Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

venerdì 24 aprile 2009

John Coltrane "A LOVE SUPREME"




I cassetti segreti di uno dei più grandi geni della musica del Novecento (non del jazz, per carità: della musica senza confini) continuano a riservare sorprese. Luccicanti, commoventi, fantasmagoriche. E così, ora, dopo i visionari viaggi interstellari pubblicati alcuni anni fa, che ci avevano fatto conoscere un aspetto totalmente nuovo della sfaccettatissima personalità di John Coltrane, c'è modo di ritrovare su disco una prelibatissima appendice a uno dei capolavori riconosciuti dell'indimenticabile sassofonista di Hamlet, North Carolina: "A Love Supreme", struggente canto d'amore per l'Inviolato, registrato a New York nel dicembre del 1964 e riversato su disco l'anno successivo. L'appendice, in questo caso, è la riscoperta delle registrazioni relative all'unico concerto interamente dedicato a "Love Supreme" (al Festival del Jazz di Antibes, il 26 luglio 1965) e di alcune "alternate takes" in cui compaiono anche il grande contrabbassista Art Taylor e, soprattutto, uno dei giganti del free jazz di quegli anni: il sassofonista Archie Shepp. Con il quale, a somiglianza di quanto avrebbe poi fatto con Pharoah Sanders, Trane dà vita a un intreccio di assoli torrenziali, immaginifici, estatici come pochi altri a memoria d'uomo. Mentre, alle sue spalle, i suoi abituali e straordinari compagni d'avventura (il pianista McCoy Tyner, il bassista Jimmy Garrison e il batterista Elvin Jones) distillano note che paiono incise nel cristallo di Boemia.

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