Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

martedì 7 aprile 2009

LA PAURA E IL MISTERO

ilGiornale.it n. 83 del 2009-04-07
LA PAURA E IL MISTERO
di Geminello Alvi
Dalla pace del sonno torni giù, e nel buio senti il tremore che pervade tutto, e lo vedi: non è la forza della mano di qualcuno che ti scuote o del cane che si gratta. Persino dalla finestra, aperta perché ieri c’era un caldo strano, senti l’onda immane; ne rimbombano le colline intorno, come un organo. E quindi pure le pareti, mentre il bicchiere scivola, cade e scoppia. Non ha finito di sfogarsi. Pensi ai tuoi vecchi e ai bambini: devono vestirsi. Ma non riesci a dirlo: tutto si sta tendendo come una molla. Puoi ben poco: soltanto sperare che l’onda cupa che è adesso la terra non si sia caricata troppo. E aspetti, mentre il respiro si sospende e l’anima resta in un qualcosa ch’è prima di una preghiera. Perché questo sentirsi il niente sotto si apre dentro, terribile e sacro.Ma l’oscillazione si rallenta. E però non c’è stato il boato. Dunque era altrove.
Ma se qui è stato così forte, viene da farsi il segno della croce, perché di certo altrove qualcuno c’è morto, e non pochi. Eccola lì la notte del terremoto su una collina delle Marche. E poi la televisione accesa per sapere, ma che non dice niente, mentre per cautela ci si veste, perché può venirne un’altra. Per radio invece dicono che il disastro è in Abruzzo. E arriva un sollievo vile: mezzo vestito te ne ritorni a dormire, ovvero al consueto sentire.
E però restano la mattina quei poveretti, con le coperte sulle spalle per strada, e le foto degli impolverati cadaveri, e gli eroi. Ma soprattutto resiste il senso di immane sospensione del consueto. Ed è questa percezione che adesso scredita gli uomini e le chiacchiere alle quali si adoprano, per recriminare, spiegare, e criticare, ridurre il terremoto a difetto tecnico di previsione.
Quando invece esso indurrebbe ben altro corso di pensieri. Perché è l’aprirsi del nostro petto ad un senso del tremendo, ch’è primigenio. Ad un sentire più che naturale, come quell’aria che prima dei terremoti è compressa da un sole strano. Che era la maniera con la quale Empedocle e i greci antichi e Aristotele spiegavano i terremoti. E che San Tommaso ancora usava dicendo che col terremoto Dio si manifesta col vento impellente nella terra; vapore penetrante.
Strani pensieri. Però spiegano meglio dei sismografi moderni il terrore divino e la calamita di quell’onda che ci apre dentro, e tira tutti fuori di sé. Certo la scienza moderna avrà le sue ragioni: ma temo molti, avessero maniera di leggerli, troverebbero meglio quanto hanno sentito nei presocratici o in Keplero. Perché è come se sotto mancasse qualcosa, per l’aprirsi di qualcos’altro sopra di noi. O a dirla in altra maniera, più accettabile per quel pregiudizio ch’è la scienza moderna.
Nel terremoto s’apre in noi qualcosa che a ripensarlo col cuore è del tutto irriducibile alle statistiche e alla sismologia. È uno scuotimento, un varco, ch’è certo tremendo, come i poveretti morti e le case distrutte, però resta sovrumano, induce all’esperimento del divino. A quel divino ch’è panicodentro la natura, e scuote l’aria e la terra: come lo spirito di un tempo che fa dell’umano consueto una voragine e persino dei morti una preghiera.
È il mistero che interrompe il corso degli eventi che pareva ovvio, lo svela precario e irreale. E mostra la condizione umana come essa è, nuda. E perciò di tutte le foto dolenti di oggi una è la più rivelatrice, quella di una coppia: lei giovane in piedi sotto la stessa coperta che l’avvolge assieme a un altro giovane; accanto a loro le macerie. Incolpevoli Adamo ed Eva. E però salvi, nati dalla voragine terribile in un sentire commovente, che è troppo vasto per dirsi, e che a spiegarlo può sciuparsi. Ma l’unico che riconforta e riconferma poi quanto l’amore divino sia un sommo mistero.

Nota
Mi son preso l'arbitrio di riprendere e riportare un articolo apparso oggi su Il Giornale, di una firma importante, Geminello Alvi, l'economista ma soprattutto una grande anima che stimo. Controcorrente, spirituale senza essere clericale, anticomunista senza esser per questo aderire al capitalismo selvaggio. Insomma, mi è piaciuto il suo scritto e ve lo propongo.

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