Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

martedì 17 febbraio 2009

RISPOSTA A PABLO

Sul caso Eluana si è spaccata l'Italia. Intellettuali laici, politici, sacerdoti, medici e le cosiddette persone comuni (ma comune non è nessuno) hanno tutti espresso più o meno con serenità le più svariate opinioni. La mia non è una opinione. Cerco con questo blog di parlare di ciò che esperimento, di ciò che provo, di ciò che conosco. Caro Pablo, rispetto la tua posizione tuttavia non la condivido, perché è un modo di pensare moderno il ritenere la vita, la morte, la coscienza come fenomeni psicobiologici, limitati nel tempo e nello spazio, sottoposti alla seconda legge della termodinamica, pertanto classificabili secondo parametri scientifici e sociali. Questa posizione riduzionista ci ha portato a fuggire la paura e la sofferenza con l'uso della chimica. Stiamo diventando fragili e impotenti verso tutto ciò che non capiamo o abbiamo dimenticato. Viviamo esistenze fatte di falsi idoli e fugaci miti televisivi. Ci spaventa tutto ma fingiamo di essere padroni della vita e della morte. Abbiamo in realtà paura della morte perché non sappiamo cosa sia, allora pensiamo di vincerla addolcendola giocando di anticipo. Eluana e quanti come lei, se sorridono pur nel tunnel limbico in cui si trovano, se hanno ancora gemiti o sensazioni, fanno ancora parte di questa dimensione terrena e nessuno, dico nessuno, ha il diritto di chiudere la partita prima che sia finita. Anche per chi non ha il dono della fede - fede in un trascendente sia esso indù, ebraico, cristiano o buddhista, oppure consapevolezza in ciò che ci supera - la vita è un valore e un bene assoluti, altrimenti non ha più senso niente. Pablo, non augurare a nessuno il male perché è indegno di te, non pensare di rafforzare il tuo discorso con la tesi secondo cui bisognerebbe provare le sofferenze estreme per capire quanto è tremendo il dolore. Io l'ho provato il dolore estremo, e ti assicuro che qualcosa di più forte del bios, più grande delle ideologie, più bello di qualsiasi ricchezza terrena è presente dentro di noi. Non c'è microscopio che possa rilevarlo, non c'è Piero Angela che possa negarlo, non c'è scienziato che possa sezionarlo. Lo spirito è ciò che permane, non nasce ne muore con noi. Esso è presente, qui e ora, e percepisce oltre il velo delle apparenze, è in ogni dove e oltre ogni cosa. E si fa sentire sopra la nostra coscienza squarciata, lenisce il dolore, la sua voce è più del frastuono del mondo.

Nessun commento: