Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

lunedì 16 marzo 2009

LA CADUTA DELLE AQUILE


"Abbiamo prestato molto danaro agli Stati Uniti. Certamente siamo preoccupati per la sicurezza dei nostri investimenti"
"Per essere franco, io sono un po' preoccupato. E' per questo che io vorrei di nuovo invitare (..) gli Stati Uniti a rispettare la loro parola e i loro impegni a garantire la sicurezza degli investimenti cinesi"
Wen Jiabao, premier cinese

L'impero degli USA e i club anglofoni stanno crollando. Già, amici entronauti, un modello di pseudo civiltà come quello americanocentrico, con mire egemoniche mondiali, con una pseudo economia basata in parte sul denaro creato dal nulla, è game over. Senza esultanza, stendo un velo pietoso su una presunta superiorità americana, che ci ha convinti che il sogno era alla portata di tutti e che tutti erano facitori del proprio destino. Quello che sta accadendo nel mondo occidentale e che certi valletti nostrani tendono a minimizzare, è la fine di un modello selvaggio di capitalismo, sopravvissuto ad un altro modello altrettanto selvaggio e feroce come quello del socialismo reale di marca sovietica. L'impero del mercante e del denaro mostra inesorabilmente il suo volto raccapricciante, mostruoso.
I tentativi puerili e disperati di coloro i quali vorrebbero curare questo ingombrante malato terminale, al secolo l'Occidente, con i pannicelli caldi, sono destinati a fallire: se le banche sono la causa di tale fine, aiutarle è come mettere benzina sul fuoco. Il nostro rigidetto ministro Tremonti, insieme ad altri sapientini mezze maniche europei, saranno i riluttanti liquidatori definitivi di una Europa senza cuore e senza luce, anch'essa co-responsabile di tale tragedia. Forse c'è già chi fugge prima che la nave affondi, ma non v'è scampo ormai.
Dall'oriente, innumeri truppe cammellate si stanno dirigendo a passo di corsa verso il nostro mondo sfinito, scoppiato, e non troveranno resistenza perché già i cavalli di Troia sono collocati a dovere.
E l'Italia? Le piccole beghe locali di politicanti della domenica, di affaristi furbacchioni, di boiardi affamati, di intellettuali da salotto, sono pinzellacchere da paese fanfarone, spocchioso, presuntuoso. Di fronte a tali sconquassi planetari, l'italietta (amata dal sottoscritto malgrado tutto) continuerà imperterrita l'avanspettacolo da strapaese che offre da decenni, con i suoi franceschini livorosi, i suoi baroni dimezzati, i cavalieri senza destriero, la nazionale cantanti (comunque meritoria per la beneficenza), i grandi fratelli e mediashopping.
Chi ci salverà? Lo stellone italico s'è spento da tempo, e il Veltro non abita più qui.

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