Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

sabato 27 giugno 2009

LA STRUTTURA DELLA COSCIENZA

Abbiamo bisogno di uno studio serio della struttura della coscienza. Nella medicina occidentale, dal Medioevo a metà Ottocento abbiamo studiato il corpo, dall’Ottocento in poi, la psiche, oggi, dal punto di vista medico, stiamo inserendo la mente. La prossima tappa sarà lo spirito, che si manifesta con l’energia vitale, il Ki dei cinesi e il Prana degli indù. Loro lo usano come un liquido: l’agopuntura si fonda sulla distribuzione di questa energia vitale, che per la scienza occidentale non esiste. Eppure funziona. Possiamo definire spirito la consapevolezza di essere coscienti, quella parte di noi stessi che non si spegne: resta viva, per esempio, anche quando siamo in coma o narcotizzati. Ma la parola spirito ha per noi europei un’aura teologica, filosofica e questo è un limite. Ci ha bloccato. Per schematizzare, potremmo definire gli stati di coscienza come software mentali, programmi operativi. Programmi che usiamo passivamente ma suscettibili di un uso consapevole. Ecco perché sono importanti le tecniche: diventare padroni dei propri stati mentali è l’obiettivo. Per noi l’estasi come manifestazione della coscienza, ha un’utilità sociale. Se è una condizione in cui si incontra se stessi, è una possibilità evolutiva. Se è anche un fenomeno fisiologico e non patologico e la Natura lo prevede, è da esplorare, non da evitare. 

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