Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

giovedì 4 giugno 2009

Semi di consapevolezza





Si raccolgono bacche, semi, foglie, erbe, carni e si mangiano. Le tante vivande diventano parte di noi, dominandoci. Il filosofo indù da sempre ripete che siamo cibo. Nell' India che permane antica non è soltanto in gioco la bocca; l' intera epidermide si apre ai profumi, si fa avvolgere dai venti, assorbe olii e vini, mentre il quotidiano massaggio la tende, la rolla e l' accarezza. Il corpo intero, dai piedi alla sommità del cranio, si imbeve di alimenti, l' intera pelle e ogni mucosa sono in gioco a inghiottire la natura circostante, fino a fondersi con essa. Nisargadatta Maharaj, ripete che attraverso i succhi o l' essenza del cibo viene in essere la consapevolezza che dice: "Io sono". E aggiunge: "L' atman, il vero Sé , vede l' Io sono attraverso i succhi o l' essenza del cibo". L' essenza nascosta del cibo è l' io sono, l' esistenza in quanto tale. Questa si attua nel mondo attraverso l' attività e si inorgoglisce: attribuendosi la paternità delle sue azioni. Tutto questo gioco promana dal cibo, base dell' esistenza. "A causa del fatto che c' e' la conoscenza Io sono, svolgendo ogni attività. Al mattino quando ti svegli ottieni quella prima garanzia, la convinzione dell' Io sono. Poi, siccome non sei in grado di ottenere o tollerare quell' Io sono, ti agiti. Ti alzi di nuovo di qua e di là, dando inizio all' attività. Ti coinvolgi in tutta l' attività, perché vuoi sostenere quell' Io sono. Più tardi quell' Io sono dimentica se stesso nel sonno profondo. Solo allora sei in pace". Per affrancarsi da questa conseguenza del cibo, occorre non considerarsi l' agente delle proprie azioni. Le azioni si manifestano nostro tramite; una volta che si sia persuasi di non averne responsabilità, di non esserne i padri, il primo soffio di liberazione ci può investire. Bisognerà sgombrare ogni nome e ogni forma, ogni parola e ogni immagine e si sarà fuori della stretta. L' io sono o esistenza è il principio del mondo; c' è la possibilità di esserne i testimoni: è come essere testimoni del sonno profondo. Soltanto da questa condizione suprema si saprà capire come il mondo della veglia e i sogni non differiscono se non perché del sogno ho prova che è inesistente non appena mi desto, mentre nella realtà di veglia m' incaponisco a investire la mia capacità di fede. Finché ci si ritiene degli individui, si è condannati a morire; una volta spersonalizzati, identificati con Io sono, la morte perde ogni realtà. Ma io sono è esso stesso un' illusione. La prima e primaria illusione, che i Veda chiamano "uovo cosmico", perché in essa tutto è contenuto; soltanto nel sonno profondo la si dimentica. L' attenzione è un' illusione, aldilà di essa c' è la consapevolezza del sonno profondo: una volta raggiunto questo vertice, si è liberati. Si cessa di ripetere "sono questo" o "sono quello", di farsi coinvolgere dalla coscienza. Io sono è la puntura di spillo o la stretta delle chele di scorpione da cui tutto nasce, attenzione a quel primario dolore! Che si superi, e la libertà potrà inondare; è un punto simile al punto geometrico, non occupa spazio, ma determina ogni costruzione spaziale: si disciolga, si cancelli. Come? Tornando fanciulli; "Prima della comprensione Io sono, c' è Balakrishna, l' ignoranza infantile. Più tardi essa comprende se stessa, quella è conoscenza. Questa conoscenza cancella l' ignoranza, Balakrishna. In questo stato di Krishna, il signore Krishna espose la conoscenza e dopo ciò si fuse nel suo stato originale, l' Assoluto". Alla fine si potrà veracemente ripetere con Nisargadatta Maharaj: "Sto parlando da un punto di vista in cui non conosco me stesso, in cui non so di essere. Non appartengo al regno della veglia e del sonno". Da questa condizione egli ridirà senza tregua che ci si identifica con i propri pensieri, ma questi sono generati dal corpo e il corpo è generato dal cibo.

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