterio ci possa essere per
l'equilibrio psicoanimico dell'uomo moderno, già messo a dura prova
da scie chimiche, intossicazioni alimentare, batteri-killer
ingegnerizzati, materialismo e capitalismo selvaggio. Se dopo cento
anni di psicoterapie la coscienza è frammentata; se dopo filosofie
aberranti (nichilismo e pensiero debole) l'essere è più smarrito
che mai; se le religioni tradizionali appaiono sempre più
secolarizzate e incapaci di indicare sentieri dello spirito ad una
umanità assetata di assoluto; non saranno le psicotecniche new age a
salvarci dalla fine.
Diffidate, amici, di
quegli autori che promettono poteri dall'universo, dal subconscio,
dagli alieni, ecc., ma affidatevi come primo passo a quanti vi
suggeriscono che la via verso la liberazione è durissima, forse
fuori portata per l'uomo incapsulato da nevrosi e mal di vivere.
Ecco, è meglio sapere che la conoscenza come strumento – non come
fine – è un giacimento quasi irraggiungibile, che credere di
possederla frequentando uno stage del solito furbetto piazzista del
divino. A tale proposito, mi permetto di consigliarvi alcuni testi
che reputo significativi per scoprire la vastità dello spirito.
ELÈMIRE ZOLLA - LE
MERAVIGLIE DELLA NATURA
(Marsilio ed.) facile
reperibilità, ancora in catalogo
RAPHAEL - LA TRIPLICE VIA DEL FUOCO
(Asram Vidya ed.)
ordinatelo direttamente alla casa editrice
LILIAN SILBURN - LA KUNDALINI O L'ENERGIA DEL PROFONDO
(Adelphi ed.) facile
reperibilità
MICHELE ANAGRIO - LE MURA MAGNETICHE
(Dellavalle ed.) tra i
libri usati, forse
SAT - MANTRA LA POTENZA DEI SUONI
(Arktos ed.) direttamente
alla casa editrice
EMILIO SERVADIO – PASSI
SULLA VIA INIZIATICA
(Ed. Mediterranee) in
catalogo
DARIO CHIOLI – TRENTA
LUCI (ed. Magnanelli) chiedetelo all'autore
JULIUS EVOLA – MASCHERA
E VOLTO DELLO SPIRITUALISMO CONTEMPORANEO
(ed. Mediterranee) in
catalogo
GIOVANNI VANNUCCI –
PELLEGRINO DELL'ASSOLUTO
(Ed. Servitium) in
catalogo
ANNICK DE SOUZENELLE –
IL SIMBOLISMO DEL CORPO UMANO
(ed. Servitium) in
catalogo
SILVANO PANUNZIO
opera omnia
sabato 30 aprile 2011
JPII
«È solo nel mistero del Verbo fatto carne che il mistero dell'uomo è visto nella sua vera luce».
(«Gaudium et Spes», 22).
domenica 24 aprile 2011
SAI BABA HA CAMBIATO DIMORA
Il leader spirituale indiano è morto a 85 anni, era ricoverato da 27 giorni nell'ospedale della sua fondazione. Sai Baba ci ha lasciati alle 7.40 ora indiana (4.10 in Italia) per collasso cardiocircolatorio. Il guru conta oltre 10 milioni di fedeli nel mondo, molti di questi negli anni hanno fatto visita all'ashram di Puttaparthi, la cittadina dell'Andhra Pradesh nel sud dell'India.
Su
Sai Baba si sono dette tante cose – guida spirituale, incarnazione
divina, cialtrone, pedofilo, furbo piazzista religioso, ecc. - e
spesso sbagliate. Una certa stampa nostrana, definendolo 'santone'
già ne dava una connotazione dispregiativa. Le autorità inglesi,
preoccupate soprattutto dei trasferimenti di capitali dei propri
sudditi nella forma di donazioni al guru indiano, lo hanno attaccato
facendo circolare 'voci' tremende sulle sue presunte molestie
sessuali ai danni dei fedeli. Alcuni vertici ecclesiastici cattolici
poi, hanno puntato il dito inquisitore su Sai Baba, avvalorando i
rumors sulla sua condotta morale vergognosa. Su questo non mi
sorprendo, del resto spiarono e accusarono pure padre Pio. Ho ragione
di credere che Sai Baba, di là dai suoi sincretismi dottrinali, sia
un canale di manifestazione celeste, nelle forme e nei toni tipici
della cultura e della spiritualità indiana. Ha vissuto su questa
terra da guida di anime, aiutandole a passare la prova umana; ora ha
cambiato dimora, ma la sua vibrazione sacra rimane intatta per chi sa
riceverla.
"Coltivate
la fede e la resa a Dio. Allora la Grazia fluirà in tutte le vostre
azioni perché esse non saranno più azioni vostre ma Sue, e non
avrete da preoccuparvi per le conseguenze che potranno derivarne. A
seguito di ciò tutte le azioni, le parole ed i pensieri
saranno puri, saturi d'amore, portatori di pace. Ripulite i vostri
cuori affinché il Signore possa rifletterSi in essi in tutto il Suo
splendore ed in tutte le Sue miriadi di forme" Sri
Sathya Sai Baba
''Siamo
veri cristiani quando viviamo e pratichiamo gli insegnamenti di Gesù,
non prima!" Sri
Sathya Sai Baba
giovedì 21 aprile 2011
LA SPIRITUALITÀ
La
spiritualità è una condizione necessaria, connaturata all'uomo, da
sempre. Le civiltà nascono, crescono e muoiono. Le ideologie sono
già il sintomo della decadenza dell'umanità, ma vivaddio anch'esse
sono destinate a morire. Rimangono le idee, le grandi idee che
fondano, insieme ai principi, un'era, un mondo; purtroppo giunge il
tempo in cui si eclissano, non trovano più vettori per muovere le
coscienze, passano ahimé di moda o vengono perseguitate insieme ai
suoi portatori. Cosa ci rimane, allora, quale credenza ci dà la
forza di andare avanti? Il bisogno, il caso, la necessità, il
desiderio? Solo la spiritualità è la stella polare del nostro
viaggio periglioso, è la ricerca di senso per l'incontro col
numinoso, col sacro, con Dio; la ri-scoperta di un livello superiore
dell'esistere è il pane interiore che ci permette di resistere in
mezzo alle tempeste della vita e di crescere. Il culto tutto moderno
che abbiamo reso al corpo, rinnega la resurrezione, la trasmutazione
possibile. Il corpo è la dimensione più densa dello spirito, va
pertanto percepito sempre sotto tale condizione. Mentre un cattivo
uso, una concezione riduzionista del soma, una sua sopravvalutazione
o anche un suo impoverimento genererà nevrosi, disorientamento,
perdita di valore. Ecco, la spiritualità è il senso da dare alla
Vita, è la strada del ritorno alla casa del padre. Senza dicotomie,
senza separazioni, ma integrali, armonici.
lunedì 14 marzo 2011
I MIRACOLI
Tante voci si levano, invocazioni, speranze, grida d'aiuto. In altri tempi l'umanità si è rivolta così, con tutta se stessa, all'invisibile che risiede di là dalla dimensione terrena.
SI ATTENDE QUALCOSA, SI SPERA IN QUALCOSA.
È l'infelicità cronica, il dolore, la paura che provoca reazioni conseguenti per la sopravvivenza; se non si sperasse più sarebbe la fine per l'uomo e per il mondo.
Ma l'uomo è incatenato alla sua continuità, da una legge superiore e non si rassegna ad accettare quello che lui stesso ha generato.
Errori di molti, di pochi a volte, in un ingranaggio che gli ha preso la mano, che non può più controllare e che lo trascina lungo una china di desolazione.
E l'uomo ormai conscio della sua incapacità si rivolge alle potenze celesti, a quel numinoso tanto spesso dimenticato o rifiutato, per chiedere soccorso nel momento dell'estremo bisogno. Forse è proprio quest'anelito che, per una dinamica trascendente la mente umana, richiama le energie primordiali di cui intuiamo l'esistenza e che santi ed eroi ne hanno avuto esperienza diretta.
Quante volte durante il ciclo cosmico dell'esistenza, l'umanità ha invocato queste forze ausiliatrici? Quante volte sono intervenute?
I miracoli avvengono, ma non sottostanno al nostro criterio di valutazione della necessità, tutto obbedisce alla legge d'equilibrio che governa gli universi.
Ad ognuno il suo cammino. Dobbiamo percorrerlo, compierlo fino in fondo confidando nella guida sovrasensibile e allora il miracolo si attuerà dentro di noi e ci accompagnerà passo dopo passo insieme alle nostre azioni e ai nostri pensieri elevati, ma anche con tutti i nostri sbagli, invero molti, e le illusioni.
IL MIRACOLO È PURE TROVARE IN NOI STESSI LA FORZA DI RESISTERE OLTRE LE AVVERSITÀ, DI SOGNARE OLTRE OGNI RISVEGLIO, DI CREDERE OLTRE OGNI DELUSIONE, DI AMARE OLTRE OGNI RIFIUTO.
domenica 27 febbraio 2011
L'OCEANO NON SI PUÒ CONTENERE IN UN BICCHIERE
Su
Osho (Bhagwan Shree Rajneesh, 11.12.1931/19.01.1990) se ne sono dette
e fatte di tutti i colori. Dal cultismo fanatico alla stroncatura
senza se e senza ma. Adulato, odiato, perseguitato, sospettato di
traviare i giovani, di destabilizzare la società e la famiglia. Ma
chi era questo guru amante della bella vita ma non attaccato ad essa?
Per la sua biografia, navigate un po' sul web e ne troverete a iosa,
apologetiche e irridenti, comunque utili per farsi un'idea, sommaria
certamente, ma indicativa di quante e diverse opinioni ha suscitato
l'indiano. Nel 1981 si trasferisce in America e fonda un Ashram
nell’Oregon, ad Antelope. Raineeshpuram. Venne arrestato il 28
ottobre del 1985 a Charlotte nella Carolina del nord e fu tenuto in
stato di arresto per dodici giorni. Motivo dell’arresto:
immigrazione clandestina. In poche parole, per quello che, in Oregon,
è un semplice illecito amministrativo Osho fu tenuto, illegalmente,
dodici giorni in prigione e gli fu comminata una pena di dieci anni
di galera (con la sospensione condizionale) in aggiunta
all’espulsione dagli USA. Per i suoi discepoli fu avvelenato
proprio durante la sua permanenza nel carcere, con somministrazioni
massicce di tallio. Perché fu assassinato? Dava così fastidio
all'establishment? I fondamentalisti cristiani d'America lo
accusavano delle peggiori nefandezze, l'FBI lo controllava molto da
vicino. Personalmente, credo che sia stato ammazzato per motivi
concernenti la sua attività spirituale, spiazzante e potenzialmente
pericolosa per una società conservatrice come quella occidentale e
americana in particolare. Da chi? Mah? Chi ha licenza di uccidere
senza essere perseguito dalla Legge? Chi teme il singolo o il
movimento d'opinione che rompe gli argini del vivere comune e dello
Stato? L'eretico fa sempre paura e per questo è ritenuto un nemico
da abbattere.
Ho letto molti dei libri
di Osho pubblicati in Italia ed ho avuto contatti e li ho tutt'ora
con i suoi seguaci, i quali mi hanno stupito per la loro coerenza e
fedeltà agli insegnamenti del maestro. Ho notato che la sua dottrina
sincretistica – buddhismo, cristianesimo delle origini, taoismo,
zen, vedantismo – è particolarmente suggestiva; a volte
profondissima altre, curiosamente superficiale. Alcuni passi tratti
dalle sue opere, sono travolgenti, rivelano una conoscenza e una
meditazione seria, vissuta. Insomma, Osho non è quel cialtrone come
ci è stato dipinto dalla pubblicistica del tempo. È sì un uomo
controverso, eccessivo, intrigante, forse pure un amante disinibito
se non immorale, un testardo fustigatore della Chiesa cattolica. Un
peccatore? Certamente, ma chi non lo è. Forse proprio perché si è
messo in gioco tutta la vita, tentando possibili e impossibili
fusioni tra spiritualità e religioni diverse, apprezzando il lusso e
le belle donne, è stato capace di comprendere meglio di molti
professorini di Dio la vita nella sua pienezza, con tutte le
contraddizioni, le cadute che un tale percorso produce. Un guru? Un
maestro? Per me è uno che ha navigato veramente nell'oceano della
propria anima, scoprendo porti sicuri e insidie seducenti, perdendo
di vista a volte la rotta, con la consapevolezza che ogni anima
confina col tutto.
“Si dovrebbe accogliere la morte con gioia... è uno dei più grandi eventi della vita. Nella vita, esistono solo tre grandi eventi: la nascita, l’amore e la morte. La nascita, per tutti voi, è già accaduta: non potete farci più nulla. L’amore è una cosa del tutto eccezionale... accade solo a pochissime persone, e non lo si può prevedere affatto. Ma la morte, accade a tutti quanti: non la si può evitare. È la sola certezza che abbiamo; quindi, accettala, gioiscine, celebrala, godila nella sua pienezza. La morte è semplice svanire nella fonte. La morte è andare nel regno di ciò che non è manifesto: è addormentarsi in Dio. Di nuovo tornerai a fiorire. Di nuovo rivedrai il sole e la luna, e di nuovo e ancora... fino a quando non diventi un Buddha, fino a quando non riuscirai a morire in piena coscienza; fino a quando non sarai in grado di rilassarti in Dio consciamente, con consapevolezza. Solo allora, non esiste ritorno: quella è una morte assoluta, è la morte suprema.”
estratti dal libro IL CANTO DELLA MEDITAZIONE
Prefazione
Questo libro ci conduce in modo semplice e diretto all'essenza della meditazione. Si tratta di una serie di discorsi in cui Osho commenta il canto della meditazione, un breve testo di Hakuin, maestro zen del XVIII secolo, "Il canto di Hakuin non è un canto, non è una canzone qualsiasi; è una delle affermazioni più straordinarie che siano mai state pronunciate ... Più sai che cos'è la meditazione - non intellettualmente ma esistenzialmente - più senti cos'è la meditazione, più facilmente ti ci addentri. E un giorno il suo significato esploderà in te".
Questo libro ci conduce in modo semplice e diretto all'essenza della meditazione. Si tratta di una serie di discorsi in cui Osho commenta il canto della meditazione, un breve testo di Hakuin, maestro zen del XVIII secolo, "Il canto di Hakuin non è un canto, non è una canzone qualsiasi; è una delle affermazioni più straordinarie che siano mai state pronunciate ... Più sai che cos'è la meditazione - non intellettualmente ma esistenzialmente - più senti cos'è la meditazione, più facilmente ti ci addentri. E un giorno il suo significato esploderà in te".
Premessa di Osho
(pag. 9)
Ho letto il canto della
meditazione di Hakuin molti anni fa, ma non ricordo di avergli dato
lo stesso significato che gli dai tu. È naturale! Il mio significato
è il mio significato, il tuo significato è il tuo. Come potrebbe
essere lo stesso? Non è possibile! La tua interpretazione scaturisce
da te, non ha niente a che vedere con il canto di Hakuin. Quando
leggi il vangelo, non leggi Gesù, ma te stesso. Quando leggi la Gita
non leggi Krishna, ma te stesso. La tua interpretazione non è
presente nel libro, è naturale: il libro è solo una scusa …
(pag. 10) Ricorda: mentre mi ascolti metti da parte la tua mente. Ascolta per la pura gioia di ascoltare, come ascolti un uccello cantare, come ascolti il vento tra gli alberi, solo così. Non c'è alcun bisogno di preoccuparsi del significato. In questo modo ti avvicinerai al vero significato. ...
Il silenzio (pag. 20-22)
Hakuin era un uomo di
poche parole, un uomo di silenzio. Poteva non parlare per anni , e
poi dire una o due parole. Una volta l'imperatore del giappone lo
invitò a tenere un sermone a palazzo. La regine e il re, il primo
ministro, gli altri ministri, gli alti ufficiali e i generali, tutti
si riunirono con profondo rispetto per ascoltarlo. Hakuin si
presentò, si fermò un minuto, si guardò attorno e lasciò la sala.
Il re era sconcertato. Chiese al primo ministro: "Che cosa gli è
preso? Eravamo venuti per ascoltarlo!". Il vecchio primo
ministro rispose: "Questo è il più grande sermone che io abbia
mai ascoltato. L'ha pronunciato! Tu gli avevi chiesto di venire e
insegnarti il silenzio. E lui l'ha insegnato! È stato lì, in
silenzio, era silenzio. Che cosa chiedi di più? Che cosa domandi
ancora? In quei pochi secondi egli era puro silenzio. Era assoluto
silenzio. Era silenzio vibrante, pulsante. Ma tu cercavi di sentire
delle parole". Ma sul silenzio nulla può essere detto, e tutto
ciò che viene detto è sbagliato. Come puoi dire qualcosa sul
silenzio? Qualunque cosa tu dica lo renderà falso. Ecco perchè Lao
Tzu cide: non si può dire nulla sul Tao - e se si dice qualcosa, nel
momento stesso in cui viene detto diventa falso. Il Tao è silenzio,
ma non il silenzio di un cimitero. È il silenzio di un giardino,
dove gli alberi sono vivi e respirano, eppure c'è completo silenzio.
Non è un silenzio morto, è un silenzio vivo. Ecco perchè Hakuin ha
chiamato questo canto: Canto della Meditazione.Buddha
dice: mi avvicino alla realtà non credendo, ma vedendo. La sua
religione è stata definita "ihi passika" : "vieni e
vedi", non "vieni e credi". Buddha dice: "vieni e
vedi, ihi passika". E' qui, presente - devi solo venire e
vedere. Non ti chiede di credere. Egli è l'unico grande maestro al
mondo che ha abbandonato la professione di fede - e lasciandola
cadereha trasformato la religione da una cosa molto infantile a una
molto matura. Con Buddha la religione è diventata giovane. Prima era
infantile. Era una sorta di credo - il credo è superstizione, è
frutto della paura. Il credo è cieco. Buddha ha dato gli occhi alla
religione. Egli dice: se vedi non c'è alcun bisogno di credere.
Quando hai visto non c'è credo, c'è conoscenza.
La meditazione (pag. 22)
La meditazione non è
altro che l'arte di aprire gli occhi. L'arte di pulire i tuoi occhi,
l'arte di eliminare la polvere che si è accumulata sullo specchio
della tua consapevolezza. È naturale che la polvere si accumuli.
L'uomo ha continuato a viaggiare per migliaia di vite - e la polvere
si è accumulata. Noi siamo tutti viaggiatori, molta polvere si è
accumulata - così tanta che lo specchio è completamente scomparso.
C'è solo polvere su polvere, strati e strati di polvere, e tu non
riesci a vedere lo specchio. Ma lo specchio è ancora lì - non lo si
può perdere, poichè è la tua vera natura. Se si potesse perdere
non sarebbe la tua natura. Non è che tu hai uno specchi, tu sei lo
specchio. Il viaggiatore è lo specchio - non può perderlo, può
solo dimenticarlo. Al massimo, si tratta di una dimenticanza. ...
Il desiderio e la
felicità (pagg. 23, 24, 25, 35)
Felicità. Beatitudine.
Gioia. Ecco cosa stai cercando. L'hai cercata per millenni e non
l'hai ancora trovata. È il momento, il momento giusto, per
ripensarci, per meditare di nuovo. Hai continuato a cercare, a
sforzarti così intensamente - forse ti stai perdendo proprio a causa
di questo sforzo? È forse questo cercare che ti allontana dalla
felicità? Pensiemoci di nuovo, riflettiamoci sopra. Fai una piccola
pausa nella tua ricerca, fai un riepilogo.... Nessuno l'ha mai
trovata cercandola. C'è qualcosa di sbagliato nella ricerca stessa.
Mentre cerchi, naturalmente ti dimentichi di te stesso; cominci a
guardare dappertutto, in qualunque altro posto ... E la ricerca
diventa sempre più disperata, poiché cerchi sempre più
intensamente e non trovi nulla, sarai preso da un'ansia spasmodica:
"Ce la farò, questa volta, o mi sfuggirà di nuovo?".
La felicità è la funzione della tua consapevolezza quando è risvegliata. L'infelicità è la funzione della tua consapevolezza quando è addormentata.
Forse il tentare porta persino all'infelicità. Forse tutto il rumore del mio desiderare ha tenuto lontano lo strano uccello dalle mie spalle. Ho inseguito la felicità così a lungo e così fortemente. Ho cercato nei luoghi più remoti, in lungo e in largo. Ho sempre immaginato che la felicità fosse un'isola nel fiume. Forse essa è il fiume. Pensavo che la felicità fosse il nome di una taverna in fondo alla strada. Forse essa è la strada. Credevo che la felicità fosse sempre domani, e poi domani, e poi domani, e domani ancora. Forse essa è qui. Forse essa è ora. E io ho guardato in qualsiasi altro luogo.
venerdì 25 febbraio 2011
LE COSE SONO SEMPRE COME SONO
... le cose prendono sempre il loro corso naturale lo si voglia o no. Avere degli scopi non le influenza in un modo o nell'altro. Per di più, poiché nulla nel mondo della forma rimane per un solo attimo senza mutamento che differenza c'è tra la mortalità e l'immortalità? I succhi che dalla tua tomba nutriranno le erbe non saranno più tuoi ; perché dovrebbe essere altrimenti con qualsiasi residuo spirituale che tu potresti avere? Supponiamo che tu abbia uno spirito destinato a vivere per eoni; poiché il suo mutamento non può mai cessare, per quanto tempo sarà il tuo spirito? ... con la speculazione non si ottiene nulla. Le cose sono sempre come sono. Imparare ad accettare ciò che si presenta è l'unica via per la tranquillità.
John
Blofeld
martedì 1 febbraio 2011
Gli "Aurei Detti" di Pitagora
Da Introduzione alla Magia, a cura
del "Gruppo di Ur", Roma, Mediterranee, 1971, 19842, vol.
II, pp. 8-9.
Prima gl'Idii immortali, a norma di lor gerarchia,
adora: e l'Orco poi venera, e i fulgidi Eroi indiati.
Ai sotterranei Dàimoni esegui le offerte di rito,
e ai genitori fa onore, e ai nati più prossimi a te.
Degli altri, ogni più egregio per merito renditi amico,
lui con serene parole, con utili azioni imitando.
Né in ira averlo, per lieve mancanza l'amico, a potere tuo:
ché già, accanto al potere, convive la Necessità.
Quindi di tai cose tu sappi, e sappi infrenar queste altre:
lo stomaco anzitutto, e così il sonno, e sì il sesso,
e sì la brama. Turpezza, perciò, non con altri farai,
e non da solo: pudore abbi anzi con te più di tutto.
Poi sempre, a detti e in fatti, esercitare equità,
e abituarti a mai essere, in cosa veruna, avventato,
e ricòrdati che, insomma, a tutti è pur d'uopo morire.
Quindi, ricchezze, oggi cerca acquistarne, esitarne domani;
e quanti, per daimoniche sorti, han dolori i mortali,
quei che tu n'abbia in destino, sopportali calmo, senz'ira.
Curarli, sì, ti conviene, a tutto potere: e pensare
che non poi molti, ai buoni, la Mòira dolori ne dà.
Discorsi, a umano orecchio, ne sogliono, e vili ed egregi,
battere: tu, né di quelli ti urtar, né da questi permetti
ch'altri ti stolga: e se mai venga detta menzogna, con calma
tu le resisti: ed, in tutto, adempi quanto ora ti dico.
Niuno, né con parole mai, né con opere, a indurti
valga, a mai dire o far cosa che a te poi il meglio non fosse.
Prima di agire rifletti, perciò: che non seguan stoltezze;
ché fare o dir stoltezze, la è cosa da uomo dappoco.
Ma tu le cose farai, che poi non ti nuocciano: niuna,
quindi, che assai bene esperto tu non ne sia; ma, quanto
davvero è d'uopo, impara, e vita lietissima avrai.
D'uopo è così, non già incuria aver per l'igiene del corpo,
ma ed in bevanda e in cibo, e nella palestra, misura
serbar: misura ciò dico, che niuna mai noia ti rechi.
Quindi a una dieta ti adusa, pulita, ma senza mollezze;
quindi dal compier ti astieni ogn'atto che susciti invidia.
Così, oltre il congruo non spendere, a mo' di chi il bello non sa,
nè già esser gretto: misura, in tutto, è davver nobiltà.
Non fare insomma il tuo male, e pondera prima di agire.
Onde anzitutto dal sonno, per quanto soave, sorgendo,
subito dàtti ben cura di quanto in giornata vuoi fare.
E non il sonno negli occhi, per quanto languenti, accettare,
prima che ogn'atto tuo diurno, tre volte abbi tratto ad esame:
"Dove son stato? che ho fatto? qual obbligo non ho adempiuto?"
E dal principio partendo, percorri anche il dopo del dopo.
Bassezze hai fatto? ten biasima. Elette azioni? ti allegra.
Di quelle affliggiti, a queste ti adopra, ed a ciò ti appassiona:
a ciò che della virtus divina sull'orme porrà.
Sì, sì: per Quegli che all'anime nostre ha trasmessa la Tetrade,
fonte alla eterni-fluente Natura. Ma all'opra ti accingi
tu, il compimento pregandone ai Numi: e da essi afforzato,
saprai degli Iddii immortali, saprai degli umani caduchi,
l'essenza ond'uno trapassa, ond'altri si volve ed impera.
Saprai Themi, che sia; Natura, a sé identica ovunque;
e il non sperare l'insperabile, e il non lasciar nulla inspiegato.
Saprai che gli uomini prove sopportan da essi accettate.
Miseri: accanto a loro sta il bene, e nol vede né ode
niuno, e, la liberazione dei mali, la scorgono pochi;
tal Parca il senno ai mortali deprava! E ne son trabalzati
qua, e là, come su mobili rulli, tra urti infiniti.
Trista seguace è congenita in essi un'occulta e maligna
irosità, da eccitarsi non già, ma allentarsi e fuggirsi.
Zeus padre, eh sì, li torresti pur tutti a pur molte sciagure,
se a tutti ti degnassi svelare di qual dàimone han l'uso.
Ma tu, coraggio: l'origine di quei mortali è divina,
a cui Natura va aprendo le arcane virtù ch'ella spiega.
Se di essi in te c'è qualcosa, verrai sin là dove ti esorto,
reintegrato e silente, e l'anima immune da mali.
Ma lascia i cibi ch'io dissi, nei dì che a far pura e disciolta
l'anima intendi: ed osserva, discevera e vàluta tutto,
e Intelligenza sovrana erigi ad auriga dall'alto.
Così, se il corpo lasciando, nell'etere libero andrai,
spirìtuo nume immortale, non più vulnerabil, sarai.
Prima gl'Idii immortali, a norma di lor gerarchia,
adora: e l'Orco poi venera, e i fulgidi Eroi indiati.
Ai sotterranei Dàimoni esegui le offerte di rito,
e ai genitori fa onore, e ai nati più prossimi a te.
Degli altri, ogni più egregio per merito renditi amico,
lui con serene parole, con utili azioni imitando.
Né in ira averlo, per lieve mancanza l'amico, a potere tuo:
ché già, accanto al potere, convive la Necessità.
Quindi di tai cose tu sappi, e sappi infrenar queste altre:
lo stomaco anzitutto, e così il sonno, e sì il sesso,
e sì la brama. Turpezza, perciò, non con altri farai,
e non da solo: pudore abbi anzi con te più di tutto.
Poi sempre, a detti e in fatti, esercitare equità,
e abituarti a mai essere, in cosa veruna, avventato,
e ricòrdati che, insomma, a tutti è pur d'uopo morire.
Quindi, ricchezze, oggi cerca acquistarne, esitarne domani;
e quanti, per daimoniche sorti, han dolori i mortali,
quei che tu n'abbia in destino, sopportali calmo, senz'ira.
Curarli, sì, ti conviene, a tutto potere: e pensare
che non poi molti, ai buoni, la Mòira dolori ne dà.
Discorsi, a umano orecchio, ne sogliono, e vili ed egregi,
battere: tu, né di quelli ti urtar, né da questi permetti
ch'altri ti stolga: e se mai venga detta menzogna, con calma
tu le resisti: ed, in tutto, adempi quanto ora ti dico.
Niuno, né con parole mai, né con opere, a indurti
valga, a mai dire o far cosa che a te poi il meglio non fosse.
Prima di agire rifletti, perciò: che non seguan stoltezze;
ché fare o dir stoltezze, la è cosa da uomo dappoco.
Ma tu le cose farai, che poi non ti nuocciano: niuna,
quindi, che assai bene esperto tu non ne sia; ma, quanto
davvero è d'uopo, impara, e vita lietissima avrai.
D'uopo è così, non già incuria aver per l'igiene del corpo,
ma ed in bevanda e in cibo, e nella palestra, misura
serbar: misura ciò dico, che niuna mai noia ti rechi.
Quindi a una dieta ti adusa, pulita, ma senza mollezze;
quindi dal compier ti astieni ogn'atto che susciti invidia.
Così, oltre il congruo non spendere, a mo' di chi il bello non sa,
nè già esser gretto: misura, in tutto, è davver nobiltà.
Non fare insomma il tuo male, e pondera prima di agire.
Onde anzitutto dal sonno, per quanto soave, sorgendo,
subito dàtti ben cura di quanto in giornata vuoi fare.
E non il sonno negli occhi, per quanto languenti, accettare,
prima che ogn'atto tuo diurno, tre volte abbi tratto ad esame:
"Dove son stato? che ho fatto? qual obbligo non ho adempiuto?"
E dal principio partendo, percorri anche il dopo del dopo.
Bassezze hai fatto? ten biasima. Elette azioni? ti allegra.
Di quelle affliggiti, a queste ti adopra, ed a ciò ti appassiona:
a ciò che della virtus divina sull'orme porrà.
Sì, sì: per Quegli che all'anime nostre ha trasmessa la Tetrade,
fonte alla eterni-fluente Natura. Ma all'opra ti accingi
tu, il compimento pregandone ai Numi: e da essi afforzato,
saprai degli Iddii immortali, saprai degli umani caduchi,
l'essenza ond'uno trapassa, ond'altri si volve ed impera.
Saprai Themi, che sia; Natura, a sé identica ovunque;
e il non sperare l'insperabile, e il non lasciar nulla inspiegato.
Saprai che gli uomini prove sopportan da essi accettate.
Miseri: accanto a loro sta il bene, e nol vede né ode
niuno, e, la liberazione dei mali, la scorgono pochi;
tal Parca il senno ai mortali deprava! E ne son trabalzati
qua, e là, come su mobili rulli, tra urti infiniti.
Trista seguace è congenita in essi un'occulta e maligna
irosità, da eccitarsi non già, ma allentarsi e fuggirsi.
Zeus padre, eh sì, li torresti pur tutti a pur molte sciagure,
se a tutti ti degnassi svelare di qual dàimone han l'uso.
Ma tu, coraggio: l'origine di quei mortali è divina,
a cui Natura va aprendo le arcane virtù ch'ella spiega.
Se di essi in te c'è qualcosa, verrai sin là dove ti esorto,
reintegrato e silente, e l'anima immune da mali.
Ma lascia i cibi ch'io dissi, nei dì che a far pura e disciolta
l'anima intendi: ed osserva, discevera e vàluta tutto,
e Intelligenza sovrana erigi ad auriga dall'alto.
Così, se il corpo lasciando, nell'etere libero andrai,
spirìtuo nume immortale, non più vulnerabil, sarai.
domenica 16 gennaio 2011
RENDI LE COSE ESSENZIALI
La meditazione è uno
stato interiore su come rendere le cose … essenziali. Mentre ti prepari a radunare tempo spazio e conoscenza, lascia suonare sullo
stereo un album di musica ambient che assorba i
suoni esterni, li incorpori, fino a non coinvolgerti più, … la
percezione ordinaria della realtà molteplice, dialettica, cambierà,
diventerà molto dolce. Emergerà una nuova vibrazione. Ti si apriranno piani vibranti, vedrai luoghi significativi, potenti. Una rampa di lancio verso orizzonti infiniti ti apparirà.
È un sito magico, sacro, capace di catalizzare le tue energie altrimenti sopite. Un talismano contro i mali.
lunedì 10 gennaio 2011
X TIMES N. 27 DAL 6 GENNAIO IN EDICOLA
SOMMARIO
Pagg.
6-9 Reports dal Mondo, a cura della Redazione
Pagg.
12-15: “La Fine dell’Acqua”, di Silvia Agabiti Rosei
L’esplosione
demografica e lo sfruttamento delle risorse idriche per uso
industriale stanno compromettendo le riserve di acqua mondiali, con
previsioni drammatiche per tutto il pianeta
Pagg.
16-19: “Gli UFO all’epoca di Franco”, di Javier G. Blanco
Prima
dello storico avvistamento di Kenneth Arnold, dal 1936 al 1939 in
Spagna, durante la Guerra Civile si verificarono avvistamenti di
oggetti volanti non identificati e misteriose entità
Pagg.
20-24: “Basi Militari ai Confini della Realtà”, di J.M.G.
Bautista e J. Fernandez
In
Spagna, avvistamenti UFO e incontri con strane entità nei pressi di
installazioni aeronautiche
Pagg.
26-35: “Mohenjo-Daro e le guerre atomiche dell’antica India”,
di Enrico Baccarini
Un
viaggio tra i misteri di una terra enigmatica che sembra ancora
celare una storia non svelata all'umanità
Pagg.
38-43: “Dalle Tenebre”, di Federico Bellini
La
specie aliena dei Ringhio, o “6 Dita”, il suo ruolo nelle
abduction, l’Universo da dove proviene...
Pagg.
44-49: “I Gruppi di Potere Alieno: Le Mantidi”, di Luciano
Scognamiglio
Pagg.
50-53: “Verità del Quarto tipo”, di Farah Yurdozu
Nel
suo discusso film, il regista Olatunde Osunsanmi propone una
personale interpretazione del fenomeno abduction, e fra verità e
finzione
Pagg.
54-57: “UFO su Guantanamo?”, di Bob Pratt
Un
testimone parla di dischi volanti e navi madre sulla base di
Guantanamo prima della rivoluzione di Castro. Un grande giornalista
indaga
Pagg.
58-62: “La Bestia del Gévaudan”, di Umberto Visani
Nella
Francia del ‘700 una creatura misteriosa fa strage fra la
popolazione locale ma nessuno riesce a catturarla. I testimoni,
terrorizzati, descrivono un essere mostruoso, diverso da tutti gli
altri, finché un giorno...
Pagg.
64-67: “In Piazza contro le Scie Chimiche” di Andrea della
Ventura
Pagg.
68-69: “Il finto silenzio”, di Whitley Strieber
Pagg.
70-75: “La radice della realtà”, di Angelo Ciccarella
Esistono
universi e dimensioni diversi dai nostri che la scienza ancora non
riesce a esplorare. Antiche conoscenze esoteriche e spirituali
permetterebbero invece di comprendere la natura di ciò che ci
circonda, come anche la vera natura dell’uomo e degli
extraterrestri
Pagg.
78-82: X Media Times, a cura di Pino Morelli
sabato 8 gennaio 2011
MEDITAZIONI IN PUNTA DI SPIRITO
LA
SECONDA MORTE
Inciampando
nella materia, ci areniamo nella mancanza d'energia. Drogati dalla
personalità, malati di abitudini e di ripetizioni, ubriachi di
sogni, come agire perché lo spirito precipiti nel crogiolo
dell'anima e acceda ad altre dimensioni? Rosi dal pensiero,
decomposti da emozioni incontrollate, rinsecchiti dall'indifferenza,
saremo un giorno capaci di affrontare la seconda morte a occhi
aperti?
IL
VARCO
Se
le barriere tra i diversi mondi stanno assottigliandosi, saremo
esposti nel macrocosmo e nel microcosmo ad un certo tipo di
"invasioni", questo comporterebbe in qualche modo
un'esposizione maggiore alla follia e alle malattie mentali.
Tuttavia, l'assottigliarsi delle mura magnetiche, il Varco appunto,
comporterà pure una ricezione di proporzioni universali del raggio
cosmico trasmutatore. Affinché la morte sia una nascita, occorre
passare per la dissoluzione, sempre accompagnata da una putrefazione.
RUBINETTI MENTALI APERTI
Vivificare
in modo grossolano i centri sottili e non per grazia santificante
ricevuta, è un procedimento che sfocia nel controiniziatico e nel
demoniaco. Questo mi fa pensare che sia un modo per dare dei colpi
alla "grande muraglia" in procinto di cedere, e di esporsi
in prima persona ai pericoli conseguenti.
IL
2012
È
incubo reale, materiale, psicospirituale, per cui le "interferenze"
di altri mondi, vengono rivestite di quelle che in questo momento
chiamerei i nostri "strati" mentali. Alla fine sopravviverà
solo chi avrà risvegliato l'occhio dell'Invisibile...
Se
la mente può agire al margine del cervello, allora funziona al
margine dello spazio e del tempo. E se la mente funziona al margine
dello spazio e del tempo, è incorruttibile. Esiste qualcosa come un
corpo sottile, astrale, il Linga-Sarira, della filosofia indù, che
si stacca con la morte; ebbene, io sono riuscito a utilizzarlo –
scusate la brutta parola – su questo piano a piacimento o quasi. Lo
chiamo mercurio volatile. Ho l'impressione di galleggiare e
sperimento una sensazione meravigliosa di libertà. Abbiamo
proprietà, capacità dentro noi stessi, inimmaginabili ed io le ho
sperimentate. Non vi nascondo le difficoltà, i rischi, il mio
attuale precario stato di salute. Non è tutto rose e fiori, come ce
lo raccontano i new agers. Storielle. Il lavoro animico è tremendo,
pieno di trabocchetti, ma vi assicuro che vale la pena. Non stiamo su
questa terra per lavorare, soffrire, scoppiare, e di tanto in tanto
passare qualche ora lieta, quando capita. No, c'è ben altro. Ma il
sistema ci compra le emozioni e il tempo. Droghe e alcool fanno il
resto. Io non ci sto. Abbiamo il diritto-dovere di capire le cose da
soli e di scegliere. Non permettiamo a nessuno di rubarci l'anima.
Solo
l'uomo "colto" è libero. Cioè solamente colui che ha
coltivato la propria Anima, divenendo Giardiniere dei propri
pensieri, può considerarsi il vero fautore delle proprie scelte.
Come si coltiva l'Anima?
Lege,
Relege, Ora, Laborat et Inveniet
Leggi,
rileggi, prega, lavora e troverai
Asteniamoci dal giudizio che polarizza e vedremo che sono solo fiori. A volte il loro peso è insopportabile ma è con la pressione che nascono i diamanti. È nella Pressione che si nasconde il segreto, in tutto ciò che ci disgusta e ci raccapriccia. Non si deve amarla quando ci viene incontro ma nemmeno maledirla, la si deve accettare come un'opportunità per comprendere, come novelli chironi che accettano serenamente di soffrire ma che non smettono di cercare la propria medicina.
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