Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

domenica 22 marzo 2009

LA RISPLENDENTE




In ogni città, in ogni accampamento dell'Asia ho cercato di scoprire quali ricordi la memoria
popolare custodiva con più ardore. Attraverso questi racconti conservati e preservati, si può
riconoscere la realtà del passato. (...)
Tra le innumerevoli leggende e fiabe di vari paesi si possono trovare storie che raccontano di tribù
perdute e di popoli che vivono all'interno della Terra. Da tutte le parti, e in luoghi diversi e molto
lontano gli uni dagli altri, la gente parla di fatti identici. Ma correlandoli fra loro ci si accorge
immediatamente che non sono altro che capitoli di un'unica storia. All'inizio sembra impossibile
che possa esistere un legame scientifico fra questi mormorii distorti, raccontati alla luce dei fuochi di bivacchi del deserto. Ma in seguito, si comincia a cogliere la bizzarra coincidenza di queste molte leggende, raccontate da popoli che non si conoscono neppure di nome. (...)
In Kashmir si racconta della tribù perduta di Israele; certi eruditi rabbini potrebbero spiegarvi che
Israele è il nome di coloro che cercano, e che non sta ad indicare una nazione, ma il carattere di un popolo. In rapporto con queste credenze vi mostreranno, a Srinagar, la tomba del grande Issa: Gesù. Potrete sentire la storia dettagliata di come il Salvatore fu crocifisso, ma non morì, e di come i suoi discepoli portarono via il corpo dal sepolcro e scomparvero. Si dice che in seguito Issa si sia ripreso, e abbia passato il resto della vita in Kashmir a predicare il Vangelo. Si dice che, da questa tomba sotterranea, emergano vari profumi. A Kashgar, dove la santa madre di Issa si rifugiò dopo la crudele persecuzione subita da suo figlio, vi mostreranno la tomba della Vergine Maria. Ovunque trovate storie diverse di viaggi e spostamenti molto significativi; e a mano a mano che avanzate con la vostra carovana, questo vi procura il massimo piacere e una grande cultura. (...) Ogni imboccatura di grotta suggerisce che qualcuno vi sia già penetrato. Ogni corso d'acqua,
soprattutto quelli sotterranei, volge l'immaginazione verso i passaggi sotterranei. In diversi punti
dell'Asia Centrale si parla degli Agharti, il popolo dell'interno della Terra. Molte leggende
delineano essenzialmente la stessa storia, che racconta come i migliori abbandonarono la terra
traditrice, cercando salvezza in contrade nascoste in cui acquisire nuove forze e conquistare potenti energie.
Sui monti Altai, nella bella valle di Uimon, sulle alte terre, un venerabile vecchio credente
(Starover) mi disse: «Vi proverò che la storia dei Chud, il popolo che vive all'interno della Terra,
non è solo frutto dell'immaginazione! Vi condurrò all'ingresso di questo regno sotterraneo».
Sulla strada che attraversa la valle circondata da montagne innevate, il mio ospite ci raccontò molte leggende sui Chud. È notevole che la parola "chud", in russo, abbia la stessa origine della parola "meraviglia". Allora, forse potremmo considerare i Chud come una tribù meravigliosa. La mia barbuta guida spiegò:
«Una volta, in questa valle, viveva la potente e fiorente tribù dei Chud. I Chud erano in grado di
fare prospezioni minerarie e di ottenere i migliori raccolti. Davvero pacifica e industriosa era questa tribù. Ma un giorno venne uno Zar Bianco, con innumerevoli orde di crudeli guerrieri. I pacifici e industriosi Chud non erano in grado di opporre resistenza agli assalti dei conquistatori, e siccome non volevano perdere la libertà, rimasero quali servitori dello Zar Bianco. Allora, per la prima volta, crebbe in quella regione una betulla bianca e, secondo le antiche profezie, i Chud capirono che era giunta l'ora di partire. E i Chud, non volendo rimanere sotto il giogo dello Zar Bianco, se ne andarono sottoterra. Solo qualche volta potete udire cantare il sacro popolo; ora le loro campane risuonano nei templi sotterranei. Ma verrà il giorno glorioso della purificazione umana, e, in quei giorni, i grandi Chud riappariranno in tutta la loro gloria».
Così concluse il vecchio credente. Ci avvicinammo a una piccola collina pietrosa e, orgoglioso, egli
mi indicò:
«Eccoci: qui c'è l'ingresso del grande regno sotterraneo. Quando i Chud penetrarono dai passaggi
sotterranei chiusero l'entrata con le pietre. In questo momento siamo proprio accanto alla sacra
entrata».
Ci trovavamo di fronte a un'enorme tomba circondata da grosse pietre, tipica del periodo delle
grandi migrazioni. Di tombe di questo genere, con vestigia di reliquie gotiche, ne abbiamo viste
nelle steppe della Russia meridionale, sui contrafforti del Caucaso settentrionale; e, studiando
questa collina, mi ricordai che, attraversando il colle del Karakorum, il mio sais, un ladakhi, mi
aveva chiesto:
«Sapete perché le alte terre hanno un aspetto così particolare, da queste parti? Sapete che molti
tesori sono nascosti nelle grotte sotterranee e che in esse vive una tribù meravigliosa, che ha orrore dei peccati della terra?».
Quando ci avvicinammo a Khotan, inoltre, gli zoccoli dei nostri cavalli risuonarono a vuoto, come
se stessimo cavalcando sopra a delle grotte o a delle cavità. La gente della nostra carovana attirò la
nostra attenzione su questo fenomeno, dicendo:
«Sentite che stiamo attraversando un passaggio sotterraneo cavo? Chi conosce bene questi passaggi, può servirsene per raggiungere paesi lontani».
Quando vedevamo l'entrata di una grotta, ci dicevano:
«Molto tempo fa, qui viveva un popolo. Ora, costoro si sono rifugiati nell'interno, hanno trovato un passaggio verso un regno sotterraneo. È ben raro che uno di essi ricompaia sulla terra. Questi
personaggi vengono nei nostri bazar con una strana moneta antichissima, tanto che nessuno si
ricorda neppure più del tempo in cui questa moneta era in uso dalle nostre parti».
Chiesi loro se ci era possibile vedere questa gente, ed essi risposero:
«Sì, se i vostri pensieri sono in armonia con quelli di questo santo popolo, e se sono altrettanto
elevati, perché sulla terra vivono soltanto peccatori, e i più puri e coraggiosi passano a qualcosa di
meglio».
Grande è la credenza in questo Regno del popolo che vive all'interno della terra. In tutta l'Asia,
attraverso vasti deserti, dal Pacifico agli Urali, potete ascoltare le stesse leggende di un popolo
santo, scomparso. E anche più lontano, al di là degli Urali, l'eco di questa stessa storia vi
raggiungerà. Spesso si sente parlare di tribù all'interno della terra: a volte si dice che un popolo
sacro e invisibile viva dietro una montagna, a volte gas velenosi o rigeneranti si spandono sulla
terra, per proteggere qualcuno; a volte si sente dire che le sabbie dei grandi deserti si spostano e, per un attimo, lasciano vedere i tesori negli ingressi dei regni sotterranei. Ma nessuno oserebbe toccarli. Sentirete dire che nelle rocce, nelle catene montuose più deserte, si possono vedere le aperture che portano a questi passaggi sotterranei, e che, un tempo, belle principesse abitavano in questi castelli naturali. Da lontano si potrebbero scambiare queste aperture per nidi d'aquila, perché tutto ciò che fa parte del popolo sotterraneo è nascosto. Talvolta la Città Santa è sommersa, come nel folklore dei Paesi Bassi e della Svizzera. E questo folklore coincide con vere scoperte nei laghi, e sulle sponde degli oceani e dei mari. In Siberia, Russia, Lituania e Polonia troverete numerose leggende e fiabe sui giganti che un tempo vivevano in questi paesi ma che, in seguito, non amando i nuovi usi e costumi scomparvero. In queste leggende si possono riconoscere le basi tipiche degli antichi clan: i giganti sono fratelli, e molto spesso le sorelle dei giganti vivono su altre rive dei laghi o dall'altra parte delle montagne; molto spesso essi non desiderano abbandonare il luogo, ma un evento speciale li spinge lontano dalla dimora. Gli uccelli e gli animali sono sempre accanto a questi giganti, e come testimoni li seguono e annunciano la partenza.
Tra le storie delle città sommerse, quella della città di Kerjenetz, nella regione di Ninji Novgorod, è davvero magnifica: questa leggenda ha una tale influenza sulla gente che anche ora, una volta
all'anno, molti credenti si raccolgono in processione attorno al lago in cui la città santa fu
sommersa. È toccante vedere quanto siano vitali le leggende; vitali quanto i fuochi di bivacco e le
torce della stessa processione che echeggia dei santi canti dedicati alla città. Poi, in assoluto silenzio, la gente attende intorno al fuoco di bivacco, e ascolta le campane a festa di chiese invisibili. Questa processione ricorda la festa sacra del lago Manasarowar nell'Himalaya. La leggenda russa di Kerjenetz risale al periodo del dominio tartaro: si racconta che quando le orde mongole vittoriose si avvicinarono, l'antica città di Kerjenetz fosse incapace di difendersi; allora tutto il santo popolo di questa città si recò al tempio e pregò per la salvezza. Davanti agli occhi stessi degli impietosi conquistatori, la città sprofondò solennemente nel lago che da allora è considerato sacro. Anche se la città si riferisce all'epoca del giogo tartaro, è possibile distinguere in essa basi molto più antiche, e le tracce dei tipici effetti delle migrazioni. Questa leggenda non soltanto diede luogo a numerose varianti, ma ispirò anche numerosi compositori e artisti moderni. Tutti si ricordano dalla bella opera di Rimsky-Korsakoff, La città di Kitege.
Gli innumerevoli kurgan delle steppe meridionali sono circondati da molte storie che parlano
dell'apparizione di un guerriero conosciuto di cui nessuno conserva la provenienza. I monti
Carpazi, in Ungheria, conservano storie simili di sconosciute tribù, guerrieri giganti e città
misteriose. Se, liberi da pregiudizi, segnerete con pazienza su un mappamondo tutte le leggende e i racconti di questo tipo, sarete sorpresi del risultato. Quando raccogliete tutte le storie di tribù perdute e che vivono all'interno della Terra, non ottenete forse la mappa completa delle grandi migrazioni? Un vecchio missionario cattolico, un giorno ci disse casualmente che il luogo dove sorge Lhasa era un tempo chiamato Gotha. Nella regione trans Himalayana, a un altitudine tra i quindicimila e i sedicimila piedi, abbiamo trovato parecchi gruppi di menhir. Nessuno sa di questi menhir in Tibet.
Una volta, dopo un intero giorno di viaggio attraverso le nude colline e le rocce trans Himalayane,
vedemmo di lontano le nere tende che erano state preparate per accogliere il nostro accampamento. Contemporaneamente notammo, non lontano e nella stessa direzione, quelle lunghe pietre che sono così significative per qualsiasi archeologo. Anche da lontano potevamo distinguere la forma particolare di quella costrizione.
«Cosa sono quelle pietre, su quel pendio?», chiedemmo alla nostra guida tibetana.
«Oh - rispose - sono dei doring, delle pietre lunghe: è un antico luogo sacro. È molto utile mettere
del grasso in cima alle pietre, così le deità locali aiutano i viaggiatori».
«Chi mise qui queste pietre?».
«Nessuno lo sa. Ma, dai tempi antichi, questo distretto si è sempre chiamato Doring, 'le pietre
lunghe'. La gente dice che, molto tempo fa, da qui passò un popolo sconosciuto».
Sui rilievi trans Himalayani abbiamo visto distintamente lunghe file di pietre verticali. Questi viali
terminavamo in cerchio con tre altre pietre nel centro.

Roerich

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