Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

domenica 26 ottobre 2008


APPUNTI DI VIAGGIO PERSONALI


Non ho cercato nella direzione del sonno e dell'infracoscienza, ma all'esterno opposto: nella direzione dell'ultracoscienza e della veglia superiore.

Non cerco di disorientare, non esploro i lontani sobborghi della realtà; al contrario, tento di collocarmi al centro. Proprio al centro della realtà l'intelligenza, per poco che sia iperattivata, scopre il fantastico. Un fantastico che non invita all'evasione, ma piuttosto ad una più profonda adesione.

Generalmente il fantastico viene definito come una violazione delle leggi naturali, come l'apparizione dell'impossibile. Per me non è affatto questo. Il fantastico è come una manifestazione delle leggi naturali, un effetto del contatto con la realtà quando essa viene percepita direttamente e non filtrata attraverso il velo del sonno intellettuale, attraverso le abitudini, i pregiudizi, i conformismi.

Il corpo dell’uomo vuole cibo, la mente assiomi, l’anima l’estasi.

Mi sento capace di intuire qualcosa di quello che può essere la vita di un uomo che riferisce tutto alla sephirot, al divino che si materializza nelle minime cose, nel modo di riversare l’acqua per lavarsi le mani prima del pasto.

L’unica via per riacquistare fiducia e naturalezza in un’epoca completamente straniata dalla natura sia chiedere più a se stessi che agli altri, far leva sul proprio senso dell’equilibrio, non cedere alle ciarle di moda o alle mezze verità.

La situazione odierna non facilita di fatto la scoperta di un aggancio psichico-intellettuale, perché non esiste un’idea che si sottragga all’indeterminatezza, alla vacuità, all’equivoco. Ritengo che si possa aver fede in poche ma sicure realtà: il desiderio di una vita più equilibrata, e la convinzione che la crisi dell’uomo moderno e della sua cultura è fondamentalmente una crisi di fiducia. È infatti innata nell’uomo la necessità di ruotare fiduciosamente intorno a un punto stabile.

…l’uomo ha bisogno di certezze e di deduzioni, di cause finali e d’un centro su cui ruotare come un pianeta intorno al sole. Egli è assai simile alle carpe che godono e s’irrobustiscono ad avere una pietra posata al centro del loro specchio d’acqua, intorno a cui volgere giri su giri armoniosi.

…i simboli non significano, perché come figure pre-logiche, sfuggono allo schema concettuale che costituisce la violenza prima di ogni commento. I simboli non “significano” perché non sono “significati” ma “forze”. I simboli agiscono.

L’idea di vocazione è l’unica che ciascuno debba e possa attuare.

Dio ha cominciato a dirmi le mille cose che non gli avevo mai consentito di dirmi ed è stato un tempo di prodigi.

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