Libera lo splendore prigioniero. Il tentativo è quello di attivare delle volontà, di far partire una scintilla che, raccolta da chi ci segue, crei una scarica permanente, un flusso. Verrà il momento in cui tutti gli sconvolgimenti cosmici si assesteranno e l’universo si aprirà per un attimo, mostrandoci quello che può fare l’uomo.

martedì 23 dicembre 2008


GIOVANNI ALLEVI, WALTER VELTRONI, PIERO ANGELA: IL TRIO MONNEZZA DELL'ITALIA TRENDY

Sarò folle, controcorrente, bastian contrario, fesso, non mi importa ma lo dico, anzi lo grido. Il trio di cui il titolo, sono i rappresentanti, i simboli di un Italia buonista, artistica (?) e razionale che non mi piace, anzi, la detesto con tutta l'anima. Perché? A cominciare da quel bruscolino di pianista che tanto piace ai progressisti, a chi crede di sentirsi impegnato culturalmente perché possiede tutta la discografia di quel pischello. “A ridatece” il Guardiano del Faro con le sue semplici composizioni alle tastiere, utili per sonorizzare centri commerciali, supermercati e lo dico senza cattiveria. Già, poiché non possiamo far passare per geniali i compitini pianistici di quel puffetto di Allevi, brani utili per far scendere a terra i cosiddetti gioielli di famiglia a chi incautamente li ascolta. Compitini che qualsiasi allievo di conservatorio inventa senza particolari difficoltà, ma siccome non ha mezzi, rimane ignoto. Un po' di senso critico, amici. È possibile che un “fischiotto” secchioncello miracolato da un mondo di bocca buona, diventi la punta di diamante dell'arte italica? Suona in parlamento (dove la casta oltre a mangiarsi tutta la torta-Italia, per digerire ascolta la filodiffusione) e tutti a sbavare melassa, inchini, applausi a scena aperta per uno scarpone della musica? È come paragonare il calciatore milanista Gattuso (volenteroso pedatore di eupalla) a Di Stefano del grande Real, il Cellini del football di sempre. Suvvia. Non per questo incolpo il giovinottello Allevi, salti chi può e lui può. Approfitta della situazione favorevole, comprensibile. Incolpo, invece, quel mondo di snobbisti di sinistra, particolarmente, che si entusiasma per qualsiasi acchiappacani purché risponda ai canoni vigenti: capelli finto scomposti, camicetta fuori dai calzoni, Baricco come profeta e Veltroni come condottiero.
Di Veltroni che dire. Lui è l'eterna promessa della sinistra italiana. Il peter pan del tufello. È kennediano quando, caduto il muro di Berlino e strippata l'URSS, non si rischia nulla ad amare certe icone della democrazia occidentale. È sostenitore della questione sociale, del liberismo dal volto umano, collezionista delle figurine Calciatori Panini (perché lo sport, quello vero, fa sudare), amante della natura e delle razze in estinzione come il panda (ricordate, quell'orsetto rimbambito e chiattone, eternamente in pericolo d'estinzione ), attento osservatore di casi umani, piace alle persone che piacciono. Ha un torto solo: si è accorto dopo i fuochi che il comunismo era ed è un'ideologia devastante per l'umanità. Sì, perché ancora in fasce già partecipava ai festival dell'Unità, tesserato Pci già quando sua mamma era in travaglio, già direttore del giornale di partito fondato da Gramsci, insomma compagno a denominazione di origine controllatissima, puro trasformista, guitto, bla bla del palcoscenico da avanspettacolo della politica italiana. La cosa assurda è vedere decine di persone adulte, suoi compagni di partito, osannarlo, pendere dalle sue labbra e chiosare, elaborare, studiare, far sinossi del pensiero veltroniano. Veltroni che pensa? È un ossimoro.
Piero Angela è la personcina a modo nata dai sacri lombi e allattata dalle grandi zinne di mamma rai in quota democristiana. Fin qui poco male. Mezzobusto televisivo prima, ha fatto poi il gran salto nella divulgazione scientifica, sempre ligio e fedele a quel feticcio culturale di madre scienza, che secondo il pierino nazionale, rimane l'unica salvezza per l'umanità dopo i tempi oscuri della religione e della superstizione. Ha una idiosincrasia verso il paranormale, la magia e tutto ciò che viola il suo piccolo mondo, fatto di telecamere appostate per sbirciare coppie di ippopotami in improbabili amplessi (come fanno non si sa), un mondo dove pretende di dimostrare che l'uomo è frutto dell'evoluzione e che la civiltà è nata in Africa, presso una tribù che si costruiva il tetto di capanna con escrementi umani. In pratica siamo una civiltà di m.. Insomma, quanto di più becero, di più ideologico, di più servile dimostra essere la scienza moderna, più il pierino nazionale ne tesse le lodi, in un crescendo rossiniano di leccamenti, pomiciamenti e carezze verso l'idolo del sapere contemporaneo. I suoi figli, quell'agglomerato informe di poveracci denominati cicap, proseguono imperterriti nella loro opera di distruzione di quanto ci sia di elfico nel mondo: la magia in tutte le sue manifestazioni. Non vi riusciranno, perché è impresso nel profondo dell'essere la sua natura oltremondana e niente e nessuno potrà mai cancellare ciò che è inestinguibile.
Il trio di cui sopra è l'immagine di una Italia sfranta, a pecoroni, fanfarona, ottusa, sfigata, con le sue puerili certezze da NatGeo, dove perfino Odifreddi sembra essere intelligente. Una Italia figlia della più mortale delle malattie: l'ideologia.

1 commento:

whitedays ha detto...

Sono completamente d'accordo con te
Piuttosto che ascoltare allevi mi faccio una chiusa di una settimana con tutti i neo-melodici napoletani

su angela e uolter non dico nulla, c'è da dire qualcosa?

saluti
adriano